La finta guerra di Corea tra muscolarità e “consigli per gli acquisti”

Da Il Mattino del 19 settembre (titolo originale “Corea, i lanci di missili e bombe hanno anche obiettivi commerciali”)

Se non ci fossero di mezzo arsenali nucleari e chimici di Pyongyang a rendere impraticabile una soluzione militare, l’incredibile escalation di test, simulazioni ed esercitazioni in atto nella Penisola Coreana indurrebbe a credere a imminenti opzioni belliche.

I missili disarmati (cioè privi di testate attive) di Pyongyang hanno sorvolato due volte il Giappone avvicinandosi a meno di 200 chilometri dalle basi aeree e navali statunitensi a Guam.

Seul ha risposto prima testando in un poligono bombe anti-bunker fornite dagli americani per colpire in profondità le postazioni sotterranee di Pyongyang, poi lanciando due missili balistici a medio raggio uno dei quali è però caduto in mare per un guasto (non senza qualche imbarazzo nello stato maggiore di Seul) mentre ieri le bombe inerti americane hanno colpito obiettivi sempre in un poligono sudcoreano.

Lo scopo di tutte queste attività è per tutti mostrare bandiera, far vedere i muscoli confermando all’avversario la capacità di rispondere con prontezza ed efficacia a ogni tipo di minaccia.

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Del resto se l’opzione militare più volte evocata da Donald Trump per unire Kim Jong-un non è attuabile è altrettanti evidente che Stati Uniti e alleati hanno deciso di rispondere colpo su colpo alle provocazioni nordcoreane con bombardamenti simulati, lanci di missili ed esercitazioni.

Attività militari che hanno anche una vocazione commerciale. Pyongyang ha incassato valuta pregiata grazie all’export di tecnologia missilistica in Medio ed Estremo Oriente e i successi nei test dell’intercontinentale Hwasong 14 e del Hwasong 12 a medio raggio non saranno certo sfuggiti a clienti quali Pakistan e Iran che basano sullo sviluppo dei modelli nordcoreani i loro arsenali balistici.

Ieri 2 bombardieri americani B-1B decollati da Guam accompagnati da 4 cacciabombardieri F-35B dei Marines partiti dal Giappone hanno lanciato con precisione bombe dotate del sistemi di guida gps ma non dell’esplosivo in un poligono sudcoreano distante 40 chilometri dal confine del 38° Parallelo.

Ad affiancare i jet a stelle e strisce c’erano 4 caccia sudcoreani F-15K. Difficile non notare che F-35 realizzato da Lockheed Martin e le versioni più avanzate dell’F-15 prodotto da Boeing sono oggi i cavalli di battaglia dell’export aeronautico militare di Washington. Il Pentagono ha voluto dotare i Marines degli F-35B (versione a decollo corto e atterraggio verticale) per rischierarli rapidamente in Giappone nonostante l’aereo abbia solo la capacità operativa iniziale e i ritardi nello sviluppo del software ne limitino sensibilmente le prestazioni belliche reali.

Una scelta “più commerciale che militare”, incoraggiata dalla considerazione che, oltre a molti alleati della NATO (l’Italia ne comprerà 90), anche Tokyo e Seul hanno ordinato l’F-35 in versione A e potrebbero in futuro chiederne a Washington altri proprio nella versione B imbarcabile sulle loro nuove navi portaeromobili.

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Che la crisi coreana, come i conflitti e le tensioni del passato, costituisca anche un’importante vetrina per gli equipaggiamenti militari non deve stupire. A fine settembre statunitensi, sudcoreani e giapponesi simuleranno la difesa congiunta con i loro sistemi di difesa antimissile basati a terra e in mare contro un massiccio lancio di missili balistici dalla Corea del Nord.

Con la supervisione statunitense verranno mobilitati Patriot, Thaad e Aegis, tutti sistemi “made in USA” il primo già esportato a Tokyo e Seul, il secondo schierato dall’Esercito Usa a Guam e in Corea del Sud e il terzo valutato dal Giappone per dotarsi di un nuovo e più efficace “scudo” da basare a terra.

Le esercitazioni in atto o previste non si fermano qui. Russi e cinesi stanno effettuando manovre navali non lontano dalle acque della Corea del Nord, a monito contro l’eccessiva presenza militare americana così vicino a loro confini, mentre tra pochi giorni l’arrivo di una portaerei USA darà il via a nuove esercitazioni navali tra US Navy e flotta di Seul in cui gli F-35 dei Marines troveranno probabilmente una nuova vetrina.

@GianandreaGaian

Foto KCNA, US DoD e YouTube

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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