L’Interpol cerca i foreign fighters nel Mediterraneo
L’Interpol e una serie di paesi del Mediterraneo vanno a caccia di possibili terroristi lungo le rotte marittime dal Nord Africa all’Europa meridionale. L’Agenzia ha inviato funzionari in otto porti dell’area per assistere le autorità locali nello screening dei viaggiatori. Lo scopo è rilevare potenziali jihadisti (in particolare foreign fighters, ma non solo) che, sfruttando la stagione turistica estiva, cerchino di infiltrarsi nelle nazioni UE.
L’operazione è stata chiamata Neptune ed è cominciata da circa una settimana. Peraltro, ha già cominciato a dare i suoi frutti. Fino ad oggi sono state effettuate oltre 350.000 ricerche presso i database dell’Interpol, è stato l’eseguito l’arresto di quattro sospetti terroristi ed è stata localizzata una persona scomparsa. Italia, Francia, Algeria, Marocco, Spagna e Tunisia guidano le manovre col supporto dell’Organismo, della World Customs Organization e dell’agenzia Fronytex.
Una delle tecniche più usate dal terrorismo per infiltrarsi nell’area UE è mescolarsi con il flusso di turisti grazie all’utilizzo di documenti falsificati o rubati. Questo vale soprattutto per i foreign fighters, i jihadisti europei che hanno combattuto nelle fila di Isis in Medio Oriente e in Nord Africa e che ora, a seguito della disgregazione dello Stato Islamico, cercano in ogni modo di tornare in patria senza essere rilevati.
Infatti, nel corso dei controlli negli otto porti del Mediterraneo, l’operazione Neptune e l’Interpol hanno già scoperto decine di passaporti usati illegalmente o contraffatti. I loro rientri si stanno, peraltro, moltiplicando con le sconfitte dello Stato Islamico in Iraq, Siria e Libia.
Foto Interpol
Francesco BussolettiVedi tutti gli articoli
Nato a Roma nel 1974, lavora all'agenzia di stampa Il Velino. E' inviato di guerra embedded dal 2003, quando partecipò alla missione Antica Babilonia con l'Esercito Italiano in Iraq. Ha coperto sul campo anche i conflitti in Afghanistan (Enduring Freedom e Isaf) e Libano (Unifil), nonché quelli in Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia) e le principali attività della Nato al fianco delle forze armate di diversi paesi. E' ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito, specialista Psy-Ops, e tra il 2012 e il 2013 ha prestato servizio a Herat nell'RPSE. Attualmente si occupa in particolare di cybersecurity.