Il dibattito sulle esercitazioni congiunte Usa-Corea del Sud
Per il presidente Trump sarebbe “inappropriato” per gli Stati Uniti continuare le esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud dopo l’incontro di Singapore con il leader della Corea del Nord, Kim Jong Un.
Nel documento iniziale firmato da Trump e Kim Jong-un non ci sarebbe nulla sulle esercitazioni militari, ma in una conferenza stampa successiva al summit, il presidente ha detto che in cambio di una completa denuclearizzazione della penisola coreana, gli Stati Uniti avrebbero cessato le esercitazioni militari in Corea del Sud. Secondo una fonte è possibile che gli alleati includano una clausola di “snapback“, e cioé le esercitazioni verrebbero riprese nel caso il regime comunista non mantenesse il suo impegno.
La comunità di difesa è sembrata sorpresa dall’offerta di Trump di interrompere le esercitazioni militari, specialmente quando Trump inizialmente aveva affermato che non avrebbe fatto concessioni a Kim. Le Forze americane in Corea hanno dichiarato di non aver ricevuto “nessuna indicazione aggiornata sullo svolgimento o la cessazione delle attività addestrative”.
Christopher Sherwood, portavoce del Dipartimento della Difesa, ha detto in una dichiarazione a CBS News “il Dipartimento della Difesa continua a lavorare con la Casa Bianca, con le agenzie, con gli alleati e i partner sulla via da seguire dopo il vertice USA / DPRK “.
La prossima esercitazione denominata, Ulchi Freedom Guardian, in programma per l’autunno, non è stata ancora cancellata o modificata.
La Ulchi Freedom Guardian è una delle più grandi esercitazione militari al mondo. Lo scorso anno è durata 11 giorni e ha coinvolto circa 17.500 soldati americani, di cui circa 3.000 provenienti dagli Stati Uniti e 50.000 soldati sudcoreani. Le esercitazioni includono simulazioni al computer svolte in un grande bunker a sud di Seoul, intese a verificare la prontezza degli alleati a respingere le aggressioni della Corea del Nord.
Nel 1992, in un momento di dialogo con la Corea del Nord, Seoul e Washington avevano annullato l’esercitazione “Team Spirit”, ripresa poi l’anno successivo.
Gli eserciti degli alleati hanno a lungo difeso le loro esercitazioni regolari definendole di natura puramente “difensiva”, respingendo la persistente affermazione di Pyongyang secondo cui le esercitazioni mirano a preparare un’invasione del suo territorio.
Le esercitazioni alleate si basano su una serie di piani di emergenza congiunti che delineano una serie di procedure per gestire una vasta gamma di scenari, come una guerra in piena regola scatenata da attacchi o invasioni da parte del Nord.
Gli osservatori hanno detto che la sospensione delle esercitazioni alleate potrebbe indebolire la richiesta di Washington di un aumento della quota di spesa di Seoul per il mantenimento di 28.500 truppe statunitensi nel paese. Secondo quanto riferito, gli Stati Uniti hanno chiesto a Seoul di pagare di più, citando il costoso dispiegamento di attività strategiche per le esercitazioni regolari.
Si prevede che le due parti terranno, a Seoul, un quarto round di negoziazioni sul cosiddetto costo della condivisione degli oneri a fine mese.
In base a un accordo di condivisione dei costi, raggiunto nel 2014, Seoul ha pagato, all’epoca, 867 milioni di dollari per i costi militari statunitensi e la sua quota è aumentata ogni anno in base all’inflazione. Quest’anno, la Corea del Sud starebbe pagando circa 890 milioni di dollari, un po’ meno della metà del totale.
In passato, secondo alcune stime i costi per esercitazioni minori sono state di circa 2 milioni di dollari, mentre per quelle più grandi sarebbero di 15 milioni di dollari o più – tutte spese relativamente contenute per il budget del Pentagono di quasi 700 miliardi di dollari.
Un esempio viene dall’Air Force che ha calcolato i costi orari del volo per i tre tipi di bombardieri che fanno la spola tra Guam e la Corea (13 ore andata e ritorno) a cui Trump aveva accennato.
“Il costo operativo per ora di volo (OCPFH) è calcolato dividendo i costi operativi totali e di mantenimento (escluse le modifiche hardware) associati a un sistema d’arma per le ore di volo totali effettuate nello stesso anno”, ha detto un funzionario dell’Air Force a CBS News. I costi a ora di volo per ciascuno dei tre tipi di bombardieri impiegati nei voli sono stati valutati:
- B-1B – 95.758 dollari
- B-2A – 122. 311 dollari
- B-52H – 48.880 dollari
Foto: AFP, Yonhap e Chung Sung-Jun
Elvio RotondoVedi tutti gli articoli
Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.