L’ esercitazione Fratellanza Slava 2018
Tra il 18 e il 28 giugno scorsi si è tenuto nel poligono militare russo Raevskij di Novorossiysk (Krai di Krasnodar) l’esercitazione congiunta “Fratellanza Slava 2018/Славянское братство-2018”, che ha visto coinvolti 700 effettivi di un battaglione rinforzato appartenente al 108° reggimento paracadutista dei Cosacchi di Kuban (Russia), 250 membri delle Forze Speciali bielorusse e 50 militari della Brigata Speciale serba.
Come specifica il Ministero della Difesa russo, si è trattato della più importante attività addestrativa a cui sono hanno preso parte le forze paracadutiste di Mosca quest’anno, nonché la prima volta in cui i tre contingenti nazionali sono stati chiamati ad agire come se facessero parte di un unico reggimento multinazionale. L’obiettivo delle manovre era simulare azioni di peacekeeping o di lotta al terrorismo, mettendo le truppe nella condizione di conoscere meglio le capacità operative dei “colleghi”, nonché alcuni mezzi e sistemi d’arma relativamente nuovi.
Sono stati messi a disposizione l’IFV modello BMD-4T, il veicolo trasporto truppe MDM Rakushka, i blindati leggeri Rys (la versione russa del Lince Iveco), il noto (e prossimo alla pensione) carro leggero/cacciacarri 2S25 Sprut, nonché l’Infauna (veicolo da guerra elettronica) e il radar campale portatile Aistenok, in grado di rilevare la posizione di mortai nemici sino ad un raggio di 5 chilometri di distanza.
Andando maggiormente nel dettaglio, le giornate chiave dell’esercitazione sono quelle tenutesi tra il 26 e il 28 giugno, quando le truppe hanno potuto mettersi direttamente alla prova all’interno dello scenario atto a riproporre un’azione anti-terroristica.
Ecco un breve resoconto dello scenario e delle attività.
In seguito ad un’insurrezione armata, un gruppo terroristico è stato in grado di catturare un gran numero di ostaggi, prendere possesso di una zona di confine e proclamare uno Stato indipendente. Il contingente multinazionale, prima di passare all’azione, ha quindi svolto operazioni di intelligence con l’installazione di 4 posti di controllo, ognuno dei quali equipaggiato con il sistema di comando controllo campale Andromeda D, ideato appositamente per i reparti paracadutisti.
Quest’ultimi, infatti, trasmettevano al comando le immagini aeree prodotte dai 10 UAV Orlan-10 che sorvegliavano l’area delle operazioni.
Il giorno successivo, le forze paracadutiste congiunte sono state trasportate con elicotteri Mil – Mi 8 nei pressi di un’altura posta all’interno della zona controllata dai ribelli allo scopo di permettere alle forze russe di attestarsi in attesa che il piano preparato prendesse corpo. Contestualmente, infatti, gli effettivi bielorussi, supportati dall’artiglieria e dagli elicotteri d’attacco Mi-35M, hanno assalito da diversi punti il grosso delle forze nemiche, costringendolo a ripiegare proprio sulla zona controllata dalle truppe russei, cui è spettata (per ovvie ragioni numeriche) la parte cruciale dello scontro.
Alla fine dell’azione, i militari serbi sono stati trasportati nell’area in cui, secondo le informazioni raccolte, erano stati concentrati gli ostaggi, liberandoli assieme alle truppe cosacche.
Alla luce di quanto sopra, è possibile constatare come l’esercitazione abbia rappresentato un’importante vetrina per alcuni prodotti russi entrati gradualmente in servizio negli ultimi anni e potenzialmente destinati all’export, ma anche lo specchio delle carenze ancora presenti e dovute agli anni di mancati investimenti nell’ambito delle Forze Armate.
Oltre a ciò, l’esercitazione Fratellanza Slava 2018 ha confermato la relazione speciale tra gli eserciti di Mosca e Minsk, nonché la volontà della Serbia di continuare a difendere il proprio non allineamento partecipando ad addestramenti sia con le truppe della NATO che con quelle appartenenti alla CSTO.
Proprio a Belgrado i 10 giorni di esercitazioni hanno trovato un’ampia copertura sui giornali, che non hanno mancato di sottolineare la valenza dei rapporti con la Russia.
Questo genere di iniziative contribuiscono da un lato a far conoscere all’estero l’esercito serbo (l’esercitazione Fratellanza Slava ha visto la presenza di osservatori militari appartenenti a 42 paesi), dall’altro a ribadire la vicinanza a Mosca proprio quando sembra farsi più intensa la pressione internazionale affinché il presidente serbo Aleksandr Vucic e il suo Governo prendano con decisione la strada del riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo (anche a dispetto delle recenti violenze albanesi).
Ovviamente si tratta di un “do ut des” in quanto per il Cremlino è quanto mai importante far sentire la propria presenza nell’area Balcanica visto che, in seguito alla probabile soluzione della disputa sul nome tra Atene e Skopje, la NATO sembra pronta ad accogliere un nuovo membro all’interno dell’Alleanza, spostando così la propria attenzione sui pochi esclusi rimasti, ossia Bosnia Erzegovina, Serbia e Kosovo.
Foto: RIA Novosti e Ministero Difesa Russo
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Luca SusicVedi tutti gli articoli
Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.