Aumentano le infiltrazioni di combattenti stranieri nel sud della Libia
Gruppi di ribelli del Darfur si stanno rafforzando nel sud della Libia per poi tornare a combattere in Sudan. Lo denuncia un rapporto riservato di un gruppo di esperti Onu, inviato al Consiglio di Sicurezza. Nel documento si sottolinea che molti miliziani si sono uniti a gruppi armati locali per migliorare le loro capacità militari e tornare nel paese d’origine quando sarà opportuno. Fino ad allora, però, combatteranno con i gruppi della regione (Tuareg, tribù arabe e Tebu), ingrossandone le fila.
La Libia, infatti, secondo il rapporto, è diventata “come una importante fonte di finanziamento per i ribelli”. Peraltro, non ci sono certezze né su quando questi ritorneranno in patria né sul fatto che lo facciano davvero.
Soprattutto dopo la recente attivazione del protocollo di sicurezza tra Libia, Sudan, Ciad e Niger che vede un rafforzamento della componente militare e l’inizio di operazioni congiunte lungo le frontiere comuni.
L’incremento dei ribelli del Darfur nel sud della Libia pone un nuovo problema nel paese africano, che si unisce alla lotta tra il GNA di Fayez al-Sarraj e l’LNA del generale Khalifa Haftar, all’incremento del peso dello Stato Islamico (accreditato da un rapporto dell’ONU di 3 o 4 mila combattenti in Libia) nella nazione e agli scontri per il controllo della Mezzaluna Petrolifera del Golfo della Sirte.
E’ prevedibile, che i gruppi armati locali – rafforzati da nuovi fondi e miliziani – decideranno di estendere la loro influenza scatenando nuove violenze. I combattenti sudanesi (più altri giunti nella regione meridionale libica del Fezzan da Niger e Ciad) potrebbero, per motivi di opportunità, rimanere nell’ex colonia italiana entrando stabilmente nelle formazioni locali o creandone di nuove. Nell’area tra Sabha e Ghadwa sono già presenti altri gruppi stranieri, dai mercenari dell’opposizione ciadiana ai Janjaweed sudanesi.
Fonte: Difesa&Sicurezza
Foto: milizie Tuareg – AFP
Francesco BussolettiVedi tutti gli articoli
Nato a Roma nel 1974, lavora all'agenzia di stampa Il Velino. E' inviato di guerra embedded dal 2003, quando partecipò alla missione Antica Babilonia con l'Esercito Italiano in Iraq. Ha coperto sul campo anche i conflitti in Afghanistan (Enduring Freedom e Isaf) e Libano (Unifil), nonché quelli in Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia) e le principali attività della Nato al fianco delle forze armate di diversi paesi. E' ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito, specialista Psy-Ops, e tra il 2012 e il 2013 ha prestato servizio a Herat nell'RPSE. Attualmente si occupa in particolare di cybersecurity.