Migranti illegali: il bilancio in chiaroscuro del Viminale

Sul fronte sempre caldo dell’immigrazione illegale in Italia il bilancio 2017 vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Per il Ministero degli Interni il saldo è senza dubbio positivo. I dati resi noti a fine anno registrano 119.310 immigrati illegali sbarcati sulle coste italiane, per lo più dalla Libia ma anche con i cosiddetti “sbarchi fantasma” da Tunisia e Algeria. Erano stati 181.436 nel 2016.

Il Viminale sottolinea come il calo registrato sia del 34,24% ma i dati mostrano una curiosa inversione di tendenza nell’arco dell’anno, per l’esattezza tra primo e secondo semestre.

Infatti da gennaio a giugno, quando il governo Gentiloni continuava a impiegare navi militari nazionali e Ue, oltre a quelle delle Ong, per accogliere il maggior numero possibile di clandestini e invocava invano la Ue per indurre i partner a condividere gli oneri di accoglienza, gli sbarchi sono aumentati di ben 13.532 unità rispetto ai primi sei mesi del 2016.

Di fatto si registrarono tra gennaio e fine giugno 83.754 clandestini giunti via mare in Italia contro i 70.222 dello stesso periodo del 2016. Esattamente l’opposto di quanto accaduto nel secondo semestre dell’anno, quando il numero di immigrati è calato di ben 75.658 unità rispetto al periodo luglio-dicembre 2016. Se prendiamo in esame il solo mese di dicembre il divario tra 2016 e 2017 è addirittura del 73%, che sale al 77% se si prendono in considerazione solo i migranti illegali provenienti dalla Libia.

IFRONTEX

Questi dati si prestano ad almeno un paio di valutazioni. Se il governo italiano avesse attuato fin dall’inizio dell’anno le iniziative di sostegno alla Guardia costiera libica per consentire di fermare almeno in parte i flussi, avremmo chiuso l’anno forse con non più di 60 mila migranti illegali accolti invece del doppio.

Una riflessione che lascia però il tempo che trova poiché i traffici di esseri umani verso l’Italia si sarebbero esauriti già nel 2013 se Roma avesse varato una missione navale atta a respingere in Libia i migranti illegali invece di quell’operazione di soccorso nota come “Mare Nostrum” che incoraggiò i flussi (come le successive missioni targate Ue) fino a portare in Italia in quattro anni 650 mila clandestini di cui non riusciamo a liberarci.

La seconda osservazione riguarda le ragioni della svolta che hanno indotto Minniti e il governo a passare dall’accoglienza per tutti coloro che pagano criminali e alle pressioni (inutili) su partner e alleati con cui suddividere il fardello a una politica opposta di contenimento delle partenze dalla Libia.

L’unica risposta credibile è racchiusa nell’evento che, proprio in giugno, ha determinato un cambio di atteggiamento (almeno di facciata) nell’esecutivo: le elezioni amministrative parziali risoltesi in un disastro per la maggioranza di governo e il PD.

Libia COAST GUARD AFP

Resisi improvvisamente conto che anche la loro base elettorale è esasperata da un’immigrazione selvaggia e parassitaria, che arricchisce le lobby vicine al potere, sottrae risorse al welfare per gli italiani e crea enormi problemi di sicurezza, il PD e le altre forze di governo hanno varato misure per rallentare i flussi.

Senza però interromperli per non scontentare le lobby dei soccorsi e dell’accoglienza che muovono una discreta messe di voti e che contavano nel 2017 su quasi 5 miliardi di euro di stanziamenti pubblici per i migranti illegali.

Lo slogan gentiloniano “governare i flussi” significa infatti volerli mantenere aperti nonostante la loro illegalità, nonostante continuino ad arricchire organizzazioni vicine al terrorismo islamico e permettano di giungere in Italia alla peggior feccia della malavita africana.

In quest’ottica pare davvero eccessivo e ridicolo celebrare come un successo il fatto che nel 2017 siano giunti in Italia “solo” 120mila clandestini, quando uno Stato sovrano con a disposizione forze navali come quelle italiane potrebbe ragionevolmente puntare a non farne sbarcare neppure uno, riportando in Libia tutti i migranti illegali soccorsi in mare, sbarrando i porti nazionali alle navi delle Ong e chiudendo finalmente quell’autostrada del crimine rappresentata dalla “rotta libica”.

@GianandreaGaian

(da Nuova Bussola Quotidiana)

Foto: Marina Militare, Frontex e Guardia Costiera Libica

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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