L’FBI indaga sui presunti legami di Trump con Mosca

C’è un’indagine in corso sui possibili legami tra il governo russo e lo staff della campagna elettorale di Donald Trump, in merito ai tentativi di Mosca di interferire nelle ultime elezioni presidenziali statunitensi.

A confermarlo è stato il direttore dell’Fbi, James Comey, durante l’audizione pubblica alla commissione d’Intelligence della Camera statunitense dedicata al tentativo del Cremlino di influenzare le elezioni.

I possibili legami di Trump e dei suoi collaboratori con la Russia del presidente Vladimir Putin sono oggetto di molte speculazioni fin da prima della sua elezioni l’8 novembre scorso.

A gennaio le agenzie di intelligence Usa presero l’iniziativa senza precedenti di affermare pubblicamente di aver stabilito che hacker che lavoravano per la Russia avevano violato le email dei dirigenti del partito democratico, pubblicando i testi più imbarazzanti, con l’obiettivo di aiutare Trump a sconfiggere Hillary Clinton. Da allora la questione di una presunta alleanza tra Trump e il Cremlino ha dominato il dibattito pubblico.

Comey ha dichiarato che “non è nostra pratica confermare l’esistenza di indagini in corso”, ma “nelle circostanze inusuali in cui è nel pubblico interesse” parlare, dopo l’approvazione del dipartimento di Giustizia, ha voluto confermare che “l’Fbi sta indagando sui tentativi del governo russo di interferire nelle elezioni 2016, sulla natura di ogni legame tra le persone associate alla campagna di Trump e il governo russo e su qualsiasi coordinamento tra la campagna (di Trump) e i tentativi russi”.

Varie commissioni del Congresso hanno sinora aperto inchieste sulle accuse di interferenze di Mosca: tra queste le commissioni Intelligence di Camera e Senato, che vigilano sulle 17 agenzie di intelligence del Paese, e le commissioni Giustizia di Camera e Senato.

Poi, il direttore dell’Fbi ha escluso che il presidente sia stato sottoposto a intercettazioni nella Trump Tower di New York, durante la campagna elettorale; Trump, infatti, ha accusato il predecessore Barack Obama di aver ordinato delle intercettazioni contro di lui. “Non sono in possesso di informazioni a sostegno di quei tweet (quelli con cui il presidente Donald Trump ha accusato Barack Obama, ndr)” ha detto Comey.

Durante l’audizione alla commissione d’Intelligence della Camera statunitense, Comey e Mike Rogers, che guida la National Security Agency, hanno dichiarato che non ci sono prove che i voti alle ultime elezioni presidenziali statunitensi siano stati modificati dagli hacker; l’interferenza russa si sarebbe manifestata solo con una campagna per influenzare il voto. Alla domanda del repubblicano Devin Nunes, presidente della commissione, Comey e Rogers hanno risposto che non ci sono prove di interferenze russe nel conteggio dei voti in Michigan, Pennsylvania, Wisconsin, Florida, North Carolina e Ohio, ovvero gli ‘swing States’ decisivi per l’esito delle elezioni.

Anche Nunes ha escluso che la Trump Tower, quartier generale della campagna elettorale dell’attuale presidente, sia stata sottoposta a intercettazioni; Nunes ha poi aggiunto, nel suo discorso di apertura dell’audizione, che potrebbero essere avvenuti altri tipi di sorveglianza ai danni di Trump.

“Lasciatemi essere chiaro: sappiamo che non ci sono state intercettazioni nella Trump Tower. Nonostante questo, è possibile che altre attività di sorveglianza siano state usate contro il presidente Trump e i suoi uomini”.

Dopo Nunes, ha parlato il capogruppo democratico, Adam Schiff. “Non sappiamo se i russi abbiano ricevuto l’aiuto di cittadini statunitensi, incluse le persone dello staff di Trump. Se la campagna di Trump ha aiutato o favorito i russi, non sarebbe solo un grave crimine, ma sarebbe uno dei tradimenti più scioccanti della fiducia nazionale nella storia del Paese”.

“Non sapremo mai se l’azione dei russi sia stata determinante in un’elezione così combattuta. Non è importante. I russi sono riusciti a intromettersi nella nostra democrazia e le nostre agenzie d’intelligence hanno concluso che lo faranno ancora”.

La questione delle presunte intercettazioni a danno di Trump è esplosa a febbraio, quando l’allora consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Michael Flynn, è stato costretto alle dimissioni dopo che è emerso che aveva tenuto nascosto al vicepresidente Mike Pence il contenuto di un colloquio telefonico con l’ambasciatore russo, nel quale aveva parlato delle sanzioni appena imposte da Obama su Mosca per l’hackeraggio elettorale.

Nello stesso periodo il New York Times ha scritto che l’intelligence Usa aveva registrato vari contatti tra i collaboratori di Trump e uomini dello spionaggio russo nell’anno precedente il voto. Nunes ha detto che l’indagine della commissione riguarda anche chi abbia rivelato i contatti privati tra Flynn e i russi sul tema delle sanzioni.

Fonte: Cyber Affairs

Foto: Getty Images

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