Baghdadi morto, Mosul liberata e la Coalizione resterà in Iraq (con più carabinieri?)
Lo Stato Islamico (Isis) avrebbe confermato, in un breve comunicato, la morte del suo leader Abu Bakr al Baghdadi e nominato un “nuovo Califfo” chiedendo ai suoi combattenti di “resistere”. Lo riferisce la tv satellitare irachena al-Sumaria che cita fonti dell’IS a Ninive, governatorato iracheno il cui capoluogo è Mosul, città liberata dagli iracheni domenica scorsa dopo 9 mesi di battaglia.
“L’Organizzazione di Daesh (acronimo in arabo dell’Isis), attraverso la sua macchina propagandistica nel distretto di Tal Afar (ovest di Mosul) ha diffuso un comunicato molto breve nel quale ha confermato l’uccisione del suo leader al Baghdadi senza fornire ulteriori dettagli”, ha detto all’emittente una fonte locale nel governatorato iracheno di Ninive, aggiungendo che “l’annuncio era atteso dopo che era stato tolto il divieto in città di parlare pubblicamente della morte di al Baghdadi due giorni fa.
Nel suo comunicato – ha aggiunto l’emittente- l’Isis ha annunciato che presto renderà pubblico il nome del nuovo Califfo e ha chiesto ai suoi combattenti di resistere nelle roccaforti del Califfato e di non farsi condizionare dalla sedizione”, espressione che secondo la fonte “indica che ci sono complessi problemi interni che sta attraversando l’organizzazione in questo momento.
L’annuncio della morte di al Baghdadi con un comunicato molto breve e per giunta senza diffondere un necrologio come è avvenuto in passato con altri leader dell’Isis uccisi negli ultimi mesi, suscita molti interrogativi, soprattutto perchè al-Baghdadi rappresentava il vertice della piramide dell’organizzazione””, ha detto ancora la stessa fonte.
Per non ripetere l’errore di Barack Obama, che a fine 2011 ritirò precipitosamente tutte le truppe dell’Iraq, creando il vuoto in cui nacque Isis (l’allora presidente a gennaio 2014 definì la milizia jihadista il gruppo “la riserva di una squadra giovanile di basket”), le truppe Usa e di alcuni Paesi alleati resteranno nel Paese anche dopo la sconfitta definitiva dello Stato Islamico. Lo ha annunciato il generale di corpo d’armata Usa, Stephen Townsend, comandante dell’Operazione Inherent Resolve, le e truppe della Coalizione anti Isis a guida americana, spiegando che una richiesta in tal senso è stata avanzata anche da Baghdad.
“Il nostro governo è interessato (come quello iracheno nel mantenere delle truppe nel Paese, ndr) e ci sono diverse forze della Coalizione che hanno espresso la volontà di unirsi allo sforzo” per cui “posso anticiparci che ci sarà una presenza della Coalizione qui anche dopo la sconfitta di Isis”.
Il generale Townsend (veterani del conflitto afghano dove ha guidato il Regional Command East) ha aggiunto: “Tutti noi ricordano quello che è successo alla fine del 2011 quando le forze Usa e della Coalizione lasciarono l’Iraq l’ultima volta e abbiamo visto cosa ci è costato intervenire tre anni dopo (2014, quando Isis conquistò a giugno Mosul, ndr). Non penso che nessuno voglia assistere ad un replay di quello che abbiamo vissuto all’epoca”. Attualmente ci sono 5.000 soldati Usa e Townsend(nella foto sotto) ha chiarito che il contingente che resterà in futuro sarà ridotto.
La rimodulazione della presenza militare alleata riguarda anche il contingente italiano di 1.400 militari che potrebbe ridursi nella sua componente di Esercito ed Aeronautica per potenziare quella dei Carabinieri.
E’ quanto emerge dai colloqui di Washington tra il ministro della Difesa, Roberta Pinotti e il segretario alla Difesa James Mattis. “Abbiamo analizzato tutti gli scenari – ha proseguito la ministra – La crisi del Golfo, l’Arabia Saudita, il Qatar, la questione Corea del Nord. Quindi Afghanistan, Iraq, Libia e Siria. Un ragionamento a 360 gradi”- ha detto Pinotti.
Partendo dalla situazione irachena: “Abbiamo espresso soddisfazione per la ripresa di Mosul, ma anche preoccupazione per la crisi umanitaria, per la popolazione civile che esce distrutta da questa esperienza terribile. Pensiamo entrambi che occorra guardare con attenzione al post, alla ripresa, perché è su quel terreno che si giocherà davvero il futuro dell’Iraq”. Pinotti non ha nascosto il suo compiacimento per il riconoscimento che Mattis ha tributato ai carabinieri italiani. “Abbiamo dato la disponibilità ad aumentarne il numero rimodulando la missione, che ora conta 1400 militari. Attualmente i carabinieri sono un centinaio”. Sul tavolo anche la situazione in Afghanistan.
Pinotti riferisce il giudizio positivo di Mattis sull’operato italiano ad Herat. “Sull’Afghanistan gli Usa pensano che non sia da riaprire una strategia militare di grandi numeri come in passato. L’obiettivo deve essere formare le truppe afgane e su questa base agire su una situazione più complessiva”. Non si parla al momento di un aumento delle truppe italiane “Siamo circa 950 e siamo già tra i contributori più importanti, credo i secondi dopo gli Stati Uniti”. Potrebbero però essere messi a disposizione degli addestratori specializzati, ma i numeri resterebbero quelli stabiliti.
Lo stesso ministro Pinotti, in un’intervista a La Stampa, ha annunciato la possibilità che i carabinieri possano contribuire a stabilizzare Raqqa, la capitale del Califfato in Siria, una volta che la città sarà caduta e “se in Siria si creeranno le condizioni politiche”.
In Iraq, ha detto Pinotti “l’obiettivo principale prima era addestrare l’esercito, ora potremmo intensificare la missione dei Carabinieri per produrre numeri maggiori di polizia locale”. Per quanto riguarda Raqqa, “per allargare l’azione bisognerà vedere se si chiarisce la questione politica in Siria, quali truppe addestrare e su che base. Nell’ambito di una possibile chiarificazione delle condizioni, le forze in campo, e il percorso politico, potremmo trovare un contributo”.
(con fonti AFP, AGI e Askanews)
Foto Getty Images, Stato Islamico, Operazione Prima Parthica e Youtube
RedazioneVedi tutti gli articoli
La redazione di Analisi Difesa cura la selezione di notizie provenienti da agenzie, media e uffici stampa.