ATTACCO ISLAMICO AL LONDON BRIDGE
(aggiornato alle ore 12.00)
L’attacco al London Bridge non aggiunge nulla di nuovo a quanto già sappiamo sulle diverse forme di minaccia terroristica portata all’Europa dai “soldati” dello Stato Islamico o di altri gruppi jihadisti.
Sette persone sono morte a Londra nell’attacco terroristico e i tre terroristi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza. Almeno 48 le persone ferite, ricoverate in 5 ospedali della capitale mentre altri contusi sono stati medicati sul posto.
Questo l’ultimo bilancio fornito dai servizi di emergenza britannici. I tre aggressori indossavano giacche che sembravano imbottite di esplosivo, ma che si sono poi rivelate false in quantio avevano il solo obiettivo di seminare il panico.
Secondo molti testimoni i tre gridavano “lo facciamo per Allah”.
L’attacco è cominciato quando un pulmino bianco ha falciato, correndo agli 80 chilometro orari, un gruppo di pedoni sul London Bridge, nel centro della città.
Poi tre uomini sono usciti dal veicolo e hanno attaccato a colpi di lunghi coltelli (circa 30 centimetri di lama) i passanti ed hanno attaccato bar e ristoranti nel vicino Borough Market, venendo infine abbattuti dalla polizia che è intervenuta tempestivamente eliminando l’ultimo terrorista in soli 8 minuti dalla prima chiamata d’emergenza.
Voci sull’esistenza di un quarto terrorista che sarebbe sfuggito all’arresto sono state smentite dalla polizia inglese. L’attacco è avvenuto a 4 giorni dalle elezioni legislative nel Regno Unito che si terranno il prossimo giovedì e sui social media è partita una campagna per posporre le elezioni dell’8 giugno. Un rinvio delle elezioni, secondo i commentatori politici, è altamente improbabile non solo per non attribuire una vittoria a jihadisti che consuiderano la democrazia un nemuico da abbattere ma anche per ragioni giuridiche.
La tecnica utilizzata dai terroristi a Londra è simile a quella applicata il 14 luglio 2015 a Nizza da Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, che a bordo di un camion uccise 86 persone, o il 19 dicembre da Anis Amri che a Berlino fece 12 vittime ad un mercatino di natale o, sempre a Londra, da Khalis Masood che il 22 marzo scorso a bordo di un auto scagliata come un ariete sul Westminster Bridge, uccise 5 persone, prima di essere eliminato.
Dopo la strage di Manchester compiuta dal kamikaze libico Salman Abedi, il premier Theresa May aveva dato il via all’Operazione Temperer che prevede lo schieramento di fino a 5.000 soldati per le strade di Londra.
Il premier Theresa May ha rivelato che la polizia britannica ha sventato “cinque credibili attacch” dal giorno dell’attentato di Westminster, nello scorso mese di marzo. Parlando da Downing Street la May ha annunciato l’intenzione di rivedere la strategia antiterrorismo.
Finora non si registrano rivendicazioni anche se pare evidente la matrice jihadista dell’attacco che su diversi social media ha scatenato l’entusiasmo dei tanti fans del Califfato.
“Sono i giorni neri che abbiamo promesso”, si legge in uno dei canali vicino all’Isis, “i lupi si sono svegliati” riferisce Site Intel Group, l’organizzazione americana che tiene sotto controllo l’attività dei gruppi estremisti sul web. L’Isis, che aveva rivendicato la strage di Manchester, sull’onda di quell’attentato aveva messo in guardia che “quello che arriverà sarà ancora più pesante per i fedeli della Croce e i loro alleati”.
Foto Getty Images, AP e CNN
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