I problemi di Seul e Tokyo nella condivisione d’intelligence
Nonostante l’accordo sulla condivisione delle informazioni d’intelligence militare firmato lo scorso anno con il Giappone, la Corea del Sud avrebbe limitato la portata della condivisione delle informazioni solo a quelle riguardanti il programma nucleare e missilistico della Corea del Nord. Secondo quanto riportato dal giornale giapponese, Asahi Shimbun, l’amministrazione sudcoreana si sarebbe rifiutata di fornire informazioni al Giappone ad esclusione di quelle riguardanti le analisi sugli ultimi lanci di missili balistici nordcoreani. In particolare sarebbe “riluttante” a condividere altre informazioni militari come le attività cinesi nel Mar Cinese Meridionale.
Seoul e Tokyo avevano firmato nel 2016 un “Accordo sulla sicurezza generale delle informazioni militari” (GSOMIA), per consentire una condivisione dell’intelligence diretta e opportuna senza passare per gli Stati Uniti come intermediario.
Nel 2014 i due paesi condividevano indirettamente le informazioni tramite l’accordo di condivisione delle informazioni trilaterale firmato dalla Corea del Sud, dagli Stati Uniti e dal Giappone, ma i militari avevano sottolineato la necessità di uno scambio di informazioni più diretto e più veloce tra i due paesi, viste le crescenti minacce nucleari e missilistiche provenienti dalla Corea del Nord.
Il GSOMIA, doveva inizialmente essere firmato nel 2012, ma era stato poi rinviato a causa di animosità pubblica sudcoreana derivante dal dominio coloniale giapponese.
L’accordo formale, tra Seoul e Tokyo, il General Security of Military Information Agreement (GSOMIA), è il primo patto militare tra i due paesi dalla liberazione della Corea del Sud dal dominio coloniale giapponese (1910-1945).
Il ministero della Difesa della Corea del Sud ha rifiutato di commentare la notizia ma l’accordo sulla condivisione dell’intelligence militare sarebbe basato principalmente sulla minaccia derivante dai missili e dalle attività nucleari della Corea del Nord.
Per alcuni analisti, l’accordo non sarebbe così forte, né in termini politici né in termini militari, ma piuttosto utilitaristico e tattico.
Sarebbe impossibile per le cacciatorpediniere Aegis delle Forze giapponesi di Autodifesa Maritime, dispiegate nel Mar del Giappone, tracciare i missili balistici lanciati dalla zona occidentale della Corea del Nord. Questo accordo consentirà al Giappone di ricevere rapidamente informazioni dalle cacciatorpediniere Aegis della Marina della Corea del Sud e da altre navi impiegate nel Mar Giallo.
Nel mese di giugno dello scorso anno, come riportato dal think-tank Nodo di Gordio, Giappone e Corea del Sud avevano deciso di estendere il sistema di comunicazione di emergenza tra i loro ministeri della Difesa, con l’aggiunta di una nuova linea diretta tra i rispettivi Ministri della difesa che dovrebbe iniziare a funzionare entro la fine di quest’anno.
Pur ammettendo quanto l’importanza di legami più forti con il Giappone, siano essenziali per scoraggiare la Corea del Nord, il presidente sudcoreano, Moon, aveva chiarito che la cooperazione non si trasformerà in un’alleanza militare.
“Non penso sia appropriato sviluppare la cooperazione al livello di un’alleanza militare (trilaterale)”, ha detto Moon Jae-in una recente intervista al Singapore Channel NewsAsia. “La cooperazione è (specificamente) volta a contrastare le provocazioni nucleari e missilistiche della Corea del Nord”.
A Seoul l’interesse a formare importanti nuovi accordi istituzionali con il Giappone è alterato da risentimenti che la popolazione sudcoreana ha verso i giapponesi, dovuti a vicende storiche, che mettono limiti politici sul miglioramento dei rapporti tra i due Paesi. Non meno importanti sono i disaccordi sulla sovranità dell’isola di Dokdo, che continuano a pesare sulle relazioni. E infine, a differenza del Giappone, la Corea del Sud non considera generalmente la Cina come una minaccia. Seoul, oltre ai rapporti economici con Pechino, ha bisogno anche della cooperazione cinese per quanto riguarda il “problema Corea del Nord”.
Al momento la Corea del Sud avrebbe accordi di intelligence sharing con 33 paesi, Stati Uniti e Russia compresi, mentre il Giappone prima della firma con Seoul ne aveva solo con 6 (USA, Gran Bretagna, Francia, Italia, Australia e India).
Foto AP
Elvio RotondoVedi tutti gli articoli
Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.