La crisi del Califfato non risparmia media e propaganda

La propaganda dello Stato Islamico è cieca. La conferma viene dal fatto che tutti i suoi canali internet di diffusione cyber sono fermi. Prima è stata la volta di Rumiyah, organo di radicalizzazione e reclutamento in tutto il mondo che non viene inviato da oltre 3 settimane. Poi, è toccato al servizio news di Amaq, non aggiornato da 6 giorni.

Nessuna delle sue mailing list riceve più novità sul mondo dello Stato Islamico. Ciò ha un significato ben preciso. I jihadisti non sanno cosa pubblicare o non sono in grado di postare materiale. Nel primo caso perché non c’è nulla da raccontare, se non le costanti sconfitte in Iraq e Siria. Nel secondo perché sono stati uccisi o catturati, oppure perché fanno parte degli oltre mille miliziani che si sono arresi al nemico o sono fuggiti altrove negli scontri intorno a Raqqa.

Per Isis lo stop di Rumiyah e Amaq rappresenta un colpo senza precedenti perché ha perduto i suoi organi di propaganda più efficaci, quelli su internet, ognuno con caratteristiche diverse ma complementari.

Il primo era un periodico, che affrontava i temi cari allo Stato Islamico con approfondimenti e lezioni. Il secondo, invece, aveva il carattere dell’immediatezza, in quanto comunicava continuamente notizie dai campi di battaglia dei jihadisti, solitamente dipinte tutte come grandi successi. Oggi la cyber propaganda dell’IS è cieca e questo determinerà probabilmente un ulteriore crollo dei reclutamenti soprattutto tra i giovani, più permeabili ai messaggi via web, nato già col ritorno a casa di alcuni ex foreign fighters.

Questi, infatti, hanno raccontato una realtà ben diversa rispetto a quella promessa dai reclutatori, instillando dubbi in molti jihadisti in erba che alla fine hanno preferito desistere dall’arruolarsi.

(Difesa&Sicurezza)

Francesco BussolettiVedi tutti gli articoli

Nato a Roma nel 1974, lavora all'agenzia di stampa Il Velino. E' inviato di guerra embedded dal 2003, quando partecipò alla missione Antica Babilonia con l'Esercito Italiano in Iraq. Ha coperto sul campo anche i conflitti in Afghanistan (Enduring Freedom e Isaf) e Libano (Unifil), nonché quelli in Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia) e le principali attività della Nato al fianco delle forze armate di diversi paesi. E' ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito, specialista Psy-Ops, e tra il 2012 e il 2013 ha prestato servizio a Herat nell'RPSE. Attualmente si occupa in particolare di cybersecurity.

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