Braccio di ferro USA-Germania: a cosa mira Trump?

Non si capisce se ne sia consapevole o meno, ma il consueto martellamento di Trump contro il pacifismo tedesco, che consentirebbe un’aggressività commerciale Made in Germany “bad” & rovinosa per gli interessi americani, rischia di vanificare gli sforzi pluridecennali dello Zio Sam di tenere “i russi fuori e i tedeschi giù” in Europa e, se vogliamo, nel mondo. Sforzi che sono stati peraltro la principale raison d’etre della Nato e della presenza statunitense al di là del loro Atlantico.

Ricapitoliamo i fatti. Il Pentagono mantiene oggi in Germania un complesso di basi – 36 complessi esistenti – in gran parte senza forze significative dislocate ma perfettamente in grado di riceverle in tempi assai ridotti – che ha equivalenti solo nella Corea del sud, che ospita 25 basi  e in Giappone (27).

La prima, tuttavia, ha il vicino bellicoso che sappiamo, è praticamente ancora in guerra, e le forze americane costituiscono l’unica dissuasione credibile per impedire alla famiglia Kim di estendere il proprio patrimonio immobiliare a tutta la penisola coreana.

Il Giappone, dal canto suo, è ufficialmente senza forze armate. Ha unità di “autodifesa” che fino a poco tempo fa erano prive di armi offensive (a suo tempo la McDonnel Douglas dovette produrre una versione puramente difensiva dei caccia Phantom II destinati al Giappone, smontando l’hardware di missione d’attacco presente nella versione americana del velivolo).

Nuovo HQ NATO a Bruxelles

Anche se ormai si tratta di una sceneggiata, il contesto geostrategico e militare dell’Asia nordorientale può quindi giustificare ancora la presenza di forze americane nell’Arcipelago (o l’ipocrisia che sottintende).

Esse assicurano innanzitutto la deterrenza nucleare e poi anche la controffensiva convenzionale “pesante” contro la minaccia cinese, russa e nordcoreana, capacità che solo ora le unità del Tenno stanno timidamente acquisendo. E comunque a nessun presidente americano, neanche all’attuale campione, è mai saltato in testa di incitare il fiero Samurai a raddoppiare il proprio bilancio della difesa per ridurre il disavanzo commerciale degli Stati Uniti nei confronti del Sol Levante, equivalente a quello verso la Germania (tra 68 a 74 miliardi di dollari, rispettivamente).

Se le si confronta alle loro omologhe in Asia le basi americane in Germania non hanno più alcuna giustificazione militare e strategica, almeno dichiarabile ed esplicita, per quanto il Pentagono si arrampichi sugli specchi della tradizionale fantasia strategica stellata. L’apparato militare russo, la principale, tradizionale e più recente minaccia potenziale all’Europa, non confina più con la Germania come ai tempi del Patto di Varsavia.

E’ arretrato di migliaia di kilometri. L’unico residuo pericolo russo che può riguardare i tedeschi è una riduzione o interruzione delle forniture di gas da parte di una compagnia a capitale misto russo-europeo, presieduta da un ex Cancelliere di Germania. La stessa interruzione (eventuale) potrebbe essere causata peraltro da diatribe fra Mosca e Kiev e certo non da qualsiasi contenzioso russo-tedesco, oggi praticamente inesistente, a parte l’Ucraina, vicenda largamente enfatizzata da americani ed est-europei.

Della missione originale delle forze americane in Europa alla quale abbiamo fatto cenno – tenere i “i russi fuori e i tedeschi giù”-è quindi rimasta solo la seconda parte, tenere i teutoni a testa bassa, sottomessi e mansueti, magari a produrre auto di lusso con le quali inondare le highway degli States.

us-air-force-bases-in-germany

E così è stato fino a qualche settimana fa, quando Trump se ne è uscito con il suo diktat ai Paesi Nato, e in particolare alla Germania, sull’aumento del loro contributo all’Alleanza Atlantica, in modo da portarlo al famoso 2% del PIL

Se la Germania raddoppiasse il suo 1% destinato annualmente alla difesa, come intima minaccioso il biondochiomato cowboy, Berlino arriverebbe a spendere quasi cento miliardi di dollari, praticamente la metà della Cina e più della Russia. Avendo a disposizione il migliore complesso industriale del mondo, quello più innovativo, completo e potente in ogni comparto produttivo, telematica, cibernetica e meccanica di precisione incluse, nonché – avendo a disposizione – la “forza lavoro” con le tradizioni più eclatanti del settore, sia ingegneristico che operativo.

Nel secolo scorso i progettisti e i militari tedeschi sono stati i migliori del mondo in ogni settore della guerra moderna. Difficile pensare che i figli e i nipoti dei formidabili guerrieri della Prima e Seconda Guerra mondiale abbiano estirpato dal loro DNA quella particolare attitudine e competenza nel combattere che ne ha fatto un modello ineguagliato dei tempi moderni.

Non si vede quale vantaggio potrebbero ricavare gli Stati Uniti da un “risveglio” del genere. E allora, qual è il significato dell’offensiva trumpiana? Solo stolidità, inesperienza internazionale o mancanza di “mestiere”?

Francamente oggi non è chiaro. Potrebbe essere il non rendersi conto – da parte dell’inquilino forse temporaneo della Casa Bianca – che i contributi Atlantici da raddoppiare non riguardano le spese comuni per l’Alleanza, veramente minimali (anche se il nuovo faraonico QG dell’Alleanza dà da pensare), ma i bilanci nazionali della difesa, che appartengono innanzitutto agli stati. Ognuno può farne quello che crede.

Non sono formalmente vincolati ad un impiego esclusivamente Nato. Sembra ovvio – americani, francesi e britannici lo hanno ampiamente dimostrato coi fatti – ma evidentemente non lo è, almeno sulle rive del Potomac.

Oppure – cui prodest? – Trump sta surrettiziamente favorendo un riarmo tedesco alla grande, rispondendo alle ragioni del sangue (suo nonno era tedesco). Spingendo ancor più avanti il paradosso, il presidente americano starebbe favorendo, consapevolmente o meno, la solidificazione militare dell’Unione Europea che ha subito un’improvvisa accelerazione con la Brexit e l’emergere di questa estemporanea presidenza americana. L’attivismo dei dirigenti UE di oggi, la nostra Mogherini in testa, sembra stia riuscendo a cogliere un’opportunità insperata solo pochi anni or sono. Ma ci vuole molta attitudine al complottismo per spiegare quanto sta avvenendo con queste ipotesi…

Foto: CNN, Nato e Politicseek

Ufficiale di Marina in spirito ma in congedo, ha fatto il funzionario Nato e il dirigente presso aziende attive nel settore difesa. Scrive da quasi un quarantennio su argomenti navali, militari, strategici e geopolitici per pubblicazioni specializzate e non. Vive a Roma.

Login

Benvenuto! Accedi al tuo account

Ricordami Hai perso la password?

Lost Password

My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Inoltre, questo sito installa Google Analytics nella versione 4 (GA4) con trasmissione di dati anonimi tramite proxy. 

Prestando il consenso, l'invio dei dati sarà effettuato in maniera anonima, tutelando così la tua privacy. 

Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: