Riad: il principe Salman caccia i vertici militari e apre le caserme alle donne

Il principe saudita Mohammed bin Salman continua l’opera di modernizzazione forzata del regno e prende di mira i vertici delle forze armate. Con una mossa inaspettata ha licenziato i capi di stato maggiore di Difesa, Esercito e Aeronautica.

La notizia del provvedimento è stata ufficializzata il 27 febbraio dall’agenzia di Stato Saudi Press Agency anche se la nota reale non forniva indicazioni o chiarimenti sulle motivazioni che hanno portato alla cacciata dei più alti militari delle forze di terra e aeree del regno ultraconservatore sunnita wahhabita.

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Analisti ed esperti di politica locale concordano nel ritenere che dietro la decisione vi sia il principe 32enne Mohammed bin Salman, che da mesi ha varato una campagna contro la corruzione e l’inefficienza sostituendo o arrestando uomini d’affari, ministri, politici e governatori e principi e miliardari tornati in libertà solo dopo il pagamento di cauzioni miliardarie.

Fra le ragioni che potrebbero giustificare il ricambio dei vertici militari c’è senza dubbio la disastrosa gestione della campagna militare a guida saudita condotta dal 25 marzo 2015 nello Yemen contro i ribelli sciti Houthi.

Al di là delle perdite in truppe e mezzi e dell’assenza di successi eclatanti, l’andamento della campagna militare è inficiato da costi che si stanno rivelando insostenibili per Riyadh, anche sul fronte interno.

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Dopo implacabili bombardamenti aerei, un devastante blocco e miliardi di dollari spesi, l”Arabia Saudita e i suoi alleati non hanno raggiunto nessuno dei loro obiettivi – si legge in un rapporto di ”Jamestown Foundation” – Gli Houthi e i loro alleati non mostrano segnali di cedimento, al-Qaeda è in ripresa nel sud, milioni di yemeniti sono ancora più poveri. L”unico vero beneficiario è stato l”Iran”.

Inoltre il conflitto pesa anche sull”immagine di Riad, criticata per i raid indiscriminati contro infrastrutture, mercati e ospedali che hanno provocato stragi di civili. Infine il regno ha bisogno delle risorse finanziarie per sostenere ”Vision 2030”, il grande programma di riforme – sociali e politiche voluto dal principe  Mohammed Bin Salman, teso anche a diversificare l”economia riducendone la sua dipendenza dal petrolio

Le purghe non hanno risparmiato il generale Abdul Rahman bin Saleh al-Bunyan, (nella foto sotto), capo di stato maggiore della Difesa sostituito da Fayyad bin Hamed al Ruwayli, già alla testa dell’Aerinautuca Reale Saudita (RSAAF). Al-Bunyan verrà nominato consulente della corte reale.

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Rimossi anche il comandante delle forze aeree, il tenente generale Mohammed bin Awadh bin Mansour Suhaim, il comandante dell’Esercito, tenente generale Fahd bin Turki bin Abdulaziz Al Saud, e il vice ministro degli Interni e il vice ministro degli Esteri.

Molte infatti anche lke rimozioni di vertici civili. A essere sollevato dall”incarico anche il principe Fahd bin Badr bin Abdulaziz Al Saud, rimosso da governatore della regione di al-Jawf.

Al suo posto è stato nominato il principe Badr bin Sultan bin Abdulaziz Al Saud con il rango di ministro. Il principe Turki bin Talal bin Abdulaziz Al Saud è stato invece nominato vice governatore della regione di Asir con la carica di ministro.

Il principe Faisal bin Fahd bin Miqren bin Abdulaziz Al Saud è il nuovo vice governatore della regione di Ha’il, sempre con il rango di ministro, mentre Tariq bin Abdulaziz Alfaris è diventato il nuovo sindaco di Riad. Osamah bin Fadhl Albar è stato invece sollevato dall”incarico di sindaco de La Mecca e sostituito con Mohammad bin Abdullah bin Mohammad Alqwaihis.

Fra quanti hanno beneficiato di una promozione vi è anche il principe Turki bin Talal, nuovo vice governatore della provincia di Asi e fratello del noto uomo d’affari e miliardario saudita Al-Walid bin Talal, uno degli uomini più ricchi e influenti del regno, fra le personalità più in vista a finire agli arresti nel novembre scorso nel contesto della campagna anti-corruzione. Secondo alcune fonti il businessman sarebbe tuttora sotto stretta sorveglianza e “non completamente libero”.

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Insieme alle purghe e alla rivoluzione silenziosa ai vertici del potere, l’Arabia Saudita prosegue anche nella (lenta) campagna di apertura alle donne.

Dopo aver aperto per la prima volta le porte degli stadi, cancellato il divieto di guida e favorito l’ascesa ad alcune cariche politiche ed economiche, ora le donne potranno anche far parte delle forze armate.

Alle donne non sarà consentito di combattere o avere incarichi di prima linea, ma potranno operare nel comparto della sicurezza e della prevenzione di attentati. Le aspiranti alla divisa dovranno essere cittadine saudite, di buona condotta, età compresa fra i 25 e i 35 anni e possedere un diploma di scuola superiore. Il guardiano maschile – una figura controversa e contestata ricoperta in genere dal padre, dal marito o dal figlio, che resta in vigore – dovrà avere la residenza nella stessa provincia in cui saranno operative le donne-soldato.

Foto:AP, AFP, Reuters e SPA

 

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