Non chiamatelo lupo solitario, regia e consenso dietro a Saipov

da Il Mattino

Poche sorprese e molte conferme emergono dall’analisi degli elementi emersi nell’attacco terroristico di Manhattan. Sayfullo Saipov è l’ennesimo immigrato da un paese musulmano che risulta radicalizzato in Occidente. Viveva da almeno sette anni negli Stati Uniti e l’FBI lo aveva interrogato per saperne di più delle sue frequentazioni in odore di jihad.

Il tipo di attacco condotto con un veicolo noleggiato risponde pienamente alle indicazioni fornite con proclami rilanciati dal web da Mohammed al-Adnani (il capo della propaganda del Califfato ucciso l’anno scorso dai missili di un drone statunitense) ai “soldati” del Califfato pronti a combattere pur senza disporre di armi né perizia in combattimento o nella fabbricazione di esplosivi.

A questi miliziani al-Adnani ordinava di usare armi bianche come coltelli da cucina e veicoli per uccidere sulle strade più infedeli possibile. Il “modus operandi” è di quelli ormai consolidati dopo gli attacchi a Nizza, Berlino, Stoccolma, Londra: Saipov ha colpito “soft targets”, cioè civili indifesi considerati bersagli legittimi dallo Stato Islamico che lamenta la morte di tanti suoi “sudditi” inermi sotto le bombe della Coalizione a guida statunitense in Iraq e Siria.

Ha colpito a poche centinaia di metri da dove le Torri Gemelle vennero abbattute dai Boeing dirottati da al-Qaeda, nell’ora in cui gli studenti escono da scuola e affollano piste ciclabili e marciapiedi e nel giorno di Halloween, una delle tante festività ritenute blasfeme dal radicalismo islamico.

Tutti elementi che dimostrano un’attenta pianificazione dell’attacco ( che forse Saipov non ha fatto da solo) confermata anche dal ritrovamento del giuramento di adesione e fedeltà allo Stato Islamico necessaria per attribuire all’attentatore il rango di “soldato” del Califfato.

Headline Sayfullo Saipov Caption Image of Manhattan truck ramming suspect Sayfullo Saipov restrained by police officer Sayfullo Saipov Picture: @TerrorToday REF: https://twitter.com/TerrorToday/status/925479707033985024

Un’affiliazione ammessa dallo stesso Saipov durante il primo interrogatorio e confermata dalla rivendicazione apparsa sul sito di propaganda Al-Naba, in cui si spiega che “uno dei soldati dello Stato Islamico ha attaccato dei crociati in una via di New York”.

Elementi che dovrebbero sconsigliare l’uso di termini quali “cani sciolti” o “lupi solitari” e ancor meno “pazzi”, attribuito a Saipov anche da un tweet di Donald Trump.

Saipov ha lamentato di non aver ucciso abbastanza infedeli ma sembra fosse comunque determinato a farsi uccidere per diventare “martire” poichè uscire dal furgone impugnando due pistole giocattolo significa solo voler attirare su di sé il fuoco degli agenti di polizia.

E’ al momento difficile dire se facesse parte di una cellula, disponesse di fiancheggiatori o potesse contare su indicazioni via web e social network per mettere a punto l’azione. L’uzbeko ha avuto la determinazione per riuscire a travolgere senza esitazioni anche bambini ma non era un professionista del terrore o della guerra. Lo si evince dal passo incerto, smarrito che caratterizza i suoi movimenti quando esce dall’abitacolo del furgone noleggiato.

Police investigate a vehicle allegedly used in a ramming incident on the West Side Highway in Manhattan, New York, U.S., October 31 2017. REUTERS/Andrew Kelly

Il video amatoriale che lo ha ripreso poco prima che venisse ferito dal fuoco di un polizotto mostra un uomo confuso, provato dal gesto appena compiuto nonostante la forte motivazione ideologica.

Questo dettaglio rende meno stringente il nesso tra Saipov e il Movimento islamico uzbeko, il gruppo jihadista nato negli anni ‘90 per combattere il regime del presidente Islom Karimov e poi affiliatosi ad al-Qaeda con cui combattè in Afghanistan.

In seguito alla forte penetrazione dell’islam wahabita le repubbliche asiatiche ex sovietiche hanno fornito all’Isis migliaia di combattenti così come le repubbliche caucasiche della Federazione Russa. Complessivamente dall’ex URSS avrebbero raggiunto Siria e Iraq 5/8 mila jihadisti ceceni, caucasici, uzbeki, tagiki e kirghizi in alcuni casi infiltrati da spie di Mosca come dimostrano le numerose esecuzioni di infiltrati effettuate negli ultimi anni dai jhadisti.

La presenza in Occidente di terroristi originari dell’ex Urss non ha necessariamente a che fare con i foreign fighters che rientrano dai fronti bellici ma piuttosto con la massiccia immigrazione di molte migliaia di cittadini ex sovietici. Qualcosa di simile a quanto accade in Europa Occidentale con i jihadisti balcanici provenienti soprattutto da Bosnia e Kosovo, regioni “radicalizzate” dall’Islam affermatosi e importato dalle monarchie sunnite del Golfo Persico in seguito alle guerre e agli interventi della Nato degli anni ’90.

New York, NY - There was a shooting in NYC on Chambers & West Side Hwy. A perp driving a delivery vehicle reportedly hit civilians on bikes that were riding in the bike lane. Police arrived on the scene and went after the assailant who fled on foot before being shot down by police. It is unclear if he was armed. The horrific scene unfolded in Tribeca this afternoon at about 3:20pm as local area kids were returning home from school. Pictured: TriBeCa BACKGRID USA 31 OCTOBER 2017 USA: +1 310 798 9111 / usasales@backgrid.com UK: +44 208 344 2007 / uksales@backgrid.com *UK Clients - Pictures Containing Children Please Pixelate Face Prior To Publication*

Se i due fratelli Tsarnaev che compirono l’attacco dinamitardo alla maratona di Boston erano ceceni, terroristi uzbeki sono stati coinvolti recentemente in attentati sventati a Brooklyn e in due riusciti a Istanbul mentre era un richiedente asilo uzbeko Rakhmat Akilov, che nell’aprile scorso uccise 5 persone a Stoccolma travolgendole con un camion sulla strada pedonale Drottninggatan con modalità del tutto simili a quelle di Manhattan.

Le “lezioni apprese” dall’attentato a New York ci dicono che gli USA restano un bersaglio prioritario per i terroristi islamici (e proprio Manhattan era citata come bersaglio ideale in una recente pubblicazione dell’IS) mentre la recente caduta di Raqqa, capitale del Califfato conquistata da milizie curde e truppe americane, costituisce solo una ragione in più per indurre i jihadisti a colpire.

Attribuire alle disfatte militari del Califfato la recrudescenza degli attacchi terroristici in Occidente potrebbe risultare però fuorviante. L’Isis ha colpito più duramente in Europa (attacchi a Parigi e Bruxelles) mentre era ancora in espansone sui campi di battaglia in Iraq e Siria. A differenza di al-Qaeda, che non ha mai controllati stabilmente un territorio, per oltre tre anni il Califfato ha potuto assumere la configurazione di un vero e proprio Stato con una pubblica amministrazione e un esercito. Il venir meno del controllo del territorio non limiterà le capacità dell’IS di condurre azoni terroristiche sulle due sponde del Mediterraneo e dell’Atlantico.

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L’aspetto che deve preoccupare tutto l’Occidente è che di ”soldati” come Saipov il jihad può reclutarne potenzialmente molte migliaia  tra i moltissimi simpatizzanti e fans di cui godono i gruppi jihadisti.

Un mese or sono il sondaggio tra i musulmani in Italia di IPR Marketing commissionato dal Quotidiano Nazionale ha rivelato che il 28% degli intervistati condivide le ragioni dei terroristi e il 33% crede che l’Islam debba conquistare l’Occidente.

Nel marzo 2016 il sondaggio ICM per Channel 4 mostrò che il 4 per cento dei musulmani in Gran Bretagna simpatizza con i terroristi suicidi, il 32% giustifica le violenze contro chi “offende Maometto” mentre solo il 34% denuncerebbe alla polizia un terrorista.

In Francia due anni or sono l’Institut Montaigne ha rivelato che il 50% dei giovani mussulmani francesi fra i 15 e i 25 anni si definisce “fondamentalista” e pretende di imporre il primato della sharia sulle leggi della Republique. Altre inchieste hanno evidenziato che il 28% dei musulmani francesi (cioè oltre un milione di persone) “è pronto a mobilitarsi nel nome della sharia e a contrapporsi alla legge dello Stato”.

Quanti di questi estremisti sarebbero, saranno o sono già pronti a imbracciare una lama o il volante di un’auto o di un camion? Considerate le percentuali di supporters del jihadismo è evidente che contro questo tipo di terrorismo nessuna prevenzione è totalmente efficace.

In Israele attentatori con auto e coltelli hanno fallito perché quasi ogni cittadino circola armato e in più occasioni i terroristi sono stati freddati dai passanti. Ipotesi impraticabile in Europa dove gli unici Stati al riparo dal terrorismo islamico sembrano essere quelli della Mitteleuropa, quasi del tutto privi di residenti musulmani e che ribadiscono la volontà di non accoglierne.

@GianandreaGaian

Immagini: Fox News, Terror Today, Jane Rosenberg/Reuters, Getty Images e Backgrid

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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