Roma come Danzica? Il diktat di Oettinger all’Italia

Il 21 marzo 1939 Berlino intimò alla Polonia la restituzione alla Germania della città di Danzica minacciando risposte appropriate in caso di risposta negativa. Settantanove anni dopo, in un’epoca in cui i “mercati” hanno sostituito le divisioni panzer e lo “spread” ha preso il posto degli Stuka, Berlino utilizza i propri commissari della Commissione Europea per lanciare i suoi diktat.

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Se il paragone tra le attuali vicende politiche italiane e la crisi che portò allo scoppio della Seconda guerra mondiale costituisce una indubbia forzatura, è altrettanto evidente che le dichiarazioni rese martedì alla Deutsche Welle dal Commissario Ue al Bilancio, il tedesco Gunther Oettinger non lascano spazio alle interpretazioni.

«Le mie preoccupazioni e le mie aspettative sono che le prossime settimane mostrino come i mercati, i titoli di Stato e l’economia italiana potrebbero subire un impatto così drastico da servire come segnale per gli elettori perché non votino i populisti né di destra né di sinistra» ha detto Oettinger ma il suo intervento era stato sintetizzato in un tweet dal giornalista (anche lui tedesco) Bernd Thomas Riegert, che lo aveva intervistato con la frase: “I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto”.

Riegert si è poi scusato per la “la confusione e l’errore”, mentre a Bruxelles il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha inizialmente affidato al portavoce il compito di bollare come “sconsiderato” il commento del suo commissario.

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Poi ha dichiarato che “l’Italia merita rispetto” e l’Ue “è pronta a cooperare responsabilmente, nel rispetto reciproco”, ha sottolineato in una nota, precisando che “le sorti del Paese non possono dipendere da eventuali ingiunzioni dei mercati finanziari”.

Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha esortato le istituzioni comunitarie a rispettare gli elettori affermando che «Siamo qui per servirli, non per fare loro la lezione».

E lo stesso Oettinger, solo in tarda serata però, si è voluto scusare: «Rispetto pienamente la volontà degli elettori, siano essi di sinistra, destra o centro, in qualsiasi paese. Riferendomi agli sviluppi di mercato in Italia, non intendevo essere irrispettoso. Me ne scuso. L’Italia è un paese fondatore, gioca un ruolo importante nell’integrazione europea e spero che continuerà su questa strada».

Sulla stessa linea – sottolinea l’ANSA – anche il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani: “Non sono i mercati a decidere il destino della Repubblica, ma i cittadini con il loro libero voto e le istituzioni: chiedo a tutti di rispettare la volontà’ degli italiani”. “Saranno gli italiani a decidere il loro destino”, gli ha fatto eco il responsabile economico Ue, Pierre Moscovici.

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Le parole di Oettinger dimostrano come i politici italiani non abbiano il patrimonio esclusivo delle dichiarazioni irresponsabili ma in Italia le reazioni hanno visto l’inaspettata saldatura di un panorama politico frammentato come non mai in seguito alla bagarre intorno al ruolo del Quirinale nella nascita di un nuovo governo.

«Vi rendete conto del disprezzo della democrazia da parte di un signore eletto da nessuno che rappresenta la Germania di Angela Merkel? Dovrebbe dimettersi oggi pomeriggio» ha tuonato martedì Matteo Salvini.

«Questa gente tratta l’Italia come una colonia estiva dove venire a passare le vacanze» ha aggiunto il leader del M5S Luigi Di Maio. Critiche anche dal presidente del Partito democratico Matteo Orfini e dal ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda mentre la capodelegazione del PD a Strasburgo, Patrizia Toia, ha invocato le dimissioni di Oettinger.

Incidente chiuso? Improbabile, anche perchè Oettinger, politico esperto, qualche giorno prima si era spinto a definire non improbabile l’uscita di Roma dall’euro valutando che in un’eventuale nuova crisi finanziaria l’Italia ”non potrebbe essere salvata”.

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Nonostante le smentite, le frasi di Oettinger rappresentano infatti una vera e propria minaccia esplicita, un ricatto alla politica e all’elettorato italiani, quasi un ultimatum o una “dichiarazione di guerra”.

Di fatto il Commissario UE al Bilancio dice di auspicare che i mercati insegnino agli italiani a non votare per i cosiddetti “populisti.”

E siccome i mercati hanno un nome e cognome e Oettinger è pure tedesco non è difficile ricordare quanto accadde nel 2011 quando la cancelliera Angela Merkel chiese al Quirinale di far cadere il governo Berlusconi (all’epoca ce lo spiegò nei dettagli e senza venire smentito il Wall Street Journal) e per sollecitare il “regime-change” (come direbbero gli USA di uno “Stato canaglia”) portò alle stelle lo spread condannandoci al disastro economico e sociale impostoci dal governo Monti.

Di fatto Oettinger anticipa che da qui alle prossine elezioni faremo i conti con le rappresaglie dell’Europa (si scrive Bruxelles ma si legge Berlino): se non “impareremo a votare” i lacchè della Merkel e della Commissione Europea portando al governo i “gauleiter” imposti dalla Germania saranno “i mercati” pilotati dai nostri partner (si fa per dire) a trasformarci in una nuova Grecia.

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Le frasi di Oettinger sono gravi e pericolose ma hanno pure qualche merito. Ci hanno chiarito per l’ennesima volta (ma ce n’era bisogno?) che la Ue è nemica dell’Italia e dei suoi interessi nazionali.

E che la Germania, “azionista di maggioranza” dell’Unione e dell’Area Euro ci considera ancor meno di un lander sfigato, più o meno quanto il Secondo Reich teneva in considerazione la colonia del Tanganika.

Lo dimostrano anche gli insulti e gli sberleffi riservati all’Italia durante questa lunga fase di incertezza politica da quella stampa tedesca che mai osò utilizzare toni simili durante l’interminabile impasse post-elettorale della Germania.

L’Italia è tollerata solo se obbedisce ai diktat della Grande Germania, se continua a svendere le sue aziende e a subire tacendo le politiche comunitarie tese a impoverirla e a sottrarle sovranità.

Al di là di scuse, rettifiche e precisazioni di facciata, il monito del commissario tedesco ha raggiunto il suo obiettivo e a Roma sembrano tutti darsi da fare per trovare soluzioni di compromesso che non irritino troppo il Quarto Reich che si cela dietro la rassicurante bandiera blu con le stelline.

Oettinger ha quindi messo in luce anche la pochezza endemica della nostra classe politica e delle nostre istituzioni, tra le cui fila si contano tanti filo-Usa, filo-Ue, filo-Nato, filo-francesi, filo-tedeschi, anche filo-russi, ma pochissimi filo-italiani.

@GianandreaGaian

Foto: Ansa, Wikimedia Foundation e AFP

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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