Parigi finge di indignarsi per i rapporti tra 007 italiani e siriani
Il capo dei servizi segreti siriani, generale Ali Mamlouk, ha incontrato lo scorso gennaio a Roma il suo omologo italiano Alberto Manenti. Lo hanno raccontato alcuni media italiani e soprattutto il quotidiano francese Le Monde riprendendo il giornale libanese Al-Akhbar, vicino al regime di Damasco.
“Tre fonti ben informate sugli affari siriani, tra cui un agente dell’intelligence di un paese vicino alla Siria” hanno confermato l’incontro a a quanto scrive Le Monde
Secondo le nostre informazioni Mamlouk (nella foto sotto in unifirme militare) ha raggiunto Roma con un jet privato messo a disposizione dalle autorità italiane.A Roma il capo della sicurezza nazionale, un servizio che supervisiona l’apparato di intelligence siriano, ha incontrato il suo omologo, Alberto Manenti, direttore dell’Aise”.
La finte d’intelligence ha detto a Le Monde: “Mamlouk può parlare di migrazione, di questioni di sicurezza, ma sono pretesti. Tocca queste questioni con il solo scopo di approfondire piano piano i rapporti del governo siriano con Roma in un quadro più generale. Per i siriani, l’Italia è un ponte verso il resto dell’Europa”
Le Monde ha ricordato il 28 marzo che il generale siriano, 72 anni, è sotto sanzioni internazionali per il ruolo avuto nella repressione della rivolta in Siria. Sebbene abbia continuato a viaggiare negli ultimi anni, recandosi in Giordania, Egitto, Russia, Iraq e Arabia Saudita, la sua visita in Italia, avvenuta “su invito dell’Aise, viola la legge Ue che vieta a molti funzionari siriani di entrare nel territorio dei 28 Stati membri”.
Mamlouk è infatti in “terza posizione nella lista nera dell’Ue, dietro al presidente Bashar al Assad e al fratello Maher” ha ricordato il quotidiano francese. Il giornale libanese aveva indicato nel capo della sicurezza libanese, Abbas Ibrahim, l’organizzatore dell’incontro, riferendo quindi che i responsabili italiani “hanno comunicato ad al-Mamlouk che risultati positivi emergeranno presto sul dossier delle sanzioni europee imposte alla Siria e hanno promesso di lavorare con i partner europei per alleggerire le sanzioni, in particolare con i tedeschi che sembrano più morbidi rispetto alle posizioni di Parigi e Londra”.
Lo stesso giornale spiegava che “i francesi vorrebbero avere un contatto con Damasco attraverso una terza parte amica dei siriani, ovvero l’Iran, e collaborare con i siriani per ottenere i nomi dei terroristi francesi detenuti in Siria. Proposta che l’Iran ha rifiutato”.
Al di là della cronaca e delle solite speculazioni francesi tese a screditare l’Italia fa un po’ sorridere il moralismo d’Oltralpe quando, in modo duretto o indiretto, tutti gli Stati europei hanno da anni ripreso i rapporti con i servizi di sicurezza del regime di Bashar Assad che hanno fornito una vasta mole di informazioni circa i foreign fighters europei giunti in Siria.
Quelli rimasti uccisi o feriti, quelli catturati dalle truppe di Damasco e dai loro alleati così come quelli la cui presenza tra le milizie del Califfato o qaediste è stata anche solo “registrata” dagli 007 siriani.
L’anomalia non è che gli europei si scambino informazioni con i siriani per combattere i terroristi islamici ma semmai che i governi europei siano tutti schierati nel conflitto siriano al fianco delle milizie jihadiste, le stesse che minacciano e colpiscono anche l’Europa.
Foto Web e Stato Islamico
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.