Usi obbedir tacendo e tacendo morir
Questo è il motto, certamente un po’ desueto, ma ancora in parte distintivo dell’Arma dei Carabinieri. Credo quindi che solo i vecchi Carabinieri come me, infatti, riescano a spiegare razionalmente il silenzio dei Comandanti e l’apparente mancata difesa di un giovane Carabiniere dall’affrettata condanna della signora Roberta Pinotti, Ministro della Difesa di questo Governo.
Ciò che ha scandalizzato e scatenato la reazione un po’ scomposta del Ministro è stata infatti una presunta esibizione di simboli neo-nazisti da parte di un militare del Battaglione Carabinieri “Toscana”, condannato senza appello per aver appeso una bandiera storica della Marina tedesca all’interno della sua camera nella sua caserma.
Un vessillo, si badi bene senza alcuna svastica o altri simboli nazisti di sorta, un’immagine “rubata” con teleobiettivo attraverso una finestra dall’esterno della stessa caserma. Il Comandante Generale, Generale Tullio Del Sette, ovviamente, non ha potuto che allinearsi alla drastica presa di posizione del Ministro, disponendo gli inevitabili ed immediati accertamenti penali e disciplinari del caso. La sua intenzione era certamente quella di arginare i riflessi negativi dell’ondata di polemiche e di sdegno mediatico suscitati dall’episodio, montato oltremisura in questo periodo preelettorale e collegato ad altri fatti recenti che hanno visto il coinvolgimento di militari dell’Arma.
Fatti che, pur molto gravi nella loro enunciazione, meritano comunque indagini più approfondite per stabilirne l’esatta portata.
D’altro canto erano altrettanto inevitabili le critiche per la mancata difesa del militare, alcune anche molto aspre e ingenerose, che hanno dato ampio spazio ad occasionali difensori d’ufficio dell’Istituzione, tra cui alcuni in perfetta buona fede ed altri meno.
Questi “paladini” hanno pensato bene di sostituirsi ai Comandanti, accusati di colpevole silenzio, di carrierismo, se non addirittura di vigliaccheria. In proposito ritengo che i Generali dei Carabinieri di solito non abbiano la necessità di dimostrare di avere le “palle”, come qualcuno ha persino scritto. Infatti se non ne fossero stati dotati in abbondanza, difficilmente avrebbero raggiunto il loro grado. Di norma infatti non nascono già generali.
Hanno alle “spalle” un’intera vita di servizio e quindi di rischi non solo fisici. Sono stati Carabinieri, allievi, sottufficiali, sottotenenti, tenenti, capitani, maggiori, colonnelli. Sono il frutto di una durissima selezione, molto rara nell’amministrazione statale che vede la promozione solo di uno su tre per ogni grado. Il tentativo, anche non intenzionale, di delegittimarne e inficiarne la credibilità, anche agli occhi dei semplici Carabinieri, rende questa stupida vicenda ancora più penosa e dannosa per la stessa Arma, l’Istituzione più amata dagli Italiani, uno dei pilastri fondamentali, se non il più importante, su cui si fonda la sicurezza della nostra Patria (uso questo termine sperando che non sia diventata una parolaccia perseguibile penalmente perché usata anche dai neo fascisti).
Credo infatti che pochi abbiano considerato che l’Arma dei Carabinieri, in quanto forza militare di polizia, inquadrata nelle Forze Armate, sottolineo armate, non può e non deve assolutamente, se non in caso di palesi, gravi e accertate violazioni di legge, schierarsi contro chi rappresenta le Istituzioni democratiche. Non lo può e non lo deve fare certamente il Comandante Generale, anche quando il suo vertice politico magari sbaglia non tutelando l’immagine dell’Istituzione di cui è il primo responsabile. La regola principe che contraddistingue il sistema democratico è che i militari siano fedeli appunto alle Istituzioni democratiche e che siano solo uno strumento sotto la guida e la responsabilità di un governo legittimo.
Sarebbe stato molto più facile da parte di Del Sette, al termine del suo mandato, fare il bel gesto di rassegnare le dimissioni, prendere posizione contro il Ministro, contestarne l’operato e mettere in rotta di collisione l’Istituzione con il Governo in carica. Ma questo non è lo stile dell’Arma dei Carabinieri … “l’Arma della fedeltà immobile e dell’abnegazione silenziosa … ”così come la definì D’Annunzio.
Foto Ansa e DPA
Leonardo LesoVedi tutti gli articoli
Generale dei Carabinieri, ha lasciato il servizio attivo alla fine del 2012 dopo aver ricoperto numerosi incarichi di rilievo nell'Arma. E' stato comandante del GIS e del Tuscania, delle MSU (Multinational Specialized Unit) dell’Arma in Bosnia e Kosovo, e della Seconda Brigata Mobile che comprende i reparti dell'Arma per le operazioni speciali e oltremare. Ha partecipato a delicate operazioni in Iraq e Afghanistan, diretto il Centro di Eccellenza per le Stability Police Units a Vicenza, comandato la Divisione Unità Mobili a Treviso e il Comando Interregionale della Sicilia e della Calabria. E' stato Consigliere Militare e Addetto alla Difesa della Rappresentanza d'Italia presso le Nazioni Unite a New York. Decorato con Legione al Merito del Congresso degli Stati Uniti, Medaglia di Bronzo al Valore dell'Esercito, due Croci d'Oro al Merito dell'Esercito e dell'Arma dei Carabinieri e la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia, la più alta decorazione militare nazionale.