Lo Stato Islamico si rafforza in Asia Centrale
di Vladimir Rozanskij (AsiaNews)
Secondo le dichiarazioni del vice-presidente Usa Michael Pence, lo “Stato Islamico” (SI) non esiste più e il Califfato è ormai completamente disintegrato. Eppure vi sono segnali importanti sul rafforzamento dell’IS in Asia Centrale e soprattutto in Tajikistan.
È vero che in Siria e in Iraq, dove da anni i radicali islamici avevano le loro basi e controllavano con le armi oltre metà del territorio, sono rimasti solo piccoli focolai sparsi e poco significativi.
Al presente, sulla carta la disposizione delle forze in Siria e Iraq vede solo un paio di piccole sacche di resistenza del fu potente Isis, e stanno a loro volta per cedere. Secondo il Pentagono in entrambi i Paesi negli ultimi anni i terroristi hanno perso il 98% delle zone sotto il loro controllo e continuano a ritirarsi fino a scomparire.
Eppure, i combattenti dell’Isis non sono scomparsi. Secondo il giornale turco Khaber-turk, l’IS sta minacciando il Caucaso e l’Asia Centrale.
“I terroristi si sono concentrati soprattutto sulla frontiera afghano-tagika”, scrivono i corrispondenti che riferiscono dati delle forze armate di Ankara. Sulla minaccia degli islamisti in Asia centrale si parla anche nelle corrispondenze della tv Al Jazira, secondo le quali negli ultimi mesi i superstiti delle forze dell’Isis dalla Siria e dall’Iraq si sono trasferiti in Afghanistan, e cercano di rafforzare le proprie posizioni.
Dalle ultime ricostruzioni, le forze dell’IS si sono raggruppate soprattutto nella provincia afghana di Badakhshan, dove si snoda il confine con il Tajikistan.
È difficile dire quanti miliziani islamici si trovino da quelle parti; secondo fonti Usa, vi sarebbero circa 800 uomini ma i servizi di sicurezza afghani assicurano che sono molto di più. E proprio da quella zona i terroristi si starebbero distribuendo nei vari Paesi dell’Asia centrale.
I tre Paesi che da quella parte confinano direttamente con l’Afghanistan sono le ex-repubbliche sovietiche del Tajikistan, dell’Uzbekistan e del Turkmenistan, e sarebbero proprio questi i più a rischio di infiltrazione islamista. I più protetti sono gli uzbeki, il cui confine con l’Afghanistan è piuttosto impervio, e si può attraversare solo attraverso il ponte di Hairabad; inoltre, l’esercito uzbeko è attualmente il più forte della regione e presidia il confine.
In Tajikistan la situazione è decisamente più critica: l’esercito e il governo del Paese sono molto deboli, la frontiera afghana è molto più permeabile. A favore dei tagiki è però presente un contingente di 5mila soldati russi, di stanza nel Paese da anni. Attualmente i russi stanno proprio svolgendo un lavoro di controllo delle frontiere, su esplicita richiesta del presidente tagiko Emomali Rakhmon nell’ultimo incontro con Vladimir Putin.
Secondo le stime attuali sarebbe il Turkmenistan a subire più di tutti la penetrazione dell’IS. Il Paese è molto chiuso e isolato, e non diffonde molte informazioni all’esterno. Secondo gli esperti le forze armate turkmene sarebbero molto fragili, male equipaggiate e ancora legate ai vecchi sistemi sovietici e senza esperienza.
L’Asia Centrale, del resto, è una delle regioni di provenienza della maggior parte dei combattenti dell’IS e secondo stime non ufficiali, proprio dal Turkmenistan si erano recate in Siria e Iraq diverse centinaia di soldati, come pure da Uzbekistan e Tajikistan. Il contingente più numeroso, vicino al migliaio di terroristi, sembra provenisse dal Kirghizistan, dove i fanatici religiosi sono attivi soprattutto nelle città confine con l’Uzbekistan.
Una prima azione terrorista dell’IS in Tajikistan è stata rivendicata lo scorso 31 luglio. Due giorni prima sette turisti stranieri hanno subito un attacco nella regione di Danghara, a 150 chilometri dalla capitale Dushanbe. Due americani, uno svizzero, un olandese sono stati uccisi; altri tre turisti sono stati feriti. Il gruppo era stato travolto da una vettura e poi attaccato da uomini armati.
Foto Stato Islamico
Per approfondire Pathways into Terrorism: Understanding Entry into and Support for Terrorism in Asia
di Julie Chernov Hwang
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