Siria: La Russia ritira parte delle forze ma potenzia la base navale di Tartus
La Russia ha completato il ritiro parziale delle proprie forze schierate in Siria, iniziato a metà’ dicembre per ordine del presidente Vladimir Putin. A riferirlo è stato il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, durante una riunione del Consiglio di Difesa della Federazione russa il 22 dicembre.
“L’ordine di ritirare parte delle forze russe dalla Siria è stato eseguito”, ha detto Shoigu al presidente russo. Secondo quanto riportato da diverse agenzie del paese, la Russia ha ritirato le unità di medici militari, un battaglione di polizia militare, 36 cacciabombardieri e 4 elicotteri d’attacco.
Lo scorso 13 dicembre il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha detto che contingenti militari russi non saranno completamente ritirati dalla Siria.
“Per quanto concerne il parziale ritiro, le basi di Hmeimim e Tartus proseguiranno le loro operazione, come dichiarato dal presidente e comandante in capo delle Forze armate Vladimir Putin”, ha detto Peskov, secondo cui il ritiro non è legato alla vittoria nei confronti delle organizzazioni terroristiche ma in base al fatto che i principali obiettivi delle operazioni militari sono stati sconfitti.
Lo scorso 11 dicembre, il presidente russo Putin si è recato in Siria per visitare la base aerea di Hmeimim, nella provincia di Latakia, sede del comando delle Forze armate russe nel paese. Nella base aerea Putin ha incontrato l”omologo siriano, Bashar al Assad, annunciando il graduale ritiro dal paese delle Forze armate russe. Durante il colloquio era presente anche il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu.
Lo scorso 6 dicembre il presidente russo Putin ha annunciato che lo Stato islamico (Is) è stato completamente sconfitto su entrambe le rive dell’Eufrate. Riportando i dati forniti dal ministero della Difesa, Putin ha affermato che “le operazioni sulla riva occidentale e su quella orientale dell’Eufrate si sono concluse con la completa sconfitta dei terroristi.
Naturalmente, possono esservi ancora delle sacche di resistenza isolate”, ha aggiunto il capo dello Stato russo, ma “le operazioni di combattimento su larga scala in questo territorio sono terminate”.
Il giorno precedente la Duma di Stato russa (camera bassa del parlamento) aveva ratificato l”accordo con la Siria sull”ampliamento della rete di rifornimento navale nel porto siriano di Tartus (nella foto sotto) utilizzato da anni dalla flotta russa.
Lo scorso 13 dicembre Putin, aveva presentato il documento alla Duma e in base all’accordo la Russia ha diritto ad avere fino ad undici navi da guerra dispiegate nel porto contemporaneamente. Inoltre, l’intesa stabilisce che la Russia gestirà la struttura navale siriana.
“La Russia ha il diritto di inviare il numero necessario di truppe per mantenere la struttura navale” si legge nel documento. La struttura navale avrà piena immunità dalla giurisdizione civile e amministrativa della Siria. La proprietà mobile e immobile dell’infrastruttura è immune da perquisizione, sequestro e altri procedimenti.
Le truppe schierate nella struttura navale, così come i loro familiari, godranno dell’immunità e di privilegi simili a quelli forniti ai diplomatici. La Siria sarà responsabile della protezione della struttura navale, mentre la Russia garantirà la sicurezza delle frontiere marittime e la sicurezza missilistica.
La durata dell’accordo è di 49 anni, ma può essere prorogata automaticamente per un periodo di 25 anni nel caso in cui nessuna delle parti invii una notifica scritta all’altra almeno un anno prima della scadenza del termine che annuncia i piani di risoluzione del contratto.
“La ratifica dell’accordo è di importanza strategica”, ha detto il presidente della commissione per gli Affari esteri della Duma di Stato, Leonid Slutsky, in occasione della riunione plenaria della Duma. “La presenza di una struttura navale russa sul territorio siriano è totalmente in linea con gli obiettivi di assicurare la pace e la stabilità regionali, è puramente difensiva e non è rivolta contro altri paesi”.
Foto: RIA Nivisti, Reuters, Ministero della Difesa Russo e TASS
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