Taiwan punta i missili cruise contro la Cina

Salgono sempre più i toni e le prove di forza fra le “due Cine”. Mentre a Pechino si parla ormai apertamente  della possibilità di riunificare con la forza l’isola-Stato alla madrepatria, Taipei  rende ufficialmente nota la presenza di missili capaci di colpire città cinesi sul continente fino a 1.500 chilometri di distanza.

Il 17 marzo, durante una comunicazione al parlamento, il ministro taiwanese della difesa, Feng Shih-Kuan (nella foto sotto), rispondendo alla domanda di un parlamentare ha dichiarato che Taiwan ha la capacità di lanciare missili verso la Cina che a sua volta schiera centinaia (secondo alune stime un migliaio) di missili balistici di fronte a Taiwan.

La notizia, diramata domenica scorsa dalla testata online Chinatopix, precisa che il sistema d’arma, probabilmente un missile Hsiung Feng IIE (HF-2E), riuscirebbe a centrare la maggior parte delle basi militari cinesi coinvolte in un’eventuale operazione di attacco all’Isola-Stato e agli arcipelaghi che formano la Repubblica di Cina (Formosa, Pescadores, Quemoy e Matsu).

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L’HF-2E è un missile da crociera sviluppato una quindicina di anni or sono dal National Chung-Shan Institute of Science and Technology (NCSIST), centro di ricerca e sviluppo con sede a Taiwan che segue la produzione di numerosi sistemi d’arma.

Armato con una testata ad alto potenziale esplosivo (HE) da 450 chili, il Hsiung Feng IIE è spinto da un motore a reazione turboventola che garantisce una velocità di crociera di circa mille chilometri orari.

L’obiettivo viene raggiunto grazie ad un sistema di guida inerziale, che traccia una rotta aggiornata da un sistema di posizionamento globale (GPS) e da un sistema di riconoscimento del profilo orografico del terreno sorvolato (TERCOM), e da sistema di guida a radar attivo con un sensore del tipo IIR (imaging infrared). Entrato in territorio ostile, l’HF-2E esegue la sezione finale di avvicinamento al target ad una quota 15 -30 metri e centra il bersaglio con una probabilità di errore circolare (CEP) di circa 15 metri.

Per rispondere all’escalation militare della Cina (un incremento del 7% del bilancio militare annunciato 12 giorni fa), anche Taiwan vuole potenziare la sua spesa militare. Feng ha detto che il bilancio della difesa crescerà quest’anno del 2% e l’anno prossimo del 3%.

Il rapporto sulla difesa di Feng avviene a pochi mesi dalle elezioni di Tsai Ing-wen a presidente, sostenuta dal Partito democratico progressista (Dpp), tentato in passato di spingere Taiwan verso la proclamata indipendenza. Poiché nel suo discorso iniziale Tsai non ha espresso la sua esplicita adesione al concetto della “unica Cina”, Pechino ha cominciato un forte boicottaggio dei rapporti, chiudendo ogni comunicazione e bloccando merci taiwanesi sul continente.

Il concetto “unica Cina” è stato stabilito nel 1992 dai leader delle “due Cine” che sono convenuti sul fatto che Cina popolare e Taiwan dovranno prima o poi riunirsi, anche se ogni parte è libera di immaginare il modo in cui tale riunificazione si farà. Tale accordo-nel-disaccordo aveva permesso fino ad ora la crescita di rapporti commerciali, turistici, postali e navali fra le due sponde.

Dalla vittoria di Tsai in poi, in Cina sono cresciute le voci per riunificare Taiwan con la forza.

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Secondo Li Yihu, decano dell’università di Pechino e deputato all’Assemblea nazionale del popolo, “tutte le mosse pro-indipendenza stimolano la madrepatria a prendere misure coercitive”. In una dichiarazione rilasciata al South China Morning Post, egli afferma che le voci per una prova di forza di Pechino “sono divenute sempre più forti”.

Alla sessione di aperture dell’Assemblea nazionale del popolo, il premier Li Keqiang ha ribadito che Pechino “non accetterà in alcun modo che qualcuno separi Taiwan dalla Cina”. Con ogni probabilità il riferimento è sia a Tsai Ing-wen che al presidente Usa Donald Trump, che all’inizio del suo mandato ha detto di voler ridiscutere il principio della “unica Cina”, anche se poi è ritornato sui suoi passi.

Rappresentanti del governo di Taiwan, che hanno preferito l’anonimato, hanno detto che l’amministrazione Trump è pronta a vendere all’isola una nuova serie di armi sofisticate per potenziare la difesa e la tecnologia idonee anche a consentire a Taiwan di produrre autonomamente sottomarini avanzati.

Lo stesso presidente ha sottolineato la necessità di potenziare la forza subacquea: la Marina di Taipei dispone di 2 anziani sottomarini statunitensi classe Tench e Balao e 2 classe Zwaardvis acquisiti in Olanda negli anni ’80.

(con fonti Asianews e ITLog defence)

Foto: Area Militar e Web

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