Se i russi tornano (in armi) in Libia

La visita inaspettata del maresciallo Khalifa Haftar sulla portaerei Ammiraglio Kuznetsov, in rotta di rientro dalla acque siriane dove i suoi jet hanno contribuito alla vittoria ad Aleppo, ha un significato strategico ben più rilevante di un semplice “mostrar bandiera” di Mosca nella nostra ex colonia.
Haftar e il governo laico di Tobruk hanno incassato un “endorsement” di tutto rilievo da una Russia che appare sempre più influente in Medio Oriente e Nord Africa, dove emerge come unica potenza che abbia la determinazione e le capacità per combattere e vincere le forze islamiste nella loro più vasta accezione (dallo Stato Islamico ad al-Qaeda, dai Salafiti ai Fratelli Musulmani).

In Tripolitania il governo su cui ha puntato l’Onu (e l’Italia) mostra di non avere alcun controllo del territorio neppure nella capitale, ormai in mano alle milizie dei fratelli Musulmani di Khalifa Ghwell, che guidava il governo islamista di Tripoli decaduto nell’aprile scorso con l’arrivo di al-Sarraj dalla Tunisia, ma che già due volte aveva tentato di riprendere il controllo della capitale.

In Cirenaica invece le forze di Haftar e del premier Abdullah al-Thani controllano saldamente il territorio pur combattendo le milizie islamiste nei sobborghi di Derna e Bengasi, controllano i pozzi e i terminal del greggio della cosiddetta Mezzaluna Petrolifera e si pongono come unica forza affidabile per stabilizzare la Libia.

Roma, 16 gen. (askanews) - Il generale libico Khalifah Haftar avrebbe firmato un accordo con i russi un accordo per una fornitura d'armi dal valore di 2 miliardi di dollari. A rivelarlo ai media arabi è un parlamentare dell'Assemblea dei deputati del governo di Tobruk al quale risponde il generale Haftar. "Esiste una commessa di armi russi di oltre 2 miliardi di dollari siglata dal generale Hafatr durante la visita sull'incrociatore Kuznetsov" che mercoledì scorso era in transito davanti a Tobruk nel suo viaggio di rientro dalla Siria, come ha detto al quotidiano Al Arab, Ismail al Gul, parlamentare dell'Assemblea dei deputati di Tobruk alla quale risponde il generale Haftar. "Sono in nessere contratti precedenti dell'esercito libico e quello che è successo (la firma sull'incrociatore) non è altro che il completamento di quei contratti", ha spiegato il parlamentare prima di aggiungere che "questa commessa è un passo avanti per revocare l'embargo imposto sull'esercito libico impegnato in una guerra contro gruppi teroristici". Il quotidiano "al Arab" edito a Londra ricrda che il Cremlino aveva stipulato una commessa di armi nel 2008 con l'ex regime del colonnello Muammar Gheddafi.

Una forza che presto riceverà 2 miliardi di dollari in armi russe come ha rivelato il sito elgornal.net citando fonti diplomatiche arabe ad agenzie libiche. Secondo le fonti, Haftar e il governo russo avrebbero “riattivato” un accordo in materia di fornitura di armi siglato nel 2008, ai tempi del regime di Muammar Gheddafi. La notizia è stata confermata da Ismail al-Gul, parlamentare dell’Assemblea dei deputati di Tobruk – alla quale risponde il generale Haftar – in un colloquio telefonico con il quotidiano al-Arab. Per al-Gul, si è trattato di dare “compimento ad accordi esistenti e questo non rappresenta un problema.

Sono in essere contratti precedenti dell’esercito libico e la firma dell’accordo sulla Kuznetsov non è altro che il completamento di quei contratti”, ha spiegato il parlamentare aggiungendo che “questa commessa è un passo avanti per revocare l’embargo imposto sull’esercito libico impegnato in una guerra contro gruppi terroristici”.

Il rafforzamento militare e politico di Haftar coincide con il caos nell’ovest che rischia di far naufragare il piano discusso nei giorni scorsi a Tripoli dal ministro italiano degli Interni Marco Minniti per boccare i traffici di immigrati illegali che attualmente rappresentano la metà del PIL della Tripolitania. Il tracollo di al-Sarraj spiazza USA ed europei che hanno voluto e sostenuto quel governo anche se negli ultimi giorni non sono sembrati così solerti nell’esprimergli il loro appoggio come ha fatto invece l’Italia riaprendo l’ambasciata a Tripoli.

L’imbarazzo dell’Occidente a Tripoli rischia di lasciare a Mosca l’opportunità di inserirsi anche nella crisi libica in appoggio alla fazione più solida e laica, anche se non riconosciuta dall’Onu. La visita di Haftar alla portaerei Kuznetsov rappresenta infatti uno schiaffo anche alle Nazioni Unite non tanto per l’ufficialità dell’incontro (Haftar e il premier al-Thani sono già stati più volte a Mosca a chiedere aiuto economico e militare offrendo in cambio di concessioni petrolifere) ma perché l’intesa firmata da Haftar e dal Contrammiraglio V. N. Sokolov, dopo una teleconferenza con il ministro della difesa Sergei Shoigu, sembra concretizzare il ritorno, in armi, dei russi in Libia.

Roma, 13 gen. (askanews) - Il generale libico Khalifah Belqasim Haftar "ha firmato un accordo" con Mosca per l'installazione di una base militare in Libia. A scriverlo oggi è al Quds al Arabi, quotidiano panarabo di proprietà del Qatar, Paese che sostiene l'ex governo islamista di Salvezza nazionale di Tripoli. Non solo ma la stessa testata, in un editoriale pubblicato oggi sul suo sito on-line, parla di "prossime manovre della marina militare russa" nelle acque del mediterraneo davanti alle coste libiche che avrebbe l'obbiettivo di "testare eventuali reazioni dei Paesi occidentali, troppo preoccupati di non impantanarsi" nel caos del Paese Nordafricano. Mercoledì scorso, il generale Haftar ha visitato l'incrociatore russo Kuznetsov. Il comandante del sedicente esercito nazionale libico è stato accolto a bordo dal Vice Ammiraglio V. N. Sokolov e una volta sul vascello si è collegato in videoconferenza con il Ministro della Difesa della Federazione Russa Sergei Shoigu, come ha fatto sapere in un comunicato il ministero della Difesa russo. (segue)

I media arabi e turchi rivelano infatti che l’accordo bilaterale per la lotta al terrorismo siglato sul ponte della portaerei include la cessione di una base navale alla flotta russa che finora nel Mediterraneo ha potuto contare solo sul porto siriano di Tartus.

L’ipotesi è che i russi tornino a impiegare Tobruk, munita base navale italiana nell’era coloniale poi occupata dai britannici nella Seconda guerra mondiale e già frequentata assiduamente dai sottomarini e dagli incrociatori sovietici negli anni’80, al fulmine della Guerra Fredda.
All’epoca Muanmar Gheddafi, ai ferri corti con Italia e Stati Uniti, aveva acquistato oltre 10 miliardi di dollari di armamenti a Mosca pagando in parte con la cessione di una base aeronavale e d’intelligence in cui operarono a lungo anche i velocissimi ricognitori strategici sovietici Mig 25 e velivoli da pattugliamento navale spesso rilevati in volo sul Mediterraneo.

Nel 1997 erano presenti in Libia circa 3.500 consiglieri militari russi e di altri Paesi del Patto di Varsavia incaricati di addestrare le forze di Gheddafi, mantenerne efficienti i mezzi e istruire terroristi di diverse fazioni europee (IRA, RAF tedesca, Brigate Risse e altri) in campi d’addestramento gestiti dai servizi segreti.

Con la caduta dell’Urss quasi tutte le basi oltremare vennero smantellate ma nel 2008 Gheddafi offrì nuovamente, ma invano, Tobruk alle forze aeree e navali di Mosca sperando di ottenere uno sconto sui debiti maturati per le armi russe acquistate ma non completamente pagate.
Oggi il ritorno dei russi a Tobruk renderebbe ancor più saldo l’asse tra Mosca e Il Cairo che insieme agli Emirati Arabi Uniti (che hanno già una base aerea a Marj, 100 chilometri da Bengasi dove schierano aerei antiguerriglia, droni ed elicotteri) sostengono Haftar garantendo all’uomo forte della Cirenaica la possibilità di gestire in piena autonomia la regione o addirittura di cercare di conquistare la Tripolitania.

Le truppe di Haftar stanno conquistando infatti posizioni e aeroporti importanti nel sud libico (dove le milizie di Misurata alleate di al-Sarraj sono malviste) e nell’ovest possono contare sull’appoggio delle milizie di Zintan già in passato in animo di attaccare Tripoli.

Per Mosca l’accesso alla base di Tobruk permetterebbe di consolidare la presenza militare nel Mediterraneo ponendosi anche come potenza in grado di mediare un eventuale negoziato di pace tra le fazioni in Libia, forse ancora una volta che la neo alleata Turchia che a Tripoli ha ancora una pesante influenza su diverse milizie islamiste.
In ogni caso i russi hanno oggi l’occasione di sottrarre agli occidentali anche la gestione della crisi libica come hanno già fatto con quella siriana.

@GianandreaGaian

Da Il Sole 24 Ore

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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