Lo Stato Islamico perde terreno a Mosul e Raqqah
In Iraq gli stessi jihadisti Isis ammettono che stanno perdendo a Mosul. Lo hanno fatto con un video di propaganda, in cui i miliziani Daesh affermano di trappolare case e strade nella Città Vecchia per rallentare le forze nemiche. Nel filmato si vedono elementi dello Stato Islamico, vestiti di beige per mimetizzarsi con l’ambiente circostante, mentre preparano trappole esplosive e scavano tunnel tra gli edifici.
Inoltre, un estremista spiega i tentativi per rendere difficile avanzare alle forze irachene. Si tratta di sforzi esclusivamente difensivi, per guadagnare tempo. Non c’è, invece, nessun accenno ad azioni offensive o di contrasto attivo dell’avanzata nemica.
D’altronde il filmato conferma quanto sta accadendo a Mosul. E cioè che Isis ogni giorno subisce perdite ed è costretto ad arretrare. Tanto che le forze irachene sono arrivate alla Grande Moschea (al-Nuri) e stanno combattendo tutto intorno al luogo simbolo per Daesh.
I militari, comunque, procedono con estrema cautela per evitare il rischio di vittime civili nel conflitto. Inoltre, nelle ultime ore è stato lanciato l’allarme su un possibile attacco con armi chimiche da parte dello Stato Islamico sulle aree residenziali a Mosul Ovest. Intanto, comunque, i soldati e la polizia sono riusciti a conquistare oltre il 75% del quadrante occidentale della città.
Nel frattempo, i caccia della Coalizione internazionale anti-Isis non danno tregua ai jihadisti in città. Nelle scorse ore è stata distrutta una fabbrica di moto-bomba nel quartiere di al-Islah al-Zeraei. Il bilancio è stato, oltre alla distruzione dell’edificio, di 15 membri del Daesh uccisi.
Altri 31 miliziani (tra cui 2 leader stranieri) sono invece stati arrestati nella zona centrale di Mosul. Smantellato, infine, il cosiddetto ministero della Salute dello Stato Islamico nella Città Vecchia, ad al-Farouq. Inoltre, in un’operazione parallela nel quartiere di al-Thawra, è stato ucciso un funzionario Isil di origine russa: Abu Hajir al-Rusi. Eliminati anche diversi cecchini che presidiavano l’area per rallentare l’offensiva dei militari iracheni.
Secondo fonti d’intelligence irachena citate dal sito Shafaq lo Stato Islamico a Mosul comincia a uccidere i suoi stessi membri per risparmiare risorse. Si tratta di jihadisti feriti o malati, le cui cure richiedono tempo e medicine che Daesh non ha più. E le poche rimaste vengono risparmiate per fornire soccorso a chi sarà nuovamente in grado di combattere in breve tempo.
Questo è solo l’ultimo atto delle pratiche barbare che lo Stato Islamico ha posto in essere in Iraq e Siria. Anche nei confronti dei suoi miliziani, per recuperare fondi o disponibilità. I vertici del Califfato, infatti, non si sono fatti scrupolo di rubare gli organi ai jihadisti feriti e ricoverati negli ospedali, per rivenderli al mercato nero. Inoltre, hanno stilato delle liste dei malati, in base alla gravità delle patologie, per assassinare quelli più gravi. Questi sono considerati inutili e quindi solo un costo da eliminare.
Circa 2 mesi fa, i medici Isis a Mosul hanno espiantato organi a 45 persone in una struttura nell’area occidentale della città. Tra le vittime, come già avvenuto in passato, peraltro c’erano anche jihadisti. I pazienti si erano ricoverati per subire operazioni chirurgiche. Ma al loro risveglio si sono accorti che erano stati esportati loro un rene. Gli organi sono poi stati consegnati a bande specializzate nel traffico a livello internazionale, che hanno immesso la “merce” sul mercato.
Oggi, nella città non ci sono più ospedali. Distrutti o conquistati dalle forze irachene. Perciò, Daesh ha cominciato a usare abitazioni private come ambulatori e centri di primo soccorso. A seguito del degenerale situazione, però, si registrano sempre più casi di cancrena tra i feriti dello Stato Islamico. E la soluzione più veloce si è rivelata quella di ucciderli sul posto.
Intanto, a Mosul Isis è sempre più chiuso e ha perso il controllo del 30% della Città Vecchia. I miliziani non hanno più capacità di avanzare e cercano di rallentare l’offensiva irachena con auto-bomba (VBIED), cecchini e ordigni improvvisati (IED). A farne le spese è soprattutto la popolazione locale, bersagliata dai jihadisti.
A proposito, l’operazione Stiamo Arrivando Niniveh sta lavorando velocemente per evacuare i civili possibili dalle zone di conflitto e fornire loro sostegno. Nelle scorse ore è stato, infatti, aperto un ponte artificiale sul Tigri a sud della città. Inoltre, sono stati consegnati nuovi aiuti al campo di Hammam al-Alil, a sud ovest di Mosul. La struttura è il principale punto di arrivo delle persone che fuggono dagli scontri
Il fronte di Raqqa
Intanto in Siria le SDF (Siryan Democratic Forces composte da milizie curde e arabe sunnite sostenuta dagli USA) avanzano ancora all’interno di Tabqa. I combattenti hanno conquistato la stazione radio e attaccato l’area ovest della città con l’artiglieria. Parallelamente, la Coalizione internazionale anti-Daesh ha lanciato un raid sul quartiere di Iskandariya per indebolire le difese dei jihadisti e neutralizzare le loro capacità di contrattacco.
Le manovre operano su due fronti: ovest ed est, per costringere i miliziani a ripiegare in una piccola zona del centro, che verrà sigillata per evitare fughe. Nel frattempo, prosegue l’evacuazione della popolazione locale da Tabqa e Raqqah verso zone sicure. I civili sono scortati da mezzi blindati delle SDF per garantire la loro sicurezza e proteggerli da possibili attacchi dello Stato Islamico.
Prosegue anche la quarta fase dell’operazione Wrath of Euphrates a nord e a ovest di Raqqa. Le SDF hanno conquistato 3 nuovi villaggi nell’area settentrionale della roccaforte Isis: Umm Tanak, Jarou e Bir Jerbo, uccidendo 7 membri del Daesh e mettendo in fuga gli altri. I combattenti siriani, dopo aver bonificato le aree, si sono diretti verso Hatash. L’obiettivo è consolidare il controllo del quadrante e della valle di Jalab al fine di creare corridoi sicuri per il passaggio delle SDF quando comincerà l’offensiva anti-Daesh a Raqqa. Intanto, la città ha subito nuovi raid aerei internazionali, sia nel centro abitato sia a sud.
L’offensiva anti-Isis delle SDF a Raqqah opererà su 3 assi: Nord, Ovest e Sud. A proposito, stanno convergendo nell’area un gran numero di rinforzi e rifornimenti presso la base militare dei Tabqa e nelle zone settentrionali. Una volta dato l’ordine, queste si muoveranno sui 3 corridoio e si ricongiungeranno ai combattenti già presenti alle porte della roccaforte Daesh (sono a meno di 2 chilometri).
In questo modo ci potranno essere attacchi multipli contemporanei, che non daranno allo Stato Islamico la possibilità di reagire. Nella città, infatti, sono sempre meno i miliziani a seguito degli attacchi mirati e delle fughe di massa. I pochi rimasti si stanno chiudendo, sperando di resistere il più possibile. Sanno, però, di non avere nessuna possibilità di vittoria contro il nemico. Ciò anche a causa delle risorse limitate di cui dispongono e del fatto che non ne arriveranno altre. (Difesa&Sicurezza)
Foto: Esercito Iracheno, Xinhua e Stato Islamico
Francesco BussolettiVedi tutti gli articoli
Nato a Roma nel 1974, lavora all'agenzia di stampa Il Velino. E' inviato di guerra embedded dal 2003, quando partecipò alla missione Antica Babilonia con l'Esercito Italiano in Iraq. Ha coperto sul campo anche i conflitti in Afghanistan (Enduring Freedom e Isaf) e Libano (Unifil), nonché quelli in Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia) e le principali attività della Nato al fianco delle forze armate di diversi paesi. E' ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito, specialista Psy-Ops, e tra il 2012 e il 2013 ha prestato servizio a Herat nell'RPSE. Attualmente si occupa in particolare di cybersecurity.