La Corea del Sud riduce generali e comandi dell’Esercito
Nei prossimi quattro anni, la Corea del Sud, in linea con il piano generale del ridimensionamento del numero delle truppe, ridurrà il numero dei generali di circa il 17%, come parte di una riforma della difesa volta a creare un esercito più piccolo ma più forte.
L’iniziativa prevede anche la creazione del Comando Operativo Terrestre, unendo i comandi della 1^ e 3^ armata, un’integrazione basata su progressi tecnologici che hanno ridotto le ridondanze operative e consentito una maggiore efficienza.
Secondo quanto riporta il Korea Times, i militari manterranno un programma aggressivo per contrastare le minacce nucleari e missilistiche della Corea del Nord, contrariamente alle speculazioni sul fatto che verrebbe svigorito a causa della spinta di Seul verso la riconciliazione inter-coreana e la denuclearizzazione della Corea del Nord.
Dopo il briefing con il presidente Moon Jae-in, il Ministero della Difesa ha annunciato la Riforma della Difesa 2.0. progetto che è stato forgiato alla luce delle “incertezze” sul panorama della sicurezza della penisola, della competizione regionale per le armi e dell’evoluzione delle minacce transnazionali e non militari.
Secondo il programma, il numero di ufficiali con il grado di generale sarà ridotto dagli attuali 436 a 360 entro il 2022, proprio alla fine del mandato quinquennale del presidente Moon. Ciò significa la rimozione di 66 posizioni di livello di generale per l’Esercito e cinque ciascuna per la Marina e l’Aeronautica.
Le precedenti proposte di riduzione per snellire l’apparato di comando superiore erano fallite in parte a causa della resistenza dei vertici. Il taglio verrà sincronizzato con i piani di riduzione del numero di truppe in servizio attivo dagli attuali 618.000 a 500.000 entro il 2022, con l’aumento della percentuale del personale civile nella struttura di difesa al 10% dall’attuale 5%.
La riforma include anche una misura per accorciare la durata del servizio militare obbligatorio per i militari dell’esercito a 18 mesi dagli attuali 21 mesi entro il 2022. Si prevede che la misura inizi a essere introdotta gradualmente entro la fine dell’anno.
La diminuzione complessiva delle truppe è parte degli sforzi per superare i cambiamenti demografici del paese, innescati dal basso tasso di natalità, e coinvolgere più lavoratori civili in posizioni militari non combattenti per migliorare l’efficienza e la consistenza del lavoro.
Il comando operativo terrestre è pianificato per essere operativo il 1° gennaio 2019. Avvierà una serie di missioni, compresa la protezione dell’area metropolitana di Seul dalle minacce provenienti dall’artiglieria a lungo raggio nordcoreana posizionata lungo il confine.
Il progetto include anche la decisione di associare l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Difesa (JSC) a quello di comandante del Combined Forces Command (che gestisce le forze congiunte di Corea del Sud-Stati Uniti), dopo il previsto trasferimento dell’OPCON (Operational Control), che consentirebbe a un comandante sud-coreano di prendere il comando in operazioni di guerra affiancato da un vice statunitense.
La Corea del Sud avrebbe dovuto riavere l’OPCON già alla fine del 2015 ma il ministero della Difesa sudcoreano aveva chiesto che il trasferimento del controllo delle forze in operazioni venisse ritardato ancora una volta.
La richiesta era stata motivata dal terzo test nucleare nordcoreano all’inizio del 2013, che aveva modificato la situazione nella penisola coreana.
L’esercito degli Stati Uniti ha il controllo operativo delle forze militari della Corea del Sud fin dalla guerra di Corea nel 1950, e ha dato il controllo in tempo di pace a Seul nel 1994, lasciando solo aperta la questione in caso di guerra.
Seul e Washington hanno concordato di finalizzare i “documenti importanti” relativi al trasferimento prima della riunione ministeriale consultiva sulla sicurezza prevista per il prossimo ottobre a Washington. Seul e Washington sarebbero disposte a fare una serie di accordi correlati.
Inoltre, il progetto di riforma conferma che Seul proseguirà con il piano per stabilire il sistema basato su tre pilastri:
– il programma Kill Chain per un attacco preventivo;
– il programma Korea Air and Missile Defense;
– il piano Korea Massive Punishment and Retaliation Plan, un piano operativo per colpire la leadership nordcoreana in caso di conflitto su vasta scala.
Tra gli sforzi di pace in atto, ci sono speculazioni che Seul possa rivedere – o attenuare – il piano per farlo apparire meno ostile nei confronti di Pyongyang. Il piano è stato concepito al culmine delle tensioni transfrontaliere innescate dai test nucleari e missilistici del Nord.
I rapporti tra le due Coree stanno migliorando e sono sulla via della pacificazione ma, al momento, non andrebbe sottovalutata la potenza della Corea del Nord che possiede il quarto esercito più grande al mondo, con il 70% delle sue forze di terra e il 50% delle sue forze aeree e navali posizionate entro 100 miglia dalla Zona Demilitarizzata, secondo una valutazione del Dipartimento della Difesa americano.
Il ministero stima che l’iniziativa di riforma costi 240 miliardi, nel periodo 2019-23. Attualmente, degna di nota è la crisi che il ministero della Difesa starebbe affrontando per un presunto coinvolgimento in uno scandalo a livello nazionale emerso quando, lo scorso anno, il DSC (Defense Security Command) aveva programmato di mobilitare le truppe per reprimere eventualmente i manifestanti, che chiedevano la cacciata dell’ex presidente Park Geun- hye.
Lo scandalo è arrivato dopo che un documento, che specificava il piano da parte di unità dell’intelligence militare, sarebbe stato svelato. Il documento è stato scritto a marzo dello scorso anno durante l’amministrazione Park.
Il ministro della difesa aveva segnalato il documento al Cheong Wa Dae (sede della Presidenza della Repubblica) solo alcuni mesi dopo che ne era venuto a conoscenza.
Si presume che il DSC, toccato dallo scandalo, possa continuare probabilmente a frenare i pacchetti di riforme militari del ministro della Difesa, Song Young-moo, per indurlo a rassegnare le dimissioni e assumersi la piena responsabilità per lo scandalo.
Foto: AP, Yonhap, ministero Difesa Corea del Sud e Us Army
Elvio RotondoVedi tutti gli articoli
Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.