Mosca consegnerà a Damasco i sistemi da difesa aerea S-300

La fornitura era nell’aria da anni ma Vladimir Putin aveva sempre rimandato la consegna di sistemi di difesa aerea a lungo raggio S-300 all’alleato siriano per non indispettire Gerusalemme, che considera l’S-300 una minaccia perchè in grado di colpire obiettivi in profondità anche nei cieli israeliani.

In seguito all’abbattimento, il 17 settembre scorso, dell’aereo russo IL-20 da intelligence, sorveglianza e ricognizione, il Cremlino ha rotto gli indugi e dopo aver dimostrato in modo circostanziato le responsabilità dei caccia F-16 israeliani nell’abbattimento del velivolo-spia colpito da un missile siriano S-200 (Sa-5) Vladimir Putin ha annunciato entro due settimane la consegna delle batterie di S-300 a Damasco

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Noi russi – ha detto Putin – consideriamo le azioni dell’aviazione israeliana come causa della tragedia”, che ha visto morire i 15 soldati che erano a bordo dell’aereo, e “il dispiegamento degli S-300”, che era stato sospeso tempo fa, “si rende necessario per la difesa delle truppe russe”.

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, avvertito il capo del Cremlino che quelle armi “potrebbero cadere in mani irresponsabili”. Con un chiaro riferimento alle forze iraniane e alle milizie Hezbollah presenti in Siria.

Stessa reazione da Washington dove il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton ha parlato di “escalation” chiedendo a Mosca di ripensarci. La Russia sembra però aver rotto gli indugi, mettendo da parte i toni moderati con cui lo stesso Putin aveva commentato il tragico “incidente” dell’IL-20.

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A far cambiare idea al presidente avrebbero contribuito le pressioni dell’establishment militare e in particolare del ministro della Difesa, Sergey Shoigu, a favore di una risposta “muscolare” e i dati emersi circa la ricostruzione degli eventi del 17 settembre in cui emerge (ma Gerusalemme nega) che i piloti degli F-16 con la stella di David abbiano usato deliberatamente l’IL-20 per farsi scudo dai missili siriani.

Lo avrebbero dimostrato i dati raccolti dal sistema di difesa aerea russo S-400 schierato nella base aerea russa di Hmeimim, presso Latakya, rivelando che il missile anti-aereo siriano stava inseguendo un jet israeliano F-16 prima di alterare bruscamente la sua traiettoria e colpire l’aereo russo.

Secondo il portavoce del ministero della Difesa russo, il maggiore generale Igor Konashenkov i dati radar del sistema di difesa aerea S-400 “hanno mostrato chiaramente la direzione del volo del missile S-200 lanciato dal sistema di difesa aerea siriano, così come le posizioni degli aerei russi e israeliani”, ha detto Konashenkov, aggiungendo che “è abbastanza chiaro che il missile stava prendendo di mira il jet israeliano.”

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Tuttavia, il missile ha improvvisamente cambiato rotta e “bloccato su un bersaglio con una sezione trasversale radar più ampia e una velocità inferiore”, cioè l’IL-20 russo in fase di l’atterraggio. Il jet israeliano, che ha effettivamente usato il Il-20 come copertura dall’attacco, ha poi cambiato bruscamente la sua altitudine e la direzione del volo, ha detto Konashenkov.

L’aereo israeliano ha poi continuato a pattugliare l’area al largo della costa siriana, i dati del radar mostrano, confutando le affermazioni delle Forze di Difesa israeliane che i loro aerei erano già tornati nello spazio aereo israeliano al momento dell’incidente.  “I dati non suggeriscono solo, ma dimostrano che la colpa del tragico abbattimento dell’aereo russo Il-20 ricade interamente sull’Air Force israeliana”, ha detto il generale ai giornalisti.

Tutte le “affermazioni di Israele sul suo presunto non coinvolgimento in questa tragedia che ha causato la morte di 15 militari russi sono false” ha detto esplicitamente Shoigu aggiungendo che l’aeronautica israeliana ha dato ai russi meno di un minuto di preavviso prima di attuare i raid sulla costa fornendo inoltre false informazioni sulla posizione dei loro obiettivi.

Members of Russian and Syrian forces stand guard near posters of Syrian President Bashar al-Assad and his Russian counterpart Vladimir Putin at the Abu Duhur crossing on the eastern edge of Idlib province on August 20, 2018. - Civilians are coming from rebel-held areas in Idlib province and entering regime-held territories through the Abu Duhur crossing, some of them returning to their villages that were recaptured by the regime forces earlier this year. (Photo by George OURFALIAN / AFP)

La decisione di fornire a damasco gli S-300 potrebbe cambiare gli equilibri nei cieli siriani come pure aumentare il rischio di scontri tra russi e israeliani.

Il presidente russo Vladimir Putin ha definito la mossa una misura “adeguata”, volta a “prevenire qualsiasi potenziale minaccia” per le vite del personale di servizio russo schierato in Siria, in uno scambio telefonico con Netanyahu per il quale questi missili “rendono la situazione nella regione più instabile”, confermando che Israele “continuerà a difendere i proprio interessi”,

Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov , ha precisato che la decisione di Mosca di fornire a Damasco i missili antiaerei a lungo raggio non è un atto ostile nei confronti di “Paesi terzi”, ma è stata dettata dalla necessità di garantire la “sicurezza” delle forze russe in Siria.

“La situazione relativa alla sicurezza dei nostri soldati, dei nostri piloti, che è emersa dopo la tragedia dell’Il-20, impone la necessità di adottare misure più’ efficaci e vigorose”.

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In realtà queste possono già contare sull’ombrello protettivo di difesa aerea offerto dagli S-400 (nelle foto a lato e sotto) schierati a Hmeymin, sulle batterie di S-300 poste a protezione della base navale di Tartus e sui sistemi di difesa aerea imbarcati sulle navi russe nel Mediterraneo Orientale.

Per questo la consegna degli S-300 ai siriani ha il chiaro obiettivo di potenziare le capacità delle forze di Assad di difendersi e persino prevenire i raid aerei israeliani. Specie se verranno fornite le versioni più recenti dell’S-300, la VM con missili SA-23 con 300 chilometri di raggio d’azione o addirittura VMD (o V-4) con missili 9M82MD con un raggio d’azione di ben 400 chilometri.

Shoigu, annunciando l’invio, entro due settimane, di una batteria di S-300 alla Siria, ha aggiunto che la Russia “bloccherà i dispositivi di navigazione satellitare, i radar e i sistemi di comunicazione utilizzati dagli aerei da guerra nelle aree del Mar Mediterraneo al largo delle coste siriane”, creando così una sorta di “bolla elettronica” controllata dai russi tesa a scoraggiare nuove incursioni israeliane o delle potenze Occidentali contro il territorio siriano.

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Shoigu ha ricordato che la decisione di sospendere le forniture degli S-300 a Damasco fu presa nel 2013 proprio su richiesta d’ Israele, nonostante la Siria avesse pagato per la commessa e le sue unità avessero ricevuto il necessario addestramento. Una cortesia che ora è stata stracciata.

“Le condizioni di quella scelta sono venute a mancare”, ha detto Shoigu, precisando che “i centri di comando siriani saranno dotati dei sistemi di controllo automatizzati forniti solo alle forze armate russe”. Questo non solo permetterà ai siriani “d’identificare gli aerei russi” in volo, evitando dunque i casi di fuoco amico, ma anche di migliorare “l’emissione operativa degli ordini” ed eventualmente il lancio di missili anche nel caso in cui gli obiettivi dovessero essere individuati dai radar russi.

A quanto pare di comprendere, di fatto le difese aeree siriane saranno quindi pienamente integrate con il dispositivo russo presente nel paese arabo, rendendo così più ardua e rischiosa (anche in termini politico-strategici) ogni incursione aerea e missilistica sul territorio siriano.

Foto: Ministero della Difesa Russo, AFP e EFE

Vignetta: Sputnik

 

 

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