Il ritorno (forse falso) di al-Baghdadi
Il fondatore del Califfato e leader dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, dato più volte per morto, è tornato alla ribalta con un lungo audio di 46 minuti diffuso in rete il 28 settembre.
“Morte, sconfitte e dolore non ci piegheranno e il nostro sangue versato a Mosul, Sirte e Raqqa sarà vendicato”. Il messaggio, prodotto dalla Fondazione al-Furqan, uno dei centri di produzione multimediali dell’Isis, è stato postato sulla piattaforma social Telegram ed arriva in un momento di grande difficoltà militare dei jihadisti che perdono terreno in Iraq e Siria. Il messaggio non è datato ma al-Baghdadi sostiene che gli Stati Uniti sono oramai una nazione sfidata con successo dalla Russia, in Ucraina e Crimea come in Siria e dalla Corea del Nord.
“L’America oggi sta perdendo la sua leadership. E’ una nazione che non guida da sola il mondo come affermano è un Paese fiacco e appesantito da immensi debiti. Una crisi che rende l’America “candidata ad un collasso che trascinerà con se molti altri Stati”.
La Russia approfittando di questa debolezza ha incominciato a decidere lei, proprio questo che è successo ultimamente nella riunione di Astana” ha detto al-Baghdadi riferendosi ai colloqui sulla Siria tenuti nella capitale del Kazakistan. In questi colloqui “sono state raggiunte intese con le quali sono stati consegnati al regime sciita di Assad le terre dei sunniti”.
Il riferimento non è significativo perchè i negoziati di Astana cui partecipano Russia, Siria, Turchia e Iran e rappresentanti dell’opposizione siriana hanno determinato la suddivisione delle zone di de-escalation nel marzo e maggio scorsi, cioè prima della supposta morte del califfo.
“L’Europa, l’America e la Russia che stanno vivendo in un clima di terrore temendo i colpi dei mujahiddin” ha detto al-Baghdadi attaccando poi le monarchie del Golfo e in particolare l’Arabia saudita chiamati “apostati di al Jazira” rei di “finanziare il governo sciita” in Iraq nonostante affermino di osteggiare l’Iran, principale sostenitori dei governanti di Baghdad.
“Pazienza e determinazione”, sembrano essere le parole d’ordine del leader jihadista ai suoi combattenti. “Il piccolo gruppo vince contro il grande gruppo perché ha la fede dalla sua parte” e i mujahiddin “sono lo scudo e la speranza, sono la prima linea della difesa. Tutte le nazioni dei miscredenti si sono uniti contro di noi”, dice ancora il Califfo per il quale la sua organizzazione è stata capace di “tessere una trappola” grande agli eserciti delle “nazioni dell’apostasia” schierati in Siria e Iraq.
“Svegliatevi dal sonno e prendete coscienza che crociati e sciiti non accetteranno le mezzi soluzioni, tornate alla vostra fede e combattete quelli che ascoltano l’America prima che sia troppo tardi. Guai a chi butta la sua arma”.
Rita Katz, direttore dell’organizzazione Site che monitora l’attività dei jihadisti sul web e che per prima ha dato la notizia del nuovo audio del leader di Isis Abu Bakr al-Baghdadi, sostiene che le sue dichiarazioni sono coerenti con precedenti discorsi ma non ritiene ci siano citazioni che aiutino a datare con certezza quando il messaggio sia stato registrato.
L’audio non aiuta a determinare se il leader dell’Isis sia vivo oppure se davvero sia stato ucciso a fine maggio dai raid aerei russi, come annunciato da Mosca a metà giugno definendo “probabile” la morte del califfo.
La morte di al-Baghdadi sembrò confermata anche dalla notizia diffusa dall’emittente saudita al-Arabiya, della nomina del suo successore, il tunisino con passaporto francese Mohamed Ben Salem Al-Ayouni (nome di battaglia Jalaluddin al-Tunisi), attuale leader dello Stato Islamico in Libia.
All’inizio di settembre il generale americano Stephen Townsend, comandante della Coalizione internazionale a guida Usa, aveva affermato invece che al-Baghdadi era probabilmente ancora vivo e che secondo informazioni d’Intelligence si nascondeva in un’area tra l’Iraq e la Siria.
Katz evidenzia come citando la battaglia di Mosul, al-Baghdadi non abbia fatto alcun riferimento alla caduta della città in mano alle forze di Baghdad, avvenuta nel luglio scorso, qui di successivamente alla sua presunta uccisione annunciata da Mosca.
Questo silenzio, scrive Katz può indicare “un plateale tentativo di tacere una sconfitta o un possibile indizio su quanto sia vecchio il discorso”. L’ultima audio di al- Baghadi risale a inizio novembre scorso, quelli precedenti a dicembre 2015 e novembre del 2014.
Diverse notizie circa la presunta morte di Baghdadi, sulla cui testa gli Usa hanno posto una taglia di 25 milioni di dollari, sono state diffuse negli ultimi anni, ma non erano mai state confermate.
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