L’Italia sviluppi capacità cyber offensive
“L’obiettivo dichiarato da alcuni dei principali attori del blocco Nato di voler arrivare entro l’inizio del 2019 ad una dottrina sull’impiego lecito di armi cibernetiche deve suonare per l’Italia come un vero e proprio segnale di allarme sulla serietà e l’urgenza con cui occorre affrontare sul piano politico il problema della sicurezza cibernetica”.
È quanto ha detto a Cyber Affairs Stefano Mele, presidente della Commissione Sicurezza Cibernetica del Comitato Atlantico Italiano.
“Piaccia o no, dobbiamo urgentemente comprendere anche nel nostro Paese”, rileva l’esperto, “che la necessità di sviluppare capacità offensive statali nel e attraverso il cyber spazio è ormai da considerarsi una priorità assoluta e non più rimandabile. Da troppi anni, infatti, si trascura come le operazioni di cyber intelligence siano spesso condotte proprio da Stati o da organizzazioni terze per conto di Stati. Attività, queste, che mirano a depredare le aziende del loro know-how, impoverendo così la loro competitività, e a drenare informazioni riservate dalla nostra pubblica amministrazione per scopi politici, economici e militari”.
Per Mele, il medesimo discorso “deve essere fatto per le operazioni militari nel e attraverso il cyber spazio, ove le Forze Armate dei principali Paesi sono da tempo concentrate nel finanziare in maniera costante e consistente l’operatività ad ampio spettro dei loro Comandi Militari per le operazioni cibernetiche (i cosiddetti ‘Cyber Command’)”. Anche “l’Italia”, evidenzia, “deve fare altrettanto, affrontando urgentemente e in maniera molto schietta anche il tema delle soluzioni a questi problemi.
Purtroppo, invece, nonostante l’evolversi esponenziale della minaccia, soprattutto nel nostro Paese si perde ancora troppo tempo nel focalizzare l’attenzione esclusivamente su quanti e quali problemi discendano da un utilizzo poco accorto di Internet e delle tecnologie, senza concentrasi sulla vera esigenza: stimolare un profondo dibattito interno e internazionale sulle soluzioni”.
“Se questa è l’esigenza, quindi, bisogna affermare con chiarezza che in un’ottica di sicurezza nazionale la prima e più urgente soluzione che si può oggi intravedere è proprio quella di sviluppare a livello statale capacità cibernetiche offensive, così come di recente richiesto a gran voce da alcuni dei principali attori – anche europei – del blocco Nato. Si tratta”, conclude Mele, “di capacità da utilizzare ovviamente solo come strumento di reazione agli attacchi informatici portati a segno – direttamente o indirettamente – da altri attori statali, in ossequio alle norme di diritto internazionale vigenti, che nella maggior parte dei casi già oggi possono e devono essere applicate anche al cyber spazio”.
Fonte: Cyber Affairs
Foto: ICT Security Magazine e Formiche.net
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