Le salme dei miliziani dell’Isis uccisi a Sirte restano in freezer

Ventiquattro stati “arabi e stranieri” si rifiutano di ritirare le salme di propri cittadini, foreign fighters dello Stato Islamico (Isis) uccisi nella battaglia di Sirte, in Libia, combattuta tra maggio e dicembre 2016.

Lo hanno riferito le forze che effettuarono l’operazione “al Bayan al Marsus”, (“Struttura Solida”) e che fanno capo al governo d’Accordo nazionale di Fayez al Sarraj riconosciuto dalle Nazioni Unite.(

“Le autorità di sicurezza continuano a trattenere centinaia di cadaveri di elementi dell’Isis dalla fine delle operazioni di Sirte e questo perchè molti Stati rifiutano ad oggi di ricevere le loro salme”, recita il testo di un comunicato diffuso dal comando che fa capo alle milizie di Misurata.

Si tratta di “salme di persone appartenenti a circa 24 Paesi arabi e stranieri”, identificate con il DNA e in molti casi da circa un anno sono conservati in celle frigorifero a Misurata, alcune delle quali non sono in funzione a causa della ripetuta interruzione della corrente elettrica” si aggiunge nel comunicato che non precisa le nazionalità né il numero esatto dei combattenti uccisi anche se è noto che tra i miliziani dell’Isis uccisi in Libia vennero trovati cittadini iracheni, siriani, algerini, tunisini, sudanesi, egiziani e di molte altre nazionalità inclusi alcuni “europei” di origine araba.

(con fonte Reuters)

Foto: AP/Askanews

 

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