Le forze russe e di Damasco all’offensiva su tutti i fronti siriani

L’esercito turco ha annunciato ieri l’uccisione di 58 miliziani dello Stato Islamico nella roccaforte al-Bab nel nord della Siria. Lo riferiscono media turchi che citano un comunicato dell’esercito di Ankara. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu nel comunicato si afferma che i ribelli dell’Esercito Libero Siriano, (ribelli legati alla Turchia) “sono riusciti a prendere il controllo di importanti alture nei pressi della città” di al-Bab. La battaglia per riconquistare la strategica città nella parte settentrionale della provincia di Aleppo prosegue sia da parte dei turchi con l’operazione denominata “Scudo dell’Eufrate” sia delle truppe regolari siriane e delle forze curde..

Negli ultimi giorni le truppe di Damasco hanno compiuto una rapida avanzata verso la roccaforte del Califfato. Stando a quanto riferito il 7 febbraio dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus, ong vicina ai ribelli moderati siriani), le forze del regime di Damasco, sostenute dai combattenti sciiti libanesi Hezbollah e dall’artiglieria russa, hanno completato l’accerchiamento di al-Bab dopo 20 giorni dall’inizio dell’offensiva. Le truppe governative hanno preso il controllo di un villaggio e di una strada che rappresentano l’unico collegamento tra la città in mano all’Isis e altri territori a sud-est controllati dai jihadisti.

Gli aerei russi hanno colpito e distrutto un totale di 892 obiettivi dell’Isis intorno ad al-Bab ha riferito il generale Sergei Rudskoy dello Stato maggiore russo. Secondo quanto comunicato e forze di governo siriane, con il supporto degli aerei russi, hanno ripreso il controllo di oltre 300 chilometri quadrati di territorio durante l’offensiva e si trovano a circa 1,5 chilometri dalla città.

Le forze siriane assediano i jihadisti da Sud, mentre le forze turche e i ribelli l’assediano già da Nord, Est e Ovest.

Le truppe di Damasco fegistrano progressi anche a Deir Ezzor  e avanzano nella zona di Palmira con l’appoggio dei jet russi: lo ha dichiarato il 7 febbraio il capo del dipartimento generale operativo dello Stato maggiore russo, generale Serghiei Rudskoi.

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Offensiva per ora solo aerea invece nel settore di Idlib, nel nord ovest della Siria, dove sono arroccate le milizie di molti movimenti jihadisti incluse quelle evacuate da Aleppo Est guidate da Fateh al-Sham, ex Fronte al-Nusra fino a poco tempo fa  branca siriana di al-Qaeda.

Sarebbe di almeno 37 morti, di cui 24 civili, il bilancio delle vittime dei raid aerei sulla città secondo l’Ondus che attribuisce i raid aerei alla Russia o alla coalizione internazionale a guida statunitense.

Secondo la ong una decina di incursioni hanno colpito obiettivi delle milizie jihadiste fra i quali il loro quartier generale e fra le vittime figurano almeno 11 donne e 10 bambini.

Il 6 febbraio il presidente siriano Bashar Assad ha firmato l’estensione fino al 30 giugno 2017 del decreto che prevede l’amnistia per miliziani e ribelli che decidono di arrendersi e consegnare le armi. Lo ha riportato l’agenzia iraniana Mehr, precisando che l’amnistia riguarda anchele bande di sequestratori che accettano di rilasciare i loro ostaggi. Il decreto era stato emanato alla fine di luglio 2016 e prevedeva inizialmente una scadenza di tre mesi.

L’impegno militare russo in Siria, che ha preso il via nel settembre 2015, verrà “ricompensato” da contratti energetici alle aziende di Mosca. Il deputato della Duma Dmitry Sablin che guida la delegazione di parlamentari russi in questi giorni in visita a Damasco, ha affermato che “per quanto riguarda la produzione di petrolio e gas, Assad ha affermato che né l’Iran né la Cina hanno aziende con una reputazione pari alla Russia”.

Foto AFP e SANA

 

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