Wikileaks: la CIA ci spia attraverso smartphone e tv

La Cia è riuscita a spiare cittadini europei e di altre zone del mondo attraverso le smart tv e i telefoni cellulari: è quanto ha rivelato WikiLeaks che ha pubblicato 8.761 file sulla divisione della Central Intelligence Agency che sviluppa software e hardware per sostenere le operazioni di spionaggio.

Il programma segreto di hackeraggio si basa su ‘malware’ e cyber-armi che permettono agli 007 Usa di controllare gli smartphone, dagli iPhone agli Android, e persino i televisori Samsung, trasformati in microfoni segreti per captare conversazioni in salotto. Dai documenti filtrati, provenienti da “una rete isolata e ad alta sicurezza per il cyber-spionaggio del quartier generale della Cia a Langley, in Virginia”, emerge che il consolato americano a Francoforte viene usato come base segreta dagli hacker della Cia per tutte le operazioni riguardanti l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa.

La sede diplomatica di Francoforte è il più grande consolato Usa del mondo. Secondo quanto riporta lo Spiegel online, i documenti di Wikileaks rivelano che all’interno si trova il “Sensitive Compartmented Information Facility” (Scif), un edificio al quale hanno accesso solo gli uomini della Cia e degli altri servizi segreti Usa che lavorano sotto copertura, isolati dal resto della struttura.

Sette anni dopo le rivelazioni di Chelsea Manning e quattro dopo quelle di Edward Snowden, l’intelligence americana rischia di trovarsi in una nuova bufera per i suoi programmi di sorveglianza, anche perchè Wikileaks avverte che quanto pubblicato è solo “la punta dell’iceberg” che sarà svelato in sette ondate di documenti nella “più fuga di dati di intelligence della storia”.

Una conferenza stampa di Julian Assange sul piano “Vault 7” è stata rinviata in seguito a un attacco hacker contro le piattaforme del sito. Il fondatore di Wikileaks, rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, ha definito queste nuove rivelazioni “eccezionali sul piano legale, politico e giudiziario”.

Nella prima puntata, ribattezzata “Anno Zero”, sono stati rivelati i sistemi di ‘hacking’ dell’agenzia e viene spiegato che la Cia ha perso il controllo di centinaia di milioni di codici per il controllo a distanza che offrono a chi ne entra in possesso possibilità immense per lo spionaggio. Proprio dalla perdita di controllo su questo immenso archivio di dati, una persona è entrata in possesso dei file che sono stati consegnati a Wikileaks. Pare che l’archivio circolasse tra gli hacker e i contractor del governo americano in modo non autorizzato.

“Non commentiamo l’autenticità e il contenuto” dei documenti di Wikileaks ha affermato un portavoce della Cia. Wikileaks ha diffuso migliaia di pagine di documenti che scattano la fotografie sulle tecniche di hackeraggio della Cia. Uno dei programmi descritti è ‘Umbrage’, una raccolta copiosa di tecniche di cyberattacco che la Cia ha raccolto dai virus prodotti da altri paesi, inclusa la Russia. Secondo Wikileaks, le tecniche consentono alla Cia di mascherare l’origine dei cyberattacchi e confondere gli investigatori.

Un’attività che pone la CIA in diretta concorrenza e sovrapposizione (ma fuori da un quadro di legalità) con la National Security Agency, tema che dovrà essere affrontato dall’intelligence community statunitense.

“No comment” anche dalla Casa Bianca: il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha spiegato ieri di non essere ancora in grado di valutare quanto pubblicato finora.

Le informazioni rese note da WikiLeaks mostrano che gli Stati Uniti “si tengono sempre delle carte da giocare in tasca senza mostrarle sul tavolo” e che “accusano gli altri di cose che loro fanno normalmente”. Lo ha detto all’ANSA una fonte governativa russa che ha chiesto di restare anonima poichè non autorizzata a commentare la vicenda. “Washington – sottolinea – dà lezioni a tutti tranne che a se stessa”.

Julian Assange sostiene che la Cia ha perso il controllo di gran parte del suo cyber-arsenale, col rischio di una proliferazione incontrollata di malware, virus e ‘cavalli di troia’ che possono finire in mano a stati rivali, cyber mafie e hacker di ogni tipo. “Una volta che una singola cyber-arma viene persa spiega WikiLeaks – può diffondersi in tutto il mondo in pochi secondi”.

(con fonti ANSA e AGI)

Foto CNET

 

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