Ecco come Trump vuole riformare l’intelligence Usa

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avrebbe intenzione di assegnare a Stephen Feinberg (nella foto), un miliardario di New York, cofondatore del Cerberus Capital Management, l’incarico di riformare il sistema dell’intelligence, secondo membri dell’amministrazione interpellati dal New York Times (già qualche giorno fa ne aveva parlato Reuters). Ciò, evidenziano gli esperti, potrebbe avere impatti importanti anche sulla cyber security nazionale e su agenzie come l’Nsa.

L’organismo si occupa della sicurezza nazionale e in particolare è incaricato di monitorare tutto il territorio nazionale statunitense (comunicazioni telefoniche e internet) per tutelarne l’integrità da attacchi di qualunque tipo, nonché proteggere i dati e i messaggi che giornalmente transitano attraverso uffici governativi, Casa Bianca, Pentagono, ambasciate. Compie attività di Signal Intelligence (Sigint).

L’intenzione di Trump, è il timore delle agenzie d’intelligence, sarebbe quello di ridurre la loro indipendenza e fermare il flusso di informazioni che, dall’accordo sul nucleare iraniano all’importanza della Nato, fino alla lotta contro i terroristi islamici, contraddice la Casa Bianca.Il possibile ruolo di Feinberg avrebbe incontrato una forte opposizione nella comunità d’intelligence, già contrariata per le critiche ricevute in questi mesi da Trump. Feinberg fa parte del gruppo di consiglieri economici del presidente e ha un forte legame con Stephen Bannon, il superconsigliere del presidente, e Jared Kushner, il cognato di Trump.

Affidargli questo incarico significherebbe far entrare un fedele alleato del presidente in un mondo, quello dell’intelligence, guardato con sospetto dalla Casa Bianca.Esiste anche il timore che Feinberg possa essere scelto per guidare una delle agenzie d’intelligence. Secondo il New York Times, Bannon e Kushner lo avrebbe preso in considerazione anche per guidare i servizi clandestini della Cia, un ruolo solitamente riservato a un funzionario dell’intelligence in carriera, non a un amico del presidente.

L’unica esperienza di Feinberg nel settore della sicurezza nazionale è rappresentata dalle quote azionarie che la sua società detiene in una compagnia di sicurezza privata e in due produttori di armi. L’indiscrezione fa il paio con quella, data dal Wall Street Journal, secondo la quale l’intelligence non si fiderebbe di Trump e per questo non condividerebbe con lui tutte le informazioni.

Secondo il quotidiano, da alcuni rapporti presentati al presidente sarebbero stati omessi fonti e modi usati dalle agenzie d’intelligence durante le loro operazioni. Le fonti hanno detto che anche in passato erano stati omessi dei particolari dai rapporti ai presidenti, ma mai per paura di una fuga di notizie o per mancanza di fiducia. A preoccupare sono i presunti legami con la Russia e l’incoraggiamento di Trump, rivolto al Cremlino, a hackerare le e-mail di Hillary Clinton, sua rivale alle elezioni presidenziali; sono poi sotto gli occhi di tutti le continue critiche rivolte dal presidente alle agenzie d’intelligence.

Un portavoce dell’Office of Director of National Intelligence ha commentato: “L’ipotesi che l’intelligence stia nascondendo delle informazioni e che non stia fornendo il miglior servizio possibile al presidente e al suo team per la sicurezza nazionale non è vero”.

Fonte Cyber Affairs

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