Erdogan pone gli 007 turchi ai suoi ordini diretti

Ankara ristruttura l’intelligence trasferendo gli 007 sotto il diretto controllo della presidenza della Repubblica. E’ questo il nocciolo duro della riforma dei servizi segreti contenuta nei due decreti leggi approvati oggi dal governo turco in virtù dello Stato di emergenza entrato in vigore in Turchia dopo il fallito golpe del 15 luglio 2016.

Lo riferisce l’agenzia di Stato turca Anadolu.  L’organizzazione nazionale di intelligence (Mit), alle dirette dipendenze del primo ministro, dovrà ora rispondere al presidente turco Recep Tayyip Erdogan il quale sarà anche a capo dell’organo di coordinamento nazionale dei servizi segreti che sovraintende alle attività di intelligence del Mit, e a quelle delle forze militari e di polizia.

Tra le modifiche introdotte dai provvedimenti, anche l’ampliamento dei poteri di controllo della presidenza sulla raccolta delle informazioni all’interno del Paese e all’estero. Il Mit inoltre potrà raccogliere informazioni sulle Forze armate e sul personale del ministero della Difesa, competenza che in precedenza spettava alle forze militari.

Il presidente avrà il controllo di tutte le eventuali azioni giudiziarie avviate dai pm contro il direttore del Mit. Un procuratore che voglia avviare un’indagine sul responsabile dell’organo di intelligence dovrà infatti chiedere l’autorizzazione al presidente per poterlo fare.

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In caso di rifiuto, il pm potrà fare ricorso al Danistay, il Consiglio di Stato, entro 10 giorni. Ogni indagine avviata dal direttore del Mit, poi, dovrà passare per il capo procuratore della Yargitay, la Corte di Cassazione turca.

Non si fermano intanto le purghe in Turchia a oltre un anno dal colpo di stato fallito. Con due nuovi decreti dello stato d’emergenza, pubblicati oggi sulla Gazzetta ufficiale di Ankara, altri 928 dipendenti sono stati cacciati dalle pubbliche amministrazioni per presunti legami con organizzazioni terroristiche. La maggior parte delle nuove epurazioni riguarda il ministero degli Interni e gli enti collegati (212) e le forze armate (205).

Nella lista figurano anche altri 120 accademici. Gli stessi decreti prevedono inoltre il reintegro di 57 lavoratori, sospesi in precedenza con accuse analoghe, e la chiusura di 6 associazioni. Dal tentativo di putsch, in Turchia oltre 50 mila persone sono state arrestate e circa 120 mila licenziate o sospese.

Il sistema di intelligence turco (da Gnosis)

(con fonti Adnkronos e Ansa)

Foto Lookout News

 

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