Ankara chiede il ritiro delle truppe Usa dal nord della Siria

(aggiornato alle ore 21)

“Gli Stati Uniti ritirino immediatamente le proprie truppe dalla regione di Manbic”. Questo l’avviso lanciato il 27 gennaio dal ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu agli Usa, cui chiede per l’ennesima volta di ritirare l’appoggio ai curdi siriani del PYD-YPG.

La richiesta turca è stata respinta dal Central Command statunitense che guida le truppe in territorio siriano ma mentre va avanti l’offensiva verso l’enclave curda di Afrin, dove non sono mai stati presenti militari statunitensi (ma russi evacuati prima dell’attacco turco) ad Ankara si fa sempre più insistente l’ipotesi di un’operazione militare nell’area di Manbic, a ovest dell’Eufrate.

Turchia e Stati Uniti hanno attraversato mesi di continue polemiche legate essenzialmente al ruolo dei curdi siriani del PYD-YPG in Siria, alleati per Washington ma terroristi per Ankara, che li ritiene una costola del PKK, organizzazione terroristica con cui è in guerra dal 1984.

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La decisione di Washington di armare i curdi siriani delle Forze Democratiche Siriane, lo scorso settembre, ha incrinato i rapporti tra i due Paesi alleati nella Nato.

Le Forze armate turche hanno annunciato di aver ucciso 600 combattenti delle Unità di protezione popolare (YPG) e dello Stato islamico dall’inizio dell”operazione militare “Ramo d’ulivo” nel distretto settentrionale siriano di Afrin.

Lo ha reso noto lo Stato maggiore turco attraverso un comunicato.

L”offensiva turca, condotta con gli alleati dell”Esercito Siriano Libero (ESL), gruppo dell”opposizione al governo di Damasco, è diretta contro Afrin, Azaz e Manbij.

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L”esercito turco sta penetrando nella regione controllata dalle YPG con i Leopard-2 da nord e da ovest, appoggiati da un intenso fuoco di artiglieria e da massicci bombardamenti aerei. A est le operazioni sono condotte dall’ESL.

Ieri i cacciabombardieri F-16 e l’artiglieria turchi hanno bombardato per tutta la mattina la collina di Barsaya, espugnata dalle firze di Ankara nel pomeriggio secondo quanto dichiarato dal presidente Recep Tayyp Erdogan.

In una settimana di operazioni tra le fila turche e degli alleati dell’Esercito Siriano Libero si registrano 22 morti, di cui 7 militari di Ankara e 15 miliziani siriani dell’ESL, secondo dati resi noti dallo stesso presidente durante un discorso di fronte ai membri del suo partito “Giustizia e Sviluppo”.

Foto Twitter e Anadolu

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