Washington stanzia 2,2 miliardi per armare i curdi siriani
Gli Stati Uniti avrebbero deciso di spendere fino a 2,2 miliardi di dollari in armi di modello russo/sovietico da fornire ai miliziani curdi siriani delle Forze Democratiche Siriane (SDF) che combattono contro l’Isis ma contendono il territorio anche alle forze di Damasco e ai loro alleati.
È quanto emerge da un’indagine del Balkan Investigative Reporting Network (BIRN) e dell’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP), organizzazioni di giornalisti investigativi. Il Pentagono farebbe affidamento anche su fornitori da Kazakistan, Georgia e Ucraina, considerato che i paesi Balcanici e dell’Est Europa non riescono a soddisfare la domanda di armi.
Gli Stati Uniti avrebbero cominciato ad acquistare le armi sotto l’amministrazione Obama e fino allo scorso maggio, sarebbero stati spesi oltre 700 milioni di dollari per fucili Ak-47, lanciarazzi Rpg, mortai e altre armi e munizioni.
Oltre 900 milioni di dollari di spesa sono stati previsti entro il 2022 e quasi 600 milioni in più sono stati già previsti o richiesti dall’amministrazione Trump.
In tutto, si tratterebbe appunto di circa 2,2 miliardi di dollari di spesa e le armi verrebbero acquistate attraverso due canali: lo Special Operations Command (SOCOM), che supervisiona le operazioni speciali delle forze armate statunitensi ben presenti in Siria a fianco delle SDF), e il Picatinny Arsenal, un centro di ricerca e produzione di armi dell’esercito in New Jersey.
Le armi verrebbero trasportate in Turchia, Giordania e Kuwait e da lì distribuite agli alleati statunitensi in Siria. Gli Stati Uniti userebbero per il trasporto delle armi documenti che non indicherebbero la Siria come destinazione finale, una pratica che gli esperti considerano una minaccia per gli sforzi globali per combattere il traffico di armi e che metterebbe i governi dell’Europa orientale che vendono le armi a rischio di violazione delle leggi internazionali.
(con fonte Askanews)
Foto YPG
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