Pentagono: stop al programma di arruolamento di stranieri
Aveva iniziato, ancora adolescente, a lavorare come interprete degli americani di stanza nella sua Kirkuk nel 2005. Poi Rani Rafeeq aveva seguito il suo sogno americano fino a Portland, in Oregon, dove si è trasferito sette anni dopo per laurearsi in ingegneria.
E sperava di portare a compimento questo sogno entrando nell’esercito, avvalendosi del programma che permetteva i giovani immigrati di arruolarsi in cambio di percorso facilitato verso la cittadinanza. Un prugranmma che durante la Operazioni Enduring Freediom e Iraqi Freedom (quando le forze USA avevano bisogno di personale) vide molti casi di cerimonie di consegna della cittadinanza statunitense a militari stranieri in servizio in Iraq e Afghanistan.
Si è iscritto nelle liste di arruolamento nel gennaio del 2016, ma quando lo scorso settembre è arrivato il momento del suo addestramento il programma è stato bloccato. Ed ora Rafeeq si è rifugiato in Canada per il timore di finire vittima del giro di vite varato dall’amministrazione Trump sull’immigrazione. E finire deportato in Iraq dove sarebbe stato esposto alle vendette e alle rappresaglie dello Stato Islamico in quanto ‘collaborazionista’ degli americani.
“Ho sempre amato i militari americani ed il mio sogno era essere uno di loro”, ha detto il 29enne curdo iracheno al Washington Post, spiegando di aver deciso di chiedere asilo al Canada in vista della scadenza del suo visto turistico il prossimo primo agosto.
“Non posso tornare a Kirkuk – ha concluso – mi ucciderebbero”. Quella di Rafeeq è una delle tante storie delle 1800 reclute straniere come lui che si sono viste annullare il loro contratto di arruolamento dopo lo stop del programma. Almeno un migliaio infatti hanno aspettato così tanto la ‘chiamata’ militare che ora i loro permessi di soggiorno sono scaduti.
Tanto che alcuni membri del Congresso hanno chiesto al segretario alla Difesa, Jim Mattis, di rispettare i contratti già stipulati sulla base del programma che, prima di venire bloccato, ha concesso la cittadinanza a 10.400 militari americani dal 2009. Al capo del Pentagono è stato ricordato che Rafeeq e gli altri che rischiano la deportazione hanno già giurato fedeltà alla bandiera americana e quindi possono rischiare persecuzioni o addirittura la morte se rimpatriati in Paesi avversari di Washington.
Senza contare che potrebbero essere usati per operazioni di propaganda anti-americani, costretti a raccontare in pubblico “come sono stati traditi dall’America”, ha sottolineato Tom Malinowski, che è stato assistente segretario di Stato per i diritti umani dell’amministrazione Obama.
(con fonte AdnKronos/Washington Post)
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