Trump annuncia rinforzi militari in Afghanistan

Alla fine Trump ha deciso ma la “nuova strategia afghana” non cambierà un granchè. Ha annunciato ieri per l’ennesima volta un maggiore impegno militare  in Afghanistan, avvertendo contro i rischi di “uscita prematura” dal conflitto che coinvolge gli Stati Uniti da 16 anni, da subito dopo l’11 settembre 2001, la guerra “più lunga della storia americana”.

Nella base di Fort Myer, in Virginia, per illustrare la sua nuova linea sull’Afghanistan, il presidente che voleva abbandonare Kabul e che ora vuole restare fino alla “vittoria finale” ha spiegato perché ha cambiato idea.

In 20 minuti di discorso nella base alle porte di Washington davanti a circa 2.000 militari e alla sua Amministrazione, Trump ha avvertito che un ritiro prematuro “creerebbe un vuoto” che i terroristi sarebbero pronti a colmare, proprio come è avvenuto in Iraq. “Avevo promesso di uscire dalla guerra in Afghanistan, avevo seguito il mio istinto. Ma è diverso quando sei presidente, quando sei seduto dietro alla scrivania dell’ufficio ovale. Adesso ho deciso una strategia per continuare una guerra che deve finire non in una data stabilita, dando un numero, ma quando saranno raggiunti degli obiettivi”, ha detto Trump.

Abbandonare Kabul, significherebbe anche disonorare i militari Usa morti in Afghanistan, ha proseguito il presidente, indicando gli uomini in divisa come esempio di “unità” nel Paese.

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Sul numero dei rinforzi e sui tempi di afflusso in Afghanistan Trump non ha fornito dettagli. “Non dirò’ quando attaccheremo ma attaccheremo” ha assicurato ma il nuovo piano approvato a inizio luglio prevede l’invio di 3.900 militari Usa, per i quali il Pentagono ha già’ ottenuto il via libera della Casa Bianca che si aggiungeranno agli 8.400 già dispiegati nel paese asiatico dei quali 6.900 impegnati nella missione Nato Resolute Support che offre solo addestramento e consulenza alle forze di Kabul (di cui fanno parte anche 5mila militari alleati inclusi 950 italiani, 850 tedeschi e altrettanti turchi) mentre 1.500 militari USA compongono reparti aerei e di forze speciali che conducono azioni offensive nell’ambito dell’Operazione tutta americana di combattimento Freedom Sentinel.

Gli Usa continueranno a lavorare per rafforzare le forze di sicurezza afghane perchè “più forti diventano, meno avremo da fare noi”, ma Trump ha precisato che non si tratta di un “assegno in bianco” per Kabul. “La nostra pazienza non è illimitata e manterremo gli occhi aperti”, ha avvertito. L’obiettivo degli Usa non è quello di ricostruire il Paese o di esportare la democrazia con l’esercito, ha rimarcato, perchè a decidere il futuro di Kabul saranno gli afghani. Lo scopo di questa campagna, ha concluso, “è proteggere gli americani, impedire un altro 11 settembre, sconfiggere ed eliminare i terroristi per sempre”.

afghan-war-isaf-patrol-10 L’annuncio di Trump non sembra quindi avere un grande peso militare e non cambia la strategia USA poiché 4mila soldati non faranno la differenza in un paese che per metà è tornato sotto il controllo dei talebani dopo il ritiro dei 140 mila militari alleati voluto nel 2010 da Barack Obama e attuato tra il 2011 e il 2014.

(circa la situazione sul campo in Afghanistan ricordiamo l’ampia analisi di Marco Leofrigio)

Inoltre non viene specificato se i rinforzi avranno compiti solo di combattimento o se verranno divisi tra consiglieri militari destinati all’Afghan National Army nell’ambito di Resolute Support e unità da combattimento per rafforzare Freddom Sentinel.

Curiosamente Trump rende note le sue intenzioni a Kabul dopo la defenestrazione di Steve Bannon, uomo che all’interno dell’amministrazione si era esposto a favore di un piano alternativo che prevedeva l’invio di 5 mila contractors con un centinaio di aerei ed elicotteri della società militare privata Academi guidata da Erik Prince già amministratore delegato della discussa Blackwater (tema di cui ci siamo occupati pochi giorni or sono con l’ampio articolo di Pietro Orizio).

FILE PHOTO: U.S. Army soldiers from the 2nd Platoon, B battery 2-8 field artillery, fire a howitzer artillery piece at Seprwan Ghar forward fire base in Panjwai district, Kandahar province southern Afghanistan, June 12, 2011. REUTERS/Baz Ratner/File Photo

Sul piano geopolitico invece l’annuncio di Trump si caratterizza per l’attacco al Pakistan.

“Oggi ci sono 20 organizzazioni terroristiche tra Afghanistan e Pakistan, la più alta concentrazione al mondo” ha affermato Trump. “Dobbiamo fermare il riemergere di porti sicuri che consentono ai terroristi di minacciare l’America e dobbiamo evitare che armi e materiale nucleare arrivino nelle mani dei terroristi. Non possiamo stare in silenzio e lasciare che i terroristi continuino a essere liberi in Pakistan”. Il presidente ha parlato direttamente al governo di Islamabad ammonendolo che “ha molto da perdere se continua ad ospitare criminali nostri nemici mentre da noi riceve miliardi”.

Un monito a Islamabad che va letto nell’ottica dell’intesa di ferro tra USA e l’India con Nuova Delhi che si è detta disposta a inviare 5 mila militari in Afghanistan: “l’india scambia miliardi di dollari con il nostro paese grazie al commercio, ma vogliamo che faccia di più in Afghanistan e per la stabilità dell’area”. Un’ipotesi che difficilmente indurrà i pakistani a contrastare con maggiore efficacia i Talebani afghani.

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Il segretario alla Difesa americano James Mattis ha detto che un certo numero di alleati americani sono “anche” pronti ad aumentare il numero delle loro truppe nel conflitto in Afghanistan, nell’ambito degli sforzi per combattere i terroristi e tra questi potrebbe anche esservi l’Italia che schiera meno di mille soldati per lo più a Herat, nell’ovest del paese, e potrebbe aggiungere qualche decina di consiglieri militari al suo contingente.

Per il portavoce dei talebani, Zabiullah Mujahid, il discorso di Trump è “vecchio” e soprattutto esprime una “politica non chiara.  Finché ci sarà anche un solo soldato americano sul nostro territorio e finché continueranno a imporci la guerra proseguiremo la nostra jihad con piena determinazione”.

Entusiasta invece per “l’impegno durevole” di Washington il presidente afgano, Ashraf Ghani. “Non potete vincere questa guerra” ha detto rivolgendosi ai talebani “per voi le porte della pace e del negoziato sono aperte”.  Anche la NATO apprezza il discorso di Trump “Accolgo con favore il nuovo approccio basato su condizioni del presidente Trump verso l’Afghanistan e la regione” ha detto il segretario generale, Jens Stoltenberg, aggiungendo che la Nato “non consentirà che l’Afghanistan diventi un rifugio di terroristi che possano attaccare i nostri Paesi”.

@GianandreaGaian

Foto: US.DoD, Reuters e AP

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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