L’attacco a Mosul Ovest

Il premier iracheno Haider al-Abadi ha annunciato ieri l’inizio dell’offensiva militare per riconquistare la parte occidentale di Mosul dopo che quella orientale è stata liberata nella precedente offensiva scatenata il 17 ottobre 2016 e sviluppatasi in tre fasi distinte (la liberazione dei dintorni della città, la penetrazione nei quartieri sud orientali e infine l’assalto fino a raggiungere la sponda del fiume Tigri) e conclusasi il 18 gennaio.

“Le nostre forze hanno iniziato a liberare i cittadini dal terrore di Daesh” ha assicurato al-Abadi in un breve discorso in televisione. “Annunciamo l’inizio di una nuova fase delle operazioni. Stiamo arrivando a liberare il lato occidentale di Mosul” ha aggiunto.

Secondo il generale Nayem Abdullah al-Jaburi, comandante delle operazioni di liberazione della provincia di Ninive, di cui la città contesa ai jihadisti è capoluogo “i preparativi sono totalmente conclusi” e le “Unità della Polizia Federale, la Nona Brigata Corazzata e un gran numero di effettivi delle forze speciali e dell’Esercito regolare si trovano già in prossimità della linea di demarcazione del settore ovest. “L’attacco – ha ripetuto – “inizierà molto, molto presto”.

Jaburi ha peraltro avvertito che i prossimi combattimenti si preannunciano ancora più duri dei precedenti sia per la presenza di un numero assai maggiore di abitanti rispetto all’est sia per la natura stessa delle zone da riconquistare, comprese nel centro storico cittadino. Gli uomini del Califfato, ha sottolineato, tenteranno inoltre di difendere a qualsiasi costo quello che è ormai il loro estremo bastione in Iraq.

Secondo le previsioni, la nuova fase dovrebbe cominciare con i militari e le forze di sicurezza che punteranno dritto verso l’aeroporto, baluardo delle difese dello Stato Islamico sul fronte meridionale protetto da due basi fortificate realizzate dagli statunitensi negli anni scorsi e in grado di offrire supporto di fuoco l’una all’altra.

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La battaglia per l’aeroporto, sarà combattuta per lo più in campo aperto favorendo l’impiego di mezzi pesanti e carri armati: per questo tra le unità mobilitate per questa operazione vi è la Nona Brigata Corazzata che schiera tank M-1 Abrams e T-72 contro i quali il Califfato impiegherà probabilmente missili Kornet già utuilizzati anche sul fronte siriano.

Ieri l’esercito iracheno ha conquistato due villaggi a sud di Mosul e scondo quanto riferito in una nota dal generale Abdulamir Yarallah, le forze irachene starebbero già avanzando verso l’aeroporto.

Le truppe di Baghdad hanno riconquistato anche una centrale elettrica a sud-ovest di Mosul: il comandante della Polizia federale, Raid Shaker Yaudat, ha spiegato che le sue forze hanno ripreso il controllo della centrale di Al Lazaka, in prossimità del fiume Tigri. Le forze irachene stanno attaccando con bombardamenti di artiglieria pesante il quartiere di al-Gazalani, dove si trova una base dell’Isis. Posizioni del gruppo jihadista sono anche sotto le bombe dei caccia iracheni e di quelli della Coalizione internazionale a guida Usa. Altri aerei delle forze irachene stanno lanciando volantini in cui esortano i miliziani jihadisti ad arrendersi.

L’Isis però è ancora attivo nei quartieri orientali che ufficialmente sono stati liberati da un mese. Ieri almeno 3 civili sono morti e 12 sono rimasti feriti nelle esplosioni causate da due kamikaze nella parte orientale di Mosul. Il primo attacco è avvenuto in un ristorante nel quartiere di Al-Zuhur e ha causato la morte di un civile e il ferimento di altri 7. Il secondo kamikaze si è fatto invece esplodere in un mercato nel quartiere di Nabi Yunis, uccidendo due civili e ferendone altri cinque. Sono due quartieri che nonostante la liberazione della parte orientale della città sono già stati presi di mira da attacchi del gruppo jihadista.

L’Isis è quindi ancora attivo anche nell’est della città come confermano molte testimonianze.

Members of Iraq's elite Rapid Response Division take position as they look for a suspected car bomb while advancing in Mosul's southeastern Al-Mithaq neighbourhood during an ongoing military operation against Islamic State (IS) group jihadists, on January 3, 2017. / AFP PHOTO / Ahmad MOUSA

Nuriya Bashir è restata a Mosul est nel corso dell’intera offensiva, ma ha deciso di abbandonare la casa con i nipoti due giorni fa: “Il marito di mia figlia è stato ucciso da un drone che ha lasciato cadere una granata e cellule dormienti sono presenti ovunque”, racconta dal campo profughi di Hassansham, alla periferia orientale della città. “Con la liberazione di Mosul est, molti profughi avevano lasciato il campo per ritornare alle loro case” racconta Rizqar Obeid, il direttore dei campi di Khazer e Hassancham. “Ma negli ultimi giorni, abbiamo ricevuto circa 40 famiglie che non potevano più tollerare la situazione in città”. Oum Samir accusa le forze di sicurezza di non fare più il loro lavoro nei quartieri liberati perchè impegnate nei preparativi dell’imminente offensiva a ovest.

Le unità d’élite dell’anti-terrorismo (CTS), protagoniste della riconquista della zona a est del Tigri, se ne sono andate. “Abbiamo lasciato quella parte della città all’esercito”, spiega il generale Abdulwahab al-Saadi, uno dei comandanti del CTS. Anche secondo lui la situazione resta difficile soprattutto per i civili che abitano vicino al fiume che separa la città in due perchè “i jihadisti dell’ovest continuano a tirare colpi di mortaio”.

Droni armati e mortai non sono l’unico problema. “E’ ovvio che ci siano ancora problemi di sicurezza a Mosul est: gli abitanti di quattro villaggi, situati appena ai limiti settentrionali della città, sul lato orientale del Tigri, hanno raccontato che ci sono ancora jihadisti in mezzo a loro: ce ne sono un centinaio nell’area, che se ne vanno in giro liberamente con le armi e le uniformi da combattimento” racconta un residente che non vuole rivelare il suo nome per paura di rappresaglie.

Roma, 26 gen. (askanews) - Le forze irachene hanno respinto un'attacco dei jihadisti dello Stato Islamico (Isis) sulla zona liberata della città di Mosul che si trova sul versante orientale del fiume Tigri che divide in due il capoluogo oggetto di una vasta offensiva lanciata dai governativi lo scorso 17 ottobre per cacciare gli uomini del Califfato nero. Lo riferiscono media locali. "Elementi dell'organizzazione terroristica approfittando del maltempo hanno attaccato il perimetro dei quartieri liberati al Baath e al Thubbat che si affacciano sulle rive del Tigri dalla parte orientale della città", ha detto il generale Saadi al Khatuni dell'antiterrorismo iracheno come riporta la tv satellitare curda Rudaw. Il generale ha quindi spiegato che "il numero degli attaccanti era di 13 uomini armati che sono arrivati dal versante opposto del fiume a bordo di due barche, e dopo essere stati affrontati dalle nostre forze si sono asserragliati in negozi commerciali ed alcune case" dove hanno preso in ostaggio un numero di civili. Ma "dopo oltre 3 ore di scontri a fuoco, la situazione è stata risolta dalle forze irachene con l'uccisione di 9 terroristi, la cattura di uno e la fuga di altri 3", ha detto il generale.

“I jihadisti –  racconta –  di recente  hanno anche condannato a morte alcuni abitanti.

Secondo l’Institute for the Study of War, la mancanza di un presidio militare affidabile a Mosul est potrebbe spianare la strada al ritorno dei jihadisti. Oltre all’impatto immediato sulle vite dei civili, il think-tank mette in guardia che tali “nuove infiltrazioni potrebbero anche mettere a rischio gli sforzi per riprendere il lato ovest, costringendo le truppe irachene a combattere su due fronti”.

Il maltempo ha ostacolato l’avvio dell’offensiva nei quartieri occidentali, inizialmente previsto per l’11 febbraio, dove la situazione umanitaria di chi è rimasto intrappolato (le stime riferiscono di 750 mila civili nei quartieri occidentali) si preannuncia catastrofica. Il comandante delle forze speciale dell’antiterrorismo, il generale Maan al Saadi, ha detto che ci vorranno almeno 7 giorni per arrivare alle porte della città e che l’ostacolo maggiore sono ancora i civili, che i jihadisti utilizzano come scudi umani e sottopongono a terribili ritorsioni.

A metà gennaio una tv libanese ha raccontato la storia di una donna e dei suoi quattro figli dati alle fiamme di fronte a un gruppo di profughi. Anche se più piccola, la parte occidentale di Mosul è quella più densamente popolata e tutti i ponti sul Tigri che collegano le due parti della città, già danneggiati dai bombardamenti della Coalizione, sono stati distrutti.

(con fonti AP, AFP, Esercito Iracheno e Reuters)

Foto Askanews e Esercito Iracheno

 

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