Inginocchiati ai piedi del “sultano”. Italia ed Europa prone al satrapo di Ankara
Passano gli anni e i governi ma l’Italia resta “prona a tutti” non solo in economia e in ambito Ue ma anche nella politica estera e di difesa. Non che l’Europa stia meglio sotto questo profilo dal momento che anche i franco tedeschi, che ostentano con orgoglio la primazia nel definire il futuro dell’Europa “potenza militare”, si uniscono agli italiani nel prostrarsi ai piedi del “sultano” turco Recep Tayyp Erdogan.
Sconfitti e umiliati scriveva giorni or sono Gian Micalessin su Il Giornale sintetizzando la debacle italiana contro i turchi a Cipro. “A far girare il bollettino della disfatta italiana ci pensa il governo di Nicosia annunciando che Saipem 12000, la nave da ricerca dell’Eni bloccata dalla marina militare turca al largo di Cipro è «costretta a tornare indietro».
Del tema si è occupata nei giorni scorsi Analisi Difesa von gli articoli di Fabio Caffio (Chi protegge gli interessi italiani…..?) e Gianandrea Gaiani (Se con Erdogan calano le braghe anche a Cipro) ma dopo aver rinunciato persino a inviare una nave militare ad affiancare la Saipem 2000 per mostrar bandiera e difendere almeno simbolicamente il diritto internazionale e gli interessi nazionali, l’Italia ha completato la rinnovata genuflessione al satrapo di Ankara con il ritiro della nave dell’ENI.
La Turchia contesta i trattati firmati dal governo cipriota con israeliani ed egiziani per lo sfruttamento dei giacimenti off-shore di gas ritenendo che ledano gli interessi della Repubblica turca di Cipro (riconosciuta solo da Ankara) ma l’obiettivo reale di Erdogan è quello di avere il controllo dei gasdotti che riforniscono da sud l’Europa.
Del resto se Recep Tayyp Erdogan appare come uno statista di gigantesca levatura lo deve soprattutto ai nani che guidano l’Italia e l’Europa.
Pur con PIL e spesa militare decisamente inferiori all’Italia, il “sultano” può permettersi di fare ciò che vuole: In Siria ha scatenato la guerra civile, armato e finanziati lo Stato Islamico e i peggiori movimenti jihadisti per poi muovere guerra ai curdi del tutto indisturbato. Ha fatto “invadere” la Grecia e l’Europa da due milioni di immigrati clandestini e la Ue gli ha dato in cambio 6 miliardi e garanzie che difficilmente potrà mantenere.
Le repressioni attuate nel dopo golpe ad Ankara hanno sollevato solo qualche tiepida lamentela in Europa ma non hanno determinato alcuna conseguenza politica o economica.
I turchi bloccano le acque cipriote impedendo lo sfruttamento legittimo del gas nella Zona economica esclusiva di Nicosia e speronano le motovedette greche senza che all’Onu come a Bruxelles nessuno muova un dito, né per contrastarlo con le armi né per imporre alla Turchia sanzioni economiche che indebolirebbero la posizione interna o Erdogan.
Certo non deve sfuggire il supporto politico, economico e culturale che giunge ad Ankara dal ricco Qatar i cui petrodollari sembrano influenzare anche tanti politici e think-tank in Europa e persino negli Stati Uniti.
Investimento di cui non bisogna sottovalutare peso e conseguenze: basti vedere lo sdoganamento dei Fratelli Musulmani, ormai accreditati in Italia e Ue presso tutti i governi. Movimento il cui obiettivo è creare uno Stato islamico dominato dalla sharia e che oggi accomuna Erdogan (meglio rioirdare a questo proposito il famigerato “show” del presidente turco con la bambina aspirante”martire”), Hamas, molte milizie jihadiste siriane e libiche e l’ex presidente egiziano, ora in carcere, Mohamed Morsi.
Tornando alle vicende di Cipro, da abbinare alle pretese turche di occupare isole greche nell’Egeo, il ritiro della nave dell’ENI Saipem 12000 dal Blocco 3 per lo sfruttamento del gas (la nave ora è all’opera nelle acque del Marocco) costituisce uno smacco totale per Italia e Ue.
Quest’ultima dimostra ancora una volta semplicemente di non esistere. Non è un soggetto politico perché non pretende né impone il rispetto del diritto internazionale, non difende neppure, mostrando anche le armi, un suo Stato membro aggredito da Ankara così come non dufebde le sue frontiere dalle “invasioni” di migranti illegali.
Di fatto l’Unione Europea conferma il vecchio adagio che la vuole nano politico e verme militare e si limita a costituire un mero strumento di oppressione economica e finanziaria teso ad assicurare una crescente egemonia franco-tedesca sugli altri partner.
Roma rivela per l’ennesima volta la ormai cronica assenza di governi dotati di un minimo di spina dorsale. L’esecutivo Gentiloni è agli sgoccioli eppure ha trovato il modo per mettere a punto un’intesa ad ampio spettro con Parigi che con ogni probabilità ci renderà “colonia” francese ma non gli attributi per difendere gli interessi nazionali neppure alle porte di casa, in quel Mediterraneo che stiamo regalando all’influenza di chiunque, dai turchi ai trafficanti di esseri umani della Tripolitania.
Con in più la beffa che nel sud della Turchia manterremo ancora, almeno fino a settembre (Roma voleva ritirala a giugno ma Erdogan ha insistito….), una missione militare con una batteria da difesa aerea SAMP/T del nostro Esercito, schierata laggiù nell’ambito dell’operazione Nato Active Fence ma propedeutica a vendere ad Ankara lo stesso sistema d’arma.
Di fatto mentre l’Italia protegge lo spazio aereo turco da improbabili missili balistici di Bashar Assad, la Turchia blocca con la flotta la nave dell’ENI in acque cipriote. Ce ne sarebbe abbastanza quanto meno per ritirare la missione militare dal confine siriano ma l’obiettivo prioritario a Roma non è tenere la schiena dritta e i pantaloni ben allacciati in cintura ma bensì non irritare il “sultano” per non compromettere gli affari e cioè un export da 10 miliardi di euro all’anno.
A ben vedere è la stessa logica che ci portò a “vendere” i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone all’India.
Foto: Reuters, Anadolu, The Other News e AP
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.