VFP1 NEI RAV: DOVE NASCONO I SOLDATI

L’addestramento di base dei militari di truppa dell’Esercito Italiano è affidato al Centro Addestramento Volontari di Capua, un comando di livello brigata dipendente dalla Scuola di Fanteria di Cesano di Roma. Per svolgere la propria funzione il Centro si avvale di tre RAV – Reggimenti Addestramento Volontari: 17° RAV “Acqui” di Capua, l’85° RAV “Verona” di Montorio Veronese ed il 235° RAV “Piceno” di Ascoli Piceno.

In queste sedi il personale arruolato e vincitore del concorso per VFP1 – Volontario in Ferma Prefissata di un anno, viene accolto, incorporato, inquadrato e riceve i primi rudimenti del sapere militare: un addestramento basico individuale e di coppia, valido per qualunque incarico futuro. L’arruolamento in qualità di VFP1 con la qualifica di soldato costituisce il primo gradino obbligatorio della possibile carriera del personale di truppa dell’Esercito Italiano, la fonte unica per il successivo concorso per la ferma quadriennale, a sua volta preludio all’eventuale passaggio in servizio permanente effettivo.

Gli aspiranti VFP1 partecipano ad un concorso che prevede la compilazione e l’invio della domanda, con la formazione di un prima graduatoria basata sui titoli, l’effettuazione di alcune prove di efficienza fisica presso uno dei centri di selezione o sportivi della Forza Armata ed il superamento di accertamenti psico-fisici e attitudinali.

Già all’atto della presentazione delle domande viene quindi effettuata una prima selezione degli aspiranti, con il controllo dei requisiti e dei titoli preferenziali (essenzialmente scolastici), da cui deriva la convocazione alle successive fasi dell’iter concorsuale dei candidati utilmente collocati in graduatoria.

Attualmente, complice anche la difficile situazione occupazionale, il numero degli aspiranti volontari eccede di molto quello dei posti messi a concorso, per cui solo una percentuale ridotta di candidati risulta alla fine prescelta. Per tale motivo, ad esempio, pur essendo sufficiente per l’arruolamento la licenza media inferiore, da alcuni anni tutti i volontari utilmente collocati in graduatoria ed ammessi alle prove fisiche ed agli accertamenti risultano in possesso del diploma di scuola media superiore quinquennale, mentre non pochi hanno conseguito la laurea breve.

Le prove fisiche, che prevedono un punteggio incrementale oltre una determinata soglia minima, sono relativamente semplici (forse troppo) e comprendono 2.000 metri di corsa piana nel tempo massimo di 10 minuti, un minimo di 4 trazioni nell’arco di un minuto di un manubrio da 20 chili che riproduce l’armamento di una mitragliatrice pesante Browning, un minimo di 4 sollevamenti di una bomba da mortaio da 120 millimetri sempre in un minuto e la simulazione del trascinamento di un ferito lungo un tragitto di 20 metri e ritorno da completarsi entro 80 secondi.

I valori limite sono ridotti per il personale femminile, rispettivamente a 11 minuti nella corsa, 2 sole trazioni e 2 sollevamenti e 120 secondi al massimo per il trascinamento.

Logica vorrebbe che a parametri diversi tra i sessi corrispondessero possibilità differenziate di accesso agli incarichi ed alle funzioni, ma così non è. Inoltre è stato recentemente abolito ogni limite di altezza, un provvedimento forse formalmente corretto ma che suscita qualche perplessità in sede pratica. Alcune reclute di sesso femminile si trovano chiaramente impacciate e non poco ostacolate nei movimenti da un AR70/90 chiaramente sovradimensionato per loro, ma purtroppo l’equipaggiamento e soprattutto le armi non sono disponibili in taglie differenti!

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Tutti i candidati risultati idonei alle prove di efficienza fisica proseguono l’iter concorsuale con gli accertamenti psico-fisici ed attitudinali.

I primi includono la valutazione dei parametri fisici correlati alla composizione corporea ed alla massa muscolare, una visita medica generale, visite oculistica, cardiologica con elettrocardiogramma, otorinolaringoiatrica con esame audiometrico e controllo dei tatuaggi.

I secondi prevedono test di logica e di valutazione della personalità e l’effettuazione di un colloquio con uno psicologo, il cui parere non di rado risulta determinante per l’esito positivo della selezione.

I vincitori del concorso vengono quindi convocati presso un Reggimento Addestramento Volontari per essere incorporati e sottoposti ad un periodo di addestramento di base della durata di 10 settimane.

Il Corso Basico

Le reclute giungono ai RAV suddivise in quattro differenti scaglioni, corrispondenti a 3 bandi annuali di arruolamento VFP1, il terzo dei quali suddiviso in due blocchi, con afflusso ad aprile, giugno, settembre e dicembre. Nei primi 15 giorni dall’incorporazione le reclute possono, in qualunque momento, ritirarsi dal corso senza alcuna conseguenza né formalità e senza alcuna preclusione all’eventuale partecipazione a successivi bandi di reclutamento. Il provvedimento immediato è di pertinenza del comandante di reggimento e mediamente circa il 10% del personale arruolato si avvale di questa facoltà e pone subito fine alla propria esperienza militare.

Dopo tale termine il proscioglimento, a domanda, deve essere motivato e richiede un iter formale più complesso, che esula dalla competenza del reggimento. Tali esoneri, spesso determinati dall’accoglimento di una precedente domanda di lavoro dell’interessato, sono comunque abitualmente concessi nell’arco di alcune settimane.

Come dicevamo il corso di addestramento basico per i VFP1 ha la durata di 10 settimane ed è suddiviso in due moduli di 5 settimane ciascuno. Le attività addestrative si svolgono dal lunedì al sabato a mezzogiorno. Nelle ora serali, al termine delle normali ore di formazione, si svolgono spesso conferenze su materie di istruzione civica, sicurezza stradale, storia ed etica militare. Il sabato mattina è normalmente dedicato all’educazione fisica.

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Analisi Difesa ha seguito alcune fasi di tale processo presso il reggimento addestrativo di Verona.

L’85° RAV ha una struttura classica, con un Comando, comprensivo degli Uffici Maggiorità e Personale, Addestramento, Logistico ed Amministrazione, la Compagnia Comando e Supporto Logistico, il Reparto alla Sede ed un battaglione, a sua volta costituito da 3 compagnie.

Ogni compagnia inquadra attualmente oltre 150 reclute suddivise in tre plotoni, ciascuno dei quali comprende un maresciallo comandante, un vice comandante inquadrature del ruolo sergenti e almeno quattro caporali istruttori.

Grande cura viene posta nella selezione del personale di inquadramento, che riveste una grande importanza e viene prescelto principalmente in base al Progetto Osmosi, un programma inteso a creare una maggiore integrazione ed osmosi tra il settore operativo e quello scolastico-addestrativo.

Su questa base, ad esempio, i marescialli che abbiano maturato 3 o 4 anni di comando di plotone presso un reggimento operativo possono aderire all’iniziativa, essere trasferiti presso un RAV e riversare la propria esperienza nella formazione di base dei nuovi soldati.

I caporali istruttori sono prescelti con un apposito concorso interno riservato ai Volontari in SPE della Forza Armata in possesso di una certa anzianità di servizio e di determinate attitudini e predisposizioni all’insegnamento. Gli elementi selezionati prima di essere assegnati al nuovo ruolo frequentano presso la Scuola di Fanteria di Cesano uno specifico modulo formativo propedeutico.

Il primo modulo di 5 settimane del corso basico è essenzialmente destinato all’inquadramento formale della recluta, alla transizione dalla vita civile a quella militare, all’apprendimento delle norme di vita in comunità e dei primi rudimenti del sapere del soldato.

In questa fase l’addestramento è suddiviso in un totale di 230 periodi, di cui 30 notturni, nei quali si provvede alle operazioni preliminari di inquadramento delle reclute, alla loro vestizione, si impartiscono lezioni sull’organizzazione militare e le norme che la regolano, sui regolamenti disciplinari e sui principi dell’etica militare.

Naturalmente non mancano le sedute di istruzione formale, in ordine aperto e chiuso, con e senza armi, ed una costante cura nel miglioramento della forma fisica. L’obiettivo in questo ambito è di consolidare e potenziare il livello di efficienza fisica generale dei volontari, anche sotto aspetti non toccati dalle prove di selezione, ma comunque di grande importanza nella prosecuzione della loro carriera, come gli esercizi di piegamenti sulle braccia e le flessioni addominali, non a caso inseriti tra le prove previste nel concorso per VFP-4.

Con il passare delle settimane vengono introdotti i primi insegnamenti di tipo tattico, come l’Addestramento Individuale al Combattimento – AIC, con apprendimento delle tecniche di mascheramento individuale e movimento tattico diurno e notturno, e le lezioni di Armi e Tiro, con la conoscenza delle caratteristiche del fucile AR 70/90 e l’acquisizione della capacità iniziale del suo impiego. Una certa cura è posta anche nelle lezioni di Topografia, con la conoscenza dei metodi di orientamento, l’utilizzo della carta topografica e la determinazione del punto di stazione.

Alcuni periodi sono infine dedicati alle trasmissioni, con la conoscenza delle procedure di comunicazione e l’impiego dei principali apparati radio in dotazione alle minori unità, ed all’addestramento NBC, con una prima analisi della minaccia e dei materiali protettivi in dotazione.

Tra la terza e la quarta settimana le reclute partecipano alle attività di propaganda delle Truppe Alpine e dei Paracadutisti, dove incontrano i team di reclutatori di queste specialità, verso le quali possono esprimere preferenza di impiego. Mediamente circa il 7-8% dei frequentatori esprime interesse verso le aviotruppe, mentre una percentuale più o meno doppia richiede il successivo passaggio negli Alpini. In entrambi i casi tale personale completa normalmente il corso basico al RAV e solo in seguito, per il successivo corso K, seguirà un percorso differenziato.

Il primo modulo, che si conclude con lo svolgimento della cerimonia del Giuramento, comprende inoltre una prima valutazione intermedia delle reclute e del loro rendimento sotto il profilo ginnico sportivo, con prove di corsa piana sui 2.000 metri, piegamenti sulle braccia, flessioni addominali, salto in alto e salto su telo tondo da 4 metri di altezza.

Le successive cinque settimane del secondo modulo, anch’esse suddivise in 230 periodi addestrativi di cui 30 notturni, hanno carattere più spiccatamente tattico, comprendendo esercitazioni a fuoco e continuative.

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Alcune tematiche già affrontate in precedenza vengono approfondite e consolidate. E’ il caso della topografia, con la verifica della capacità di orientamento, lettura della carta e scelta di un itinerario, o della difesa NBC con l’accertamento delle capacità di protezione individuale ed autosoccorso.

Sono poi introdotti i primi elementi di istruzione sanitaria e sulle norme di primo soccorso, con l’apprendimento delle tecniche basilari di auto/mutuo soccorso.

Non può mancare ovviamente l’educazione fisica, che accompagna quotidianamente le reclute e che mira a far loro acquisire l’idoneità ad operare nei vari scenari operativi, migliorandone progressivamente le caratteristiche sia sotto l’aspetto della forza che in quello della resistenza.

A tal fine viene svolta una preparazione specifica sulle tecniche di superamento degli ostacoli del Campo Addestrativo Ginnico Sportivo Militare – CAGSM, che richiedono elasticità, forza esplosiva, resistenza allo sforzo prolungato ed agilità. Si torna poi a praticare il salto in alto e quello nel telo tondo da 4 metri di altezza e si impartiscono i primi rudimenti delle tecniche di discesa in corda doppia.

12 periodi sono dedicati ad una prima formazione elementare sulle procedure del Metodo di Combattimento Militare (MCM), una tecnica studiata per consentire al soldato completamente equipaggiato di difendersi e sopravvivere nelle varie situazioni operative senza ricorrere all’uso delle armi, perché impossibilitato ad impiegarle o perché le specifiche regole d’ingaggio della missione non lo consentono.

L’MCM sta assumendo sempre maggiore importanza nell’ambito della Forza Armata ed il relativo apprendimento proseguirà nel corso della carriera del soldato, ma è significativo che un primo approccio a tale metodologia sia stato inserito già in fase di addestramento basico.

Per quanto riguarda l’impiego delle armi si consolida la capacità di utilizzare il fucile in dotazione, al momento ancora l’AR70/90, anche munito di ottica a punto rosso Aimpoint, si acquisisce la capacità di impiegare la mitragliatrice leggera Minimi e di lanciare la bomba a mano.

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Molti periodi sono destinati all’Addestramento Individuale al Combattimento (AIC), in cui si toccano i temi dello sfruttamento del terreno ai fini della copertura dall’osservazione e dal fuoco, del mascheramento e del movimento anche per coppie, in ambiente diurno e notturno. Non mancano le marce zavorrate con equipaggiamento completo su distanze crescenti.

Questa fase culmina con un’Attività Tattica Continuativa di Campagna, un addestramento esterno con movimento notturno e stazionamento del reparto in bivacco.Al termine del secondo modulo le reclute sono sottoposte alle valutazioni finali del loro rendimento in tre differenti aree tematiche: sotto l’aspetto tecnico-professionale, quello ginnico-sportivo e quello comportamentale.

Nel primo caso sono presi in considerazione i voti ottenuti nei tiri con l’arma individuale e nel lancio della bomba a mano, cui si aggiungono i giudizi ottenuti con specifici esercizi valutativi in topografia, trasmissioni, istruzione sanitaria, NBC ed AIC.

Nel secondo gli accertamenti prevedono corsa piana di 3.000 metri, flessioni addominali, piegamenti sulle braccia, percorso di guerra al CAGSM e marcia zavorrata di 10 chilometri in uniforme da combattimento su terreno vario, con zaino affardellato di 10 chili ed armamento individuale.

Queste prove sono infine accompagnate da un giudizio complessivo sul rendimento comportamentale della recluta e la sua attitudine militare: per certi aspetti forse la valutazione più importante.

L’insufficienza nella media dei voti ottenuti anche in una sola area tematica comporta la non idoneità al superamento del corso basico ed il rinvio della recluta al corso successivo, sempre che non emergano nel frattempo valutazione generali talmente negative da giustificare un proscioglimento anticipato.

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Gli idonei invece, prima di essere assegnati alle sedi definitive ed ai reparti operativi, proseguono la loro formazione con il Modulo K, una fase specialistica di 8 settimane in cui viene completata la formazione individuale del combattente e fornito addestramento ad operare a livello di team e di squadra.

L’intendimento di COMFORDOT, il Comando della Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito da cui dipende il Centro Addestramento Volontari, è di far svolgere il Modulo K direttamente presso i vari RAV al termine della fase basica, evitando le perdite di tempo connesse con il trasferimento del personale in sedi differenti, con relativa consegna e ridistribuzione dei materiali e degli alloggiamenti.

Purtroppo l’attuale realtà abitativa delle sedi dei RAV e la ridotta disponibilità di poligoni ed aree addestrative hanno sinora permesso al solo 17° Reggimento di attuare tali direttive.

Per le reclute provenienti dagli altri due centri di formazione iniziale il Modulo K si svolge al momento presso la Scuola di Fanteria di Cesano.

Fanno eccezione, come accennato, i volontari che hanno espresso preferenza all’impiego nelle Truppe Alpine, inviati al CEALP di Aosta, e gli aspiranti paracadutisti, destinati al CAPAR di Pisa, in questa caso per un Modulo KS di 10 settimane.

Aspetti critici

Spetterà ora ai reparti operativi valorizzare nel miglior modo possibile le nuove risorse, facendole sentire parte integrante della Forza Armata.

Purtroppo la brevità della ferma preclude ogni impiego operativo esterno, non per specifici divieti normativi, ma per l’evidente mancanza di tempo: non va infatti dimenticato che ogni missione, della durata di 4-6 mesi, viene preceduta da un’apposita fase preparatoria, anch’essa della durata di alcuni mesi.

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Se a questo aggiungiamo l’evidente incertezza sulla futura permanenza del giovane volontario al reparto, si comprende quanto sia fondato il rischio di vedere i VFP1 sotto utilizzati, impiegati esclusivamente per servizi di caserma ed incarichi logistici di supporto. Sono compiti che un esercito professionale moderno dovrebbe in gran parte esternalizzare e demandate a ditte civili specializzate, ma che carenze finanziarie costringono invece di affidare a personale militare.

 

Se una tale situazione può risultare comprensibile e per certi aspetti inevitabile nell’ottica di un reparto operativo, appaiono però evidenti i riflessi negativi sull’immagine della Forza Armata che essa produce presso le reclute e le percezioni che possono derivarne in tema di motivazioni ed aspettative professionali.

Forse è giunto il momento di rivedere il modello di arruolamento del personale di truppa del nostro Esercito, prevedendo una ferma iniziale di durata maggiore che consenta un pieno ed economico impiego dei volontari in tutti i compiti della Forza Armata, tralasciando una figura, quella del VFP1, nata inizialmente per alimentare in via esclusiva l’accesso alle forze di Polizia, ma poi divenuta una sorta di surrogato del personale di leva.

I VFP1 di oggi vivono infatti una forte incertezza sul loro futuro professionale, sia nel caso in cui intendano proseguire la propria esperienza militare, sia che invece preferiscano terminarla per entrare nel mercato del lavoro con un’occupazione civile. Il rischio di una sorta di precariato militare è molto elevato.

I VFP1 sono sì gli unici destinatari della possibilità di partecipare, al termine della ferma, ai concorsi per l’immissione nella ferma quadriennale in qualità di VFP4, ma gli attuali bandi permettono un tale ricollocamento solo per una aliquota ridotta di personale. A titolo di esempio nel 2016, a fronte di 7.000 VFP1 arruolati, i posti per VFP4 messi a concorso sono stati solo 1.470.

I volontari risultati idonei ma non vincitori del concorso per VFP4 possono contrarre due successive rafferme annuali, ma anche tale possibilità non è certa, ma condizionata, di volta in volta, dalle disponibilità finanziarie dell’Amministrazione e dal reperimento dei relativi fondi di bilancio. Permane la possibilità di concorrere a titolo preferenziale nelle carriere iniziali delle Forze di Polizia, ma le garanzie in tal senso previste in passato oggi non sussistono più.

Ai VFP1 congedati senza demerito sono poi riservate il 30% delle assunzioni nella pubblica amministrazione, il 20% dei posti a concorso per l’accesso nei corpi di polizia municipale e provinciale ed il 50% dei posti per l’immissione nei ruoli civili del personale della Difesa, ma si tratta comunque di disponibilità occupazionali nel complesso militate e parziali, con percentuali talvolta facilmente aggirabili in sede di concorso.

 

Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli

Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.

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