Sarin a Khan Sheykhoun: Damasco contesta il rapporto dell’Opac
Nuovo duello verbale tra l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), Mosca e il governo di Damasco per l’uso di armi a di Khan Sheikhoun, nella “sacca di Idlib” controllata dalle milizie jihadiste nel nord della Siria.
Il direttore dell’Opac, il turco Ahmet Uzumcu ha confermato l’uso di Sarin aggiungendo che i responsabili “devono essere perseguiti per i loro crimini”
Le indagini non hanno tuttavia individuato responsabili dell’attacco che il 4 aprile scorso causò la morte di 90 persone e provocò la risposta americana con il lancio di missili Tomahawk contro la base aerea dalla quale si presume fosse stato sferrato l’attacco chimico. In base al rapporto, frutto di una missione d’inchiesta, ora una commissione congiunta Onu-Opac stabilirà la responsabilità del raid, che Washington, Ankara e molti paesi arabi ed europei hanno attribuito a Damasco.
Il governo russo ha denunciato il giorno stesso come “politicamente motivato” il rapporto dell’Opac.
Quelli dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ha spiegato il ministero degli Esteri in una nota, sono dati “problematici” e “non sorprende che siano messi in discussione”. Il rapporto, presentato alle Nazioni Unite, conferma l’uso di armi chimiche sui civili basandosi su analisi compiute sulle vittime e su campioni ambientali, e grazie all’ascolto di testimoni oculari ribadendo di fatto quanto preannunciato lo scorso 19 aprile, quando L’Opac rese noto che da un esame preliminare emergevano evidenze incontrovertibili dell’esposizione degli abitanti del villaggio a gas Sarin.
Il governo siriano ha invece ricordato che l’Opac non ha potuto inviare i suoi esperti nella località controllata da miliziani delle opposizioni e che si è avvalsa di fonti non imparziali. Citato dal sito in arabo dell’agenzia di notizie russa Sputnik, il viceministro degli Esteri siriano Faysal al Miqdad ha ribadito che “la Siria non ha più armi chimiche” e che l’Opac ha condotto la sua inchiesta su Khan Shaykhoun “in Turchia, un Paese ostile alla Siria, basandosi su testimoni che sono dei miliziani. Che inchiesta imparziale può essere dunque?”.
Miqdad ha inoltre affermato che l’Opac ha informato, con una lettera, il governo siriano di “non poter inviare la squadra di esperti a Khan Shaykhoun”. Citato invece dall’agenzia governativa siriana Sana, il vice ministro degli Esteri ha affermato che il governo di Damasco “ha ospitato l’Opac dovunque hanno chiesto di andare” ma Khan Shaykhoun si trova fuori dal controllo governativo.
Molte le perplessità circa le responsabilità di Damasco (che non trarrebbe nessun vantaggio dall’uso di armi chimiche) in quell’attacco documentato solo dalle immagini dell’Idlib Media Center, organism0 controllato dai qaedisti dell’ex Fronte al-Nusra.
Il cratere mostrato sembra prodotto più da un razzo d’artiglieria di calibro limitato (in dotazione anche ai ribelli) che non dall’ordigno lanciato da un aereo da attccoa Sukhoi Su-22 mentre le immagini dei soccorsi mostrano paramedici privi degli equipaggiamenti protettivi necessari ad operare in m,bienti contaminati dal Sarin.
Anche il numero limitato di vittime (tra 58 e 90 a seconda delle fonti) non è compatibile con un attacco chimico condotto su vasta scala con ordigni sganciati da aerei.
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