A Marawi i jihadisti filippini resistono ancora
Nonostante e tensioni politiche tra Washington e il governo filippino del presidente Duterte, le forze speciali degli Stati Uniti hanno inviato unità di consulenti in aiuto all’esercito delle Filippine che combatte ferocemente contro i guerriglieri islamisti, riconducibili al gruppo paramilitare secessionista Abu Sayyaf, che hanno occupato parte della città a maggioranza musulmana di Marawi dove sono in corso violenti scontri da settimane.
Il 23 maggio scorso i miliziani legati all’Isis hanno infatti occupato parti della località filippina nell’isola di Mindanao usando anche scudi umani per rafforzare e difendere le proprie posizioni.
Il bilancio degli scontri è salito a 310 secondo quanto riferito dalle forze armate di Manila: 225 militanti, 59 soldati e 26 civili ma a questi numeri vanno probabilmente aggiunti gli “almeno 100 corpi” non ancora recuperati nell’area degli scontri, come stimato ieri da un funzionario locale.
Gran parte della città è stata liberata ma un gruppo di centinaia di guerriglieri affiliati all’Isis restano asserragliati in una porzione del centro, 4 dei 96 quartieri di Marawi: Marinaut, Lulut, Mapandi e il distretto commerciale di Bongolo che costituiscono circa il 20% dell’intera città.
Si calcola inoltre che i militanti utilizzino fino a 200 residenti come scudi umani. Il prolungamento della crisi e l’organizzazione dei militanti decine dei quali stranieri e appartenenti a diversi gruppi islamici radicalizzati negli ultimi anni – preoccupano i governi dell’area in quanto rappresenta il pericolo di temuto radicamento dello Stato islamico anche nel Sud-est asiatico, in un’area vulnerabile dal punto di vista della sicurezza non solo per le tradizionali rivendicazioni separatiste della comunità musulmana nelle Filippine, ma anche per i fitti contatti via mare tra miliziani islamisti di Malaysia e Indonesia.
Nonostante l’utilizzo di bombardamenti aerei, il gen. Restituto Padilla, portavoce dell’esercito, ha dichiarato ieri che non verrà più stabilita alcuna data per la completa liberazione della città indicata inizialmente nel 2 giugno, poi rimandata al 12 giugno, giorno dell’Indipendenza filippina.
Padilla ha riportato che il numero dei guerriglieri islamisti che ancora combattono a Marawi è sceso a circa 100, dai 400-500 che lo scorso 23 maggio hanno attaccato la città ma l’esercito filippino sembra essere arrivato a un punto di stallo nella sua offensiva per riconquistare la città, tanto che il loro portavoce ha smesso di dare ultimatum riconoscendo che “ci potrebbe volere del tempo” per piegare la resistenza dei militanti.
Le forze armate delle Filippine (Afp) si impegnano a non bombardare le moschee occupate dagli estremisti islamici nella città di Marawi ma hanno sollecitato i leader religiosi musulmani a dissuadere i guerriglieri dall’usare i luoghi di culto come postazioni militari per i loro attacchi. Nei giorni scorsi l’Isis ha diffuso il video dell’esecuzione di sei cristiani tenuti in ostaggio.
Poche ore prima un portavoce militare di Mindanao aveva affermato che, poiché i terroristi hanno trasformato le moschee in snodi logistici e postazioni per i cecchini, i militari sono costretti a prender di mira gli edifici nei loro attacchi aerei.”.
(con fonti Askanews, Ansa e Asia News)
Foto: Reuters e AP
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