Il nuovo asse Belgrado-Minsk

Nel corso della visita effettuata in Bielorussia nei giorni scorsi, il primo ministro serbo Aleksander Vučić ha raggiunto un accordo con il presidente Aleksander Lukašenko per gettare le basi di una fattiva collaborazione bilaterale in ambito militare, resa anche possibile, secondo le parole dello stesso padrone di casa, dalla vicinanza politica fra le due parti.

I contenuti di questo nuovo asse Belgrado-Minsk sono stati illustrati dal Ministro della Difesa serbo Đorđević che, come riporta il quotidiano belgradese Politika, ha messo l’accento sull’interesse che rivestono per il suo Paese i rapidi progressi compiuti da Minsk nell’ambito dell’ottica e dell’elettronica, nonché sulla possibilità che nel prossimo futuro si sviluppi una partnership nel settore dei camion militari di cui dovrebbe far parte la storica FAP di Priboj.

Oltre a ciò, egli ha rivelato ai giornalisti che è allo studio la possibilità di creare una società mista serbo-bielorussa attiva nel settore della difesa e destinata a partecipare alle gare indette nei Paesi della UE ed in Russia, anche se non è chiaro se per occuparsi di riparazioni e modernizzazione di sistemi di origine sovietico/russa o di produzione e commercializzazione di prodotti nuovi. L’accordo vero e proprio, comunque, dovrebbe essere siglato a maggio, quando le delegazioni si incontreranno nuovamente per perfezionare quanto già stabilito ed eventualmente, avviare gli step successivi.

In ogni caso, la notizia che ha fatto più scalpore e colto maggiormente di sorpresa i commentatori è stata quella, rilasciata dal già citato Đorđević, relativa all’intenzione della Bielorussia di donare alla Serbia due sistemi missilistici di difesa aerea a medio-raggio BUK-1 e 8 caccia Mig-29, per i quali Belgrado pagherà quindi solo il costo di “rimontaggio e modernizzazione”.

La TV di Stato serba RTS riporta inoltre che il Ministro della Difesa ha dichiarato che i due Paesi starebbero discutendo circa la possibilità di includere nella transazione anche il sistema difensivo S300 “nelle versioni S300 V e S300 PG” (forse il riferimento è alla versione PS, effettivamente in possesso di Minsk). L’aggiunta di quest’ultimo potrebbe risultare particolarmente utile a Belgrado, che al momento attuale non dispone degli strumenti necessari a difendere efficacemente il proprio spazio aereo.

Entro la fine dell’anno, quindi, l’Aeronautica Serba (Ratno Vazduhoplovstvo i Protivvazduhoplovna Odbrana – RV PVO) dovrebbe poter contare su un totale di 18-19 Mig 29 in diverse configurazioni. Attualmente infatti ha a disposizione 5-6 velivoli funzionanti, di cui alcuni monoposto e altri biposto da addestramento Mig-29UB. Si tratta dei resti dell’acquisto effettuato negli anni ’80 dall’allora Jugoslavia socialista scampati alla guerra contro la NATO del 1999 e comunque bisognosi di interventi di manutenzione e aggiornamento.

Beloruski-BUK-MB

A questi, come sottolinea il portale Tangosix, vanno aggiunti i 6 caccia appartenenti alla donazione russa, suddivisi fra 1 Mig-29, 3 Mig-29S e 2 Mig-29UB, che saranno tutti soggetti ad un’impegnativa opera di modernizzazione che dovrebbe costare a Belgrado circa 200 milioni di euro. Infine, non è ancora chiaro in cosa consisterà la cessione gratuita di Minsk, che al momento dispone di 37 Mig 29 di cui una decina nella loro versione nazionale aggiornata Mig-29MB.

Al momento le reazioni a queste notizie da parte degli stati vicini sono state contenute anche se non è escluso che nei prossimi giorni la Croazia possa reagire negativamente alla prospettiva di una Serbia nuovamente in grado di dire la sua nello scenario regionale. Agli occhi di Zagabria infatti il progressivo ammodernamento delle Forze Armate serbe è un fenomeno preoccupante, non tanto perché tema un’aggressione, quanto piuttosto per il fatto che negli ultimi anni il Paese non è riuscito ad avviare gli investimenti necessari a ridurre il gap tecnologico con gli eserciti vicini.

Pur essendo più “ricca” di Belgrado, infatti, la Croazia non sta ricevendo da parte degli USA la stessa attenzione che Mosca e i suoi alleati sembrano dare alla Serbia e ciò risulta evidente se si pensa allo stallo relativo alla fornitura degli F16 che dovrebbero sostituire gli antiquati Mig-21.

Dal punto di vista di Belgrado invece l’ottenimento di velivoli “a costo 0” e di alcuni sistemi di difesa missilistici permette di incrementare il grado di sicurezza dei propri confini e, soprattutto, di attribuire una maggiore credibilità alla proclamata neutralità militare. In ogni caso, le forze armate  di Belgrado restano ancora in difficoltà a causa degli scarsi investimenti e dei danni subiti negli anni ’90, come confermano ad esempio la lenta adozione di nuovi semoventi d’artiglieria, mezzi blindati e, più in generale, delle nuove tecnologie nell’ambito del Programma “soldato del futuro”. Va comunque detto che nessun paese dell’area balcanica può vantare una situazione militare migliore e, anzi, le potenziali crisi regionali sembrano poter coinvolgere soprattutto le realtà più arretrate (Bosnia e Kosovo).

 

Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.

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