Armi nucleari vulnerabili ai cyber attacchi. Il report di Chatham House

Le armi nucleari potrebbero affrontare un rischio “relativamente alto” di attacchi cibernetici mentre la tecnologia diventa più avanzata e gli hacker sempre più sofisticati.

A lanciare l’allarme è un nuovo report del think tank britannico Chatham House (scaricalo qui), che spiega che lasciare i sistemi di armi nucleari vulnerabili ai criminali informatici potrebbe avere conseguenze pericolose e potenzialmente devastanti, tra cui la possibilità che l’arma venga innescata durante un periodo di crisi attraverso la manipolazione dei dati.

Secondo il dossier, “ci sono una serie di vulnerabilità e percorsi attraverso i quali un attore malintenzionato può infiltrarsi in un sistema di armi nucleari senza che un Paese se ne accorga”. Se ne deduce che “nei momenti di maggiore tensione, gli attacchi cibernetici ai sistemi di armi nucleari potrebbero causare un’escalation, che si tradurrebbe nel loro uso”. I lanci nucleari involontari potrebbero, secondo il report, “derivare da un’inconsapevole dipendenza da false informazioni e dati. Inoltre, un sistema compromesso non può essere considerato attendibile nel processo decisionale”.

Il dossier, lungo 26 pagine, rileva inoltre che un sistema infiltrato da un attore malevolo potrebbe influenzare la capacità di un sistema di armi nucleari di “lanciare un’arma, impedire un lancio involontario, mantenere il comando e il controllo di tutti i sistemi militari, trasmettere informazioni e altre comunicazioni, e la manutenzione e affidabilità di tali sistemi”.

In aggiunta, si pone in evidenza, una serie di problemi potrebbe compromettere i sistemi che “sono stati sviluppati per la prima volta in un momento in cui le capacità del computer erano nella fase iniziale e scarsa considerazione è stata data alle potenziali vulnerabilità cyber”, secondo il rapporto.

Il rapporto ha anche identificato errori umani, difetti di progettazione, guasti di sistema e altre vulnerabilità all’interno della catena di approvvigionamento (supply chain) come potenziali punti di ingresso per attori intenzionati ad esempio a violare i sistemi di armi nucleari per distruggerne i dati, manipolarli o per bloccare la sua rete.

E se per gli addetti ai lavori il rischio di compromissione dei sistemi di armi nucleari non è affatto nuovo, si evidenzia però come “la nuova tecnologia ha esacerbato questi rischi”, moltiplicandoli nel numero e nei potenziali effetti nocivi. E, su questa problematica, si aggiunge, c’è “scarsa attenzione” da parte del mondo politico.

Il think tank delinea, infine, alcune soluzioni per difendere i sistemi da attori esterni, inclusa una verifica rigorosa della capacità di un sistema di valutare correttamente i rischi. “Possibili misure di resilienza informatica includono l’adozione di un approccio olistico nella creazione di sistemi affidabili basati su rigorose valutazioni del rischio. Questi dovrebbero includere un’analisi che combini minacce, vulnerabilità e conseguenze”.

Fonte: Cyber Affairs

Foto Pixabay/Deccan Chronicle

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