Themis: la nuova missione Ue nel Mediterraneo non scoraggerà gli sbarchi
Ha preso il via a inizio febbraio l’operazione navale europea Themis gestita dall’agenzia per le frontiere Frontex che opererà nel Mediterraneo centrale col compito di assistere l’Italia nella gestione del flusso di migranti illegali proveniente da Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Turchia e Albania. La nuova operazione, che sostituirà Tritoni, in atto dal 2014, avrà un mandato più ampio rispetto alla precedente missione e continuerà ad occuparsi della ricerca e del soccorso dei migranti in mare.
La novità più importante riguarda la destinazione dei clandestini soccorsi che dovranno essere fatti sbarcare nel porto più vicino al punto in cui è stato effettuato il salvataggio in mare (come prevede il Diritto internazionale marittimo), quindi non necessariamente in Italia ma anche in Tunisia, nella stessa Libia e a Malta, unico dei tre paesi interessati oltre all’Italia a far parte dell’Unione europea e quindi in teoria tenuto a rispondere alle indicazioni di Frontex.
Due saranno le nuove aree di pattugliamento nel Mediterraneo: una ad est – per i flussi migratori da Turchia e Albania – e una ad ovest – per quelli che partono da Libia, Tunisia e Algeria. Da oggi, inoltre, la linea di pattugliamento delle unità navali italiane sarà posta al limite delle 24 miglia dalle nostre coste, riducendo la zona operativa di ricerca e soccorso (area SAR) dell’Italia rispetto a quella attuale.
Questo novità riflette le richieste espresse dall’Italia nell’estate scorsa per la revisione delle norme che finora hanno previsto il trasbordo dei clandestini in Italia, norma del resto accettata o persino caldeggiata da Roma quattro anni or sono ma non va dimenticato che altre navi italiane operano a ridosso delle acque libiche (operazione Mare Sicuro) e vengono spesso coinvolte nelle operazioni di soccorso.
Le regole applicate a Themis dovrebbero venire allargate anche all’altra missione navale Ue, Eunavfor Med, che ufficialmente dovrebbe contrastare i trafficanti in alto mare a ridosso delle acque libiche ma che nei fatti si limita a trasferire in Italia i clandestini recuperati in mare.
“in caso di incidente di search and rescue (ricerca e soccorso), un centro di coordinamento di soccorso marittimo (Mrcc) ha l’obbligo di coordinare le operazioni e decide in ciascuno caso in quale porto i migranti saranno sbarcati” ha precisato una portavoce della Commissione Ue aggiungendo che “nella maggior parte dei casi è il centro italiano che deciderà dove inviare le imbarcazioni”,
Il rischio è quindi che Malta o Tunisia rifiutino di accogliere navi cariche di migranti come hanno fatto finora.
Rispetto a Triton la nuova missione avrà una componente di sicurezza, che includerà “la raccolta di intelligence e altre misure mirate a individuare i foreign fighters ed altre minacce terroristiche ai confini esterni”
Themis punta quindi sulla prevenzione nei confronti dei gruppi criminali o terroristici che tentino (come già accade) di entrare nel territorio Ue di nascosto, su piccole barche (i cosiddetti “sbarchi fantasma”).
La missione Ue “assisterà l’Italia nel tracciare le attività criminali, come il traffico di droga attraverso il Mare Adriatico” anche se, precisa Frontex, “le attività di ricerca e soccorso resteranno una componente cruciale ed essenziale del piano.” La missione Ue verrà riesaminata tra tre mesi, insieme alle autorità italiane, per valutare eventuali aggiustamenti.
In termini concreti l’operazione Themis (dal nome di una figura mitologica greca che rappresenta il Diritto e la Giustizia) è un’ulteriore occasione perduta per dare un forte segnale che la Ue intende bloccare i flussi di migranti illegali. Il messaggio è invece che l’Europa intende suddividere tra i partner gli oneri dell’accoglienza incentivando così nuove partenze che arricchiranno i trafficanti e rederanno invivibili le città italiane in balìa di criminali e persone che non dovrebbero avere alcun diritto di restare in Italia.
Ben più efficace sarebbe stata un’iniziativa Ue che sancisse l’obbligo di soccorrere i migranti e di riportarli in Libia (o in Tunisia e Algeria seconda del luogo di partenza) consegnandoli alle autorità di Tripoli e alle agenzie dell’Onu che ne curano già il rimpatrio.
Quei “respingimenti assistiti” che costituiscono l’unica alternativa all’attuale “lotteria” in cui i migranti illegali intercettati dai libici vengono rimpatriati mentre quelli soccorsi dalle navi di ong e marine e europee vengono sbarcati in Italia.
L’impressione è quindi che l’Italia continuerà ad accogliere la gran parte dei clandestini e del resto Paolo Gentiloni a Davos ha detto avanti ai media di tutto il mondo che Roma “non chiuderà i porti ai migranti”.
Il flop del piano varato da Minniti negli ultimi sette mesi è proprio dovuto al fatto che il suo obiettivo non era fermare i flussi e chiudere la “rotta nordafricana”, ormai una vera e propria autostrada per criminali e terroristi, ma solo renderli più governabili.
E’ vero che nel 2017 gli sbarchi sono calati di oltre il 30% rispetto al 2016 ma i clandestini giunti in Italia sono stati pur sempre 120 mila e non va meglio con l’inizio di quest’anno.
Sono infatti 4.081 i migranti illegali sbarcati a gennaio, solo l’8,6% in meno rispetto allo stesso mese del 2017, quando furono 4.467 secondo i dati del Viminale. Certo sono calati del 26% i flussi dalla Libia (3.143) ma sono aumentati gli arrivi da Tunisia e Algeria. In gennaio sono arrivati soprattutto eritrei, tunisini e pakistani, cittadini di paesi dove non ci sono né guerre né carestie.
(da Nuova Bussola Quotidiana del 3 febbraio)
Foto: La Presse, Frontex e Eunsavfor Med. Vignetta di Alfio Krancic
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.