Reuters: gruppo armato libico blocca le imbarcazioni dei migranti
di Aidan Lewis e Steve Scherer
Tunisi/Roma – Reuters – – In Libia un gruppo armato sta impedendo che le imbarcazioni che trasportano migranti salpino da Sabrata, città a ovest di Tripoli che è stata finora un “trampolino” per i trafficanti di esseri umani, e nell’ultimo mese ha provocato un drastico calo delle partenze, come riferiscono alcune fonti locali.
La rivelazione getta nuova luce sul forte calo dell’arrivo di migranti in Italia, che è diventata la principale destinazione di migranti diretti in Europa.
A luglio gli arrivi dal Nord Africa sulle coste italiane sono calati di oltre il 50% rispetto a un anno prima, e ad agosto il calo è stato finora anche maggiore. Di solito luglio e agosto sono i mesi di picco per gli sbarchi di migranti, grazie alle condizioni favorevoli in mare.
Fonti dalla città libica, che si trova a 70 km a ovest di Tripoli, dicono che il calo improvviso degli arrivi è stato causato dalla comparsa di un nuovo gruppo che impedisce ai migranti di imbarcarsi, anche rinchiudendoli. Il gruppo “lavora sul terreno, sulla spiaggia, per impedire che i migranti si imbarchino verso l’Italia”, dice un attivista della società civile che preferisce restare anonimo.
Il gruppo è composto da centinaia di “civili, poliziotti, esponenti militari”, dice la fonte. E sta conducendo “una campagna molto forte” lanciata da “un ex boss della mafia”, spiega una seconda fonte da Sabrata, che segue da vicino le attività dei trafficanti.
Una terza fonte con contatti in Libia dice che il gruppo di Sabrata “sta facendo uno sforzo significativo per pattugliare l’area”.
Le due fonti dalla città costiera dicono che il gruppo dispone di un centro di detenzione per migranti tornati indietro o strappati ai trafficanti. Una fonte ha inviato una foto in cui si vedono centinaia di migranti seduti sulla sabbia di fronte a alto muro.
Una delle fonti ha detto di ritenere che il gruppo stia cercando legittimazione e sostegno finanziario dal governo di Tripoli, sostenuto dall’Onu, con cui alcuni paesi europei hanno cercato di mediare un accordo per contenere la partenza di migranti.
Un funzionario del dipartimento del ministero dell’Interno per il contrasto dell’immigrazione clandestina non ha risposto alla richiesta di commenti.
Non è stato possibile contattare il gruppo, che secondo la terza fonte verrebbe chiamato “Brigata 48”, sebbene altre fonti non lo confermino.
L’Italia sta cercando di rafforzare la capacità del governo di Tripoli di bloccare il traffico di esseri umani con finanziamenti, addestramento e con l’invio di una nave per aiutare la marina libica.
Dal 2014, sono circa 600.000 i migranti che hanno raggiunto l’Italia dal Nord Africa attraverso il Mediterraneo. Oltre 12.000 sono morti nella traversata.
La maggior parte dei migranti salpa dalla costa occidentale della Libia. Dopo che nel 2015 c’è stata una sollevazione contro i trafficanti a Zuwara, Sabrata è diventata il principale punto di imbarco.
L’Italia punta a stringere con la Libia un accordo simile a quello stipulato dalla Ue con la Turchia l’anno scorso, che ha fatto diminuire fortemente l’arrivo di migranti attraverso la Grecia e i Balcani.
Con le elezioni attese per la prossima primavera, il governo italiano è impegnato a dimostrare di poter bloccare, o almeno ridurre, l’ondata di migranti.
Ma eventuali progressi in Libia rischiano comunque di essere fragili, visto che il paese è attraversato da vari conflitti interni seguiti alla cacciata di Muammar Gheddafi, nel 2011.
Alcuni migranti soccorsi in mare la settimana scorsa hanno confermato che la situazione a Sabrata è mutata, ha detto un portavoce dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che ha intervistato persone sbarcate a Trapani.
“Dicono che era molto difficile partire da Sabrata. C’era gente che bloccava le barche prima della partenza, e se uscivano in mare venivano rimandate subito indietro”, ha detto il portavoce Flavio Di Giacomo, aggiungendo che alcuni migranti sono stati respinti anche prima di arrivare a Sabrata.
La scorsa settimana l’agenzia Ue per il controllo delle frontiere, Frontex, ha detto che “scontri a Sabrata” hanno contribuito al calo di luglio, citando anche le mutevoli condizioni del tempo e la presenza accresciuta della guardia costiera libica. Le fonti di Sabrata non erano al corrente di alcuno scontro.
Un’altra novità nelle ultime settimane è stata la stretta sul traffico di migranti dal Bangladesh e dal Nord Africa all’aeroporto Mitiga di Tripoli, dopo che una milizia che controllava il vero e proprio commercio è stata cacciata da un gruppo armato alleato del governo all’inizio di luglio, dicono funzionari libici ed europei.
Ma anche in questo caso, come per il rallentamento dei flussi di migranti dal Niger verso la Libia, potrebbe volerci tempo, per vedere effetti concreti. In Libia sono centinaia di migliaia i migranti che aspettano di poter partire. E a Sabrata la nuova situazione potrebbe non durare.
In passato, senza la presenza di autorità centrali che li controllassero, i trafficanti si sono adattati e le rotte sono cambiate.
La settimana scorsa i trafficanti hanno iniziato a usare per le partenze una zona a est di Tripoli, vicino ad Al Khoms, ha detto a Reuters Chris Catrambone, cofondatore dell’associazione Migrant Offshore Aid Station (MOAS).
Tre grossi gommoni sono partiti dall’est, ha detto Catrambone, mentre sono una piccola imbarcazione con a bordo 26 persone è stata ritrovata a ovest di Tripoli.
“Il mare era piatto come un lago, la settimana scorsa, eppure c’erano poche barche”, ha detto l’uomo.
Il governo di Tripoli ha scarso controllo sui gruppi armati nella Libia occidentale, e nessun potere sulle fazioni che controllano la zona orientale del Paese.
La fonte della società civile da Sabrata dice che il nuovo gruppo potrebbe smettere di operare se non ricevesse sostegno da Tripoli.
Il potere delle reti di trafficanti non verrà meno fino a che non vi sarà “una fonte legittima di ordine” in Libia, dice un importante diplomatico, parlando della situazione mutata all’aeroporto di Tripoli e paragonando la situazione a un vaso rotto: “Rincolliamo un angolo, ma il resto è in mille pezzi”.
(Ha collaborato Ahmed Elumami)
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Foto: AP, Frontex, LaPresse e Guardia Costiera libica
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