L’esercito siriano riconquista Deraa, dove scoppiò la rivolta anti-Assad

L’esercito siriano è entrato ieri pomeriggio a Deraa, cittadina controllata dai ribelli nel sud del Paese e luogo in cui è divampata nel marzo 2011 la protesta contro il presidente Bashar al-Assad, nel tempo trasformatasi in guerra per procura con derive jihadiste. Per la prima volta dall’inizio del conflitto, l’area torna sotto il controllo – amministrativo e militare – governativo mentre i soldati hanno piantato la bandiera siriana al centro di quella che è stata la culla della rivoluzione.

Dal 2012 Daraa era divisa in due parti, una sotto il controllo lealista ed una in mano alle opposizioni armate. “Unità dell’esercito siriano sono entrate a Daraa al-Balad – conferma in una nota l’agenzia ufficiale Sana – e hanno innalzato lo stendardo nazionale nella piazza principale”. L’11 luglio scorso governativi e ribelli, con la mediazione russa, avevano raggiunto un accordo per l’evacuazione dei miliziani dalla città e la cessione del controllo ai militari fedeli a Damasco.

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I ribelli hanno concordato la resa in cambio di una amnistia generale e della garanzia di un passaggio sicuro verso Idlib, una zona a nord ancora nelle mani delle forze anti-Assad. Dal 19 giugno, data di inizio dell’offensiva russo-siriana, l’esercito ha ottenuto il controllo di gran parte della provincia di Deraa.

Fonti delle Nazioni Unite riferiscono che fino a 234mila persone sono tuttora sfollate a causa dei combattimenti. Il 70% di questi ha cercato rifugio nella vicina provincia di Quneitra, nei pressi della frontiera con le Alture del Golan, controllate da Israele. Nel frattempo decine di migliaia di abitanti, rifugiati a lungo oltreconfine in Giordania, sono rientrati nelle loro case a Deraa.

Analisti ed esperti sottolineano l’importanza “strategica” della città, capoluogo del governatorato omonimo e principale punto di accesso al valico di confine con la Giordania. Qui è partita la protesta contro Assad nel marzo 2011, in seguito all’arresto e alla tortura di alcuni giovani “colpevoli” di aver dipinto slogan anti-governativi sui muri di una scuola e ispirati ai temi della Primavera araba divampata all’epoca nella regione.

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La guerra divampata nel 2011 ha ucciso almeno mezzo milione di persone, causando lo sfollamento di almeno 13 milioni di civili e innescando la peggiore crisi umanitaria dalla fine della Seconda guerra mondiale.

L’11 luglio Israele aveva lanciato missili contro postazioni dell’esercito siriano nel sud-ovest del Paese, dove è in corso una offensiva di Damasco contro obiettivi dello Stato islamico. Secondo quanto riferisce l’agenzia di Stato siriana Sana, l’attacco è partito dalle Alture del Golan, occupate dall’esercito di Gerusalemme

“L’aviazione del nemico israeliano – spiega la nota – ha lanciato dei missili su numerose postazioni dell’esercito” nell’area di Quneitra, nel sud-ovest, causando numerosi danni materiali. Anche l’esercito israeliano ha confermato l’operazione, in risposta “all’infiltrazione di un veicolo aereo senza pilota in Israele proveniente dalla Siria”.

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I un primo momento i media siriani avevano parlato di “attacco respinto” nella regione, smentendo l’ipotesi di danni o conseguenze materiali. Per quanto concerne il drone siriano che ha sconfinato in territorio israeliano sarebbe stato privo di armi e il suo obiettivo sarebbe stato quello di raccogliere informazioni. Per motivi di sicurezza la polizia ha bloccato la navigazione sul lago di Tiberiade.

Dall’inizio di luglio l’esercito israeliano ha rafforzato la presenza sul Golan e ha lanciato una serie di attacchi mirati oltreconfine; nel mirino quelli che, secondo Israele, sono convogli di armi e rifornimenti per le milizie sciite libanesi di Hezbollah.

(con fonte AsiaNews)

Foto SANA e AFP

 

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