Ministro Trenta: gli F-35 italiani si ridurranno ancora

L’Italia acquisterà meno dei 90 F-35 previsti. Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta l’ha dichiarato ieri senza mezzi termini al Corriere della Sera. “Appena concluse le valutazioni tecniche comunicheremo in modo trasparente ai cittadini, ma posso anticipare che stiamo lavorando verso una riduzione, coerentemente con quanto avevamo detto” , ha dichiarato il ministro.

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Sembrerebbe quindi che la trentina di esemplari contemplati dalla produzione annuale a basso rateo sia verosimilmente assicurata. Poi si vedrà, anche se “cosa si vedrà” esattamente al momento non è chiaro neppure ai decisori politici e alle due forze armate interessate, l’Aeronautica e la Marina.

Tutte le opzioni sono sul tavolo, industria e militari si guardano negli occhi, forse anche per capire come dire agli Americani che scenderemo sotto quota 90, dopo aver già tagliato una volta gli acquisti dai 131 esemplari iniziali. Un annuncio che cade tra l’altro in un momento delicato in cui Leonardo sta cercando di vendere all’Usaf l’addestratore avanzato Leonardo T-100 e Fincantieri propone all’US Navy le fregate FREMM.

Vediamo telegraficamente tre scenari al momento ipotizzabili a tavolino:

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  • Posto che l’Aeronautica debba rinunciare ai suoi 15 F-35 STOVL (che a quanto sembra saranno i primi a venire sacrificati), potrebbe riprendere quota l’idea di equipaggiare in sostituzione degli AMX uno-due gruppi di volo con un discreto numero di Leonardo T-346 nella versione cacciabombardiere leggeri FA. Così facendo, si raggiungerebbero due obiettivi: dare nuovo fiato all’industria, che potrebbe spostare la produzione di questi aerei sulla FACO di Cameri dove vi sono ancora capannoni attrezzati ma inutilizzati. Del resto lo stabilimento, privandosi di un certo numero di assemblaggi di F-35 italiani e di produzione di cassoni alari (questi ultimi per effetto di una più che prevedibile “ritorsione” americana), potrebbe così continuare a lavorare sui livelli che ne hanno giustificato l’investimento infrastrutturale. Il secondo obiettivo, sempre di carattere industriale, sarebbe garantire una maggiore penetrazione dell’M-346FA sui mercati come effetto di un ordine di lancio nazionale.

F-35B Marina italiana

  • Sostituire i 15 (o addirittura più) F-35 tolti all’Aeronautica con nuovi Eurofighter EF-2000 Tranche 3B, gli stessi con cui la RAF comincerà a rimpiazzare i suoi Tornado dalla fine dell’anno prossimo. Al limite potrebbe entrare in lizza (ma al momento non ci risultano indizi al riguardo) anche il nuovo Typhoon Tranche 4 specializzato fortemente in compiti di penetrazione e attacco con cui la Germania sostituirà i Tornado della Luftwaffe.
  • Qualora il taglio dovesse riguardare anche una parte degli F-35B della Marina sarebbe possibile valutare di prendere in leasing dai Marines statunitensi gli STOVL che dovessero venirle a mancare per soddisfare il fabbisogno della forza armata. A rigor di logica però dovrebbe essere improbabile che a subire tagli siano gli F-35 della Marina (appena 15 contro i 75 dell’Aeronautica) anche perchè le esigenze di imbarco sulla portaerei Cavour fanno dell’F-35B l’unico velivolo da combattimento adottabile dall’Aviazione Navale.

Si tratta di ipotesi, ripetiamo, buttate giù a caldo e in attesa di chiarimenti dalla Difesa.  Mentre riflessioni più amare riguardano le conseguenze della nostra sofferta partecipazione al programma di Lockheed Martin.

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Come quelle suscitate dall’apprendere che mentre Londra ha mandato un suo Eurofighter Typhoon e perfino il simulacro del Tempest alla manifestazione aerea di Kleine Brogel (7-9 settembre), nel Belgio che sta per decidere con quale velivolo sostituire l’F-16, Roma ha preferito presenziare alla manifestazione con un F-35 (nella foto a sinistra).

O forse ci è stato chiesto di farlo, considerato che l’annuncio della partecipazione del velivolo italiano è stato emesso dall’account ufficiale Twitter di Lockheed Martin poi ripreso dal sito dell’Air Show.

Una scelta a dir poco imbarazzante, non fosse altro per rispetto alla nostra industria che il Typhoon lo produce e lo esporta, proponendolo anche in Belgio come concorrente dell’F-35.

Foto Lockheed Martin, Difesa.it e Analisi Difesa

 

Silvio Lora LamiaVedi tutti gli articoli

Nato a Mlano nel 1951, è giornalista professionista dal 1986. Dal 1973 al 1982 ha curato presso la Fabbri Editori la redazione di opere enciclopediche a carattere storico-militare (Storia dell'Aviazione, Storia della Marina, Stororia dei mezzi corazzati, La Seconda Guerra Mondiale di Enzo Biagi). Varie collaborazioni con riviste specializzate. Dal 1983 al 2010 ha lavorato al mensile Volare, che ha anche diretto per qualche tempo. Pubblicati "Monografie Aeree, Aermacchi MB.326" (Intergest) e con altri autori "Il respiro del cielo" (Aero Club d'Italia). Continua a occuparsi di Aviazione e Difesa.

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