La penetrazione dello spionaggio economico cinese
La Cina si avvale di pratiche prevaricatrici per la raccolta delle informazioni che vanno ben oltre l’obiettivo delle cosiddette aziende strategiche del comparto militare-industriale, o dei settori chiave dell’energia e delle nuove tecnologie. Le agenzie di intelligence cinesi non si fanno scrupoli nell’utilizzare siti web dedicati alla ricerca d’impiego per manipolare i soggetti genericamente interessati alle offerte pubblicate. Si tratta di procedure testate principalmente sul mercato nordamericano.
Significative a tale proposito sono le considerazioni di Christian Harbulot, ispiratore della Scuola di guerra economica e dell’intelligence economico francese.
Un ex studente della Scuola di Guerra Economica, che attualmente collabora presso un Istituto statunitense di ricerca nel ramo geopolitico, informa Harbulot che sussiste il rischio di rispondere a offerte di lavoro non espressamente sollecitate o ad annunci in rete pubblicati da società di Risorse Umane, di consulenza o da altre entità potenzialmente interessate ai cittadini americani orientati verso il settore degli affari internazionali.
In un episodio recente, una società con sede a Singapore ha usato il nome di una nota società di consulenza aziendale, con sede negli Stati Uniti, con il pretesto di cercare un “Research Writer” per “Condurre valide ricerche sulle questioni politiche regionali in materia economica[…]“. Il candidato ideale doveva essere in grado di “[…]Riassumere, analizzare e sintetizzare le informazioni rilevanti[…]” e “Stilare rapporti periodici o immediati sulla base delle informazioni interne ed esterne disponibili”.
La descrizione dell’offerta prevedeva altresì che il “Research Writer” seguisse le audizioni congressuali, le sessioni aperte del Senato sulle relazioni esterne e le audizioni pubbliche del Dipartimento del Commercio, sia in commissione che a tempo parziale. L’annuncio di lavoro era stato pubblicato su Indeed.com, un popolare sito e motore di ricerca americano per l’impiego. Dopo l’inchiesta, la società di Singapore non risultò avere alcun collegamento effettivo con l’omonima società americana, ma erano stati individuati dei legami con la Repubblica popolare cinese. La società fu segnalata all’FBI dall’Istituto summenzionato.
Un altro caso, nel quale si è trovato coinvolto un agente della CIA, ha svelato il metodo utilizzato dai servizi cinesi per procurarsi delle fonti, ricorrendo a false agenzie per l’impiego e raggiungendo potenziali obiettivi per mezzo di Linkedin.
Justin Rohrlich, del Daily Beast, ha sottolineato in proposito che l’ex agente della CIA, Kevin Mallory, era entrato in contatto con i servizi segreti cinesi mediante un’agenzia interinale fittizia, sedicente affiliata dell’Accademia delle Scienze Sociali di Shangai (SASS).
Quest’ultima è sospettata dal controspionaggio statunitense di intrattenere delle strette relazioni con l’Ufficio per la Sicurezza di Stato di Shanghai (SSSB), una sottodivisione del Dipartimento per la Sicurezza di Stato. Secondo gli esperti del controspionaggio dell’FBI, lo Shanghai Security Bureau utilizzerebbe i dipendenti della SASS come intermediari per stabilire un dialogo con gli interlocutori stranieri, i quali in un secondo momento verrebbero incaricati dai funzionari dell’SSSB sotto copertura.
Vi sono altri think tank sospettati di supportare indirettamente i servizi segreti cinesi. Sempre secondo il Daily Beast, l’Istituto Cinese per le Relazioni Internazionali Contemporanee (CICIR) sarebbe connesso al Ministero della Sicurezza di Stato della Cina comunista. Allo scopo di sottolineare la particolare aggressività dello spionaggio cinese ,Harbulot riporta un episodio autobiografico particolarmente significativo (Christian Harbulot,L’art del guerre economique,Va Press,2018,pagg.27-28).
“Nel 2009, venne a trovarmi a Parigi un ex diplomatico francese, il quale si era stabilito a Pechino, in pensione. Con lui iniziai un dialogo in cui egli sosteneva di essere in buoni rapporti con le autorità cinesi. Erano interessati, mi disse, all’approccio pedagogico avviato dall’EGE in Francia in merito alla guerra economica. Questo scambio portò a un primo incontro con i cinesi, che erano di passaggio a Parigi.
Li dovetti attendere di fronte a un palazzo vicino all’Assemblea Nazionale, senza alcuna indicazione più precisa. All’ora prevista, vidi venirmi incontro tre persone, di cui una non mi era sconosciuta. Avevo fatto la sua conoscenza a un convegno a Roque-sur-Yon, dove eravamo stati invitati a parlare delle nuove sfide geoeconomiche.
Fu in quell’occasione che compresi che a Pechino costui era alla guida di un istituto sullo sviluppo mondiale. A questo proposito, persone molto attente mi fecero capire che quest’uomo intratteneva rapporti strettissimi con il servizio cinese di intelligence straniera in Europa.
Qualche anno dopo, la stessa persona mi presentò un ambasciatore cinese in viaggio, accompagnato da una traduttrice dell’Ambasciata cinese a Parigi. Questo incontro non passò inosservato alla sorveglianza di un servizio francese specializzato, il quale identificò intorno al luogo dell’incontro diverse spie in posizione. Questo primo scambio con l’EGE è iniziato in modo non molto accademico. La discussione ebbe luogo in un bar e verteva principalmente sugli effetti in Europa della crisi finanziaria.
Quando fu affrontato il caso dell’EGE, compresi in fretta che la loro domanda ci avrebbe portato a uno stallo. Mi fu offerta la possibilità di condurre un corso semestrale presso l’Istituto di formazione per dirigenti d’impresa, per avvicinarli alle strategie d’influenza. Non diedi risposta a questa offerta, in quanto quell’intervento, per quanto modesto, poteva minare gli interessi economici francesi o europei”.
A questo punto credo sia legittimo domandarsi da cosa dipenda questa ingenuità occidentale. In primo luogo la Cina sta dimostrando di essere maestra nell’attuare le tecniche della dissimulazione nel contesto della guerra economica che hanno un campo d’azione veramente esteso: a volte includono le manovre di influenza; le operazioni illegali di ingerenza e di spionaggio industriale e le tecniche moderne della guerra d’informazione.
L’influenza si può rappresentare con l’intreccio lento e progressivo delle reti umane in zone geografiche dalle interessanti risorse energetiche od opportunità commerciali. Per penetrare i mercati stranieri, il mascheramento non si limita a nascondere la propria rete di informazioni, bensì si regge anche sull’aggiramento degli ostacoli. Al fine di non andare a scontrarsi direttamente con i sistemi difensivi del Paese-bersaglio, l’approccio che deve seguire è necessariamente indiretto.
In secondo luogo, esiste nell’ambiente dirigenziale cinese uno spirito di vendetta nazionalista ereditato dal passato imperiale nonché la volontà di non doversi sottomettere a un modello di società contrario ai principi del regime comunista. Rifiutandosi di prendere in considerazione questo aspetto dell’eldorado cinese, gli ambienti finanziari e industriali occidentali hanno spianato la strada alla strategia cinese in materia di guerra economica. Facilitata nei suoi progetti dall’aspirazione occidentale a commerciare e ivi stabilirsi, la Cina non ha avuto-e non avrà- grandi difficoltà a nascondere la propria postura offensiva presentando un’immagine rassicurante della propria politica economica.
Foto: Ray Semko, US News, Stock, Trib Live e Ulta Din
Giuseppe GaglianoVedi tutti gli articoli
Nel 2011 ha fondato il Network internazionale Cestudec (Centro studi strategici Carlo de Cristoforis) con sede a Como, con la finalità di studiare in una ottica realistica le dinamiche conflittuali delle relazioni internazionali ponendo l'enfasi sulla dimensione della intelligence e della geopolitica alla luce delle riflessioni di Christian Harbulot fondatore e direttore della Scuola di guerra economica (Ege). Gagliano ha pubblicato quattro saggi in francese sulla guerra economica e dieci saggi in italiano sulla geopolitica.