Pentagono e intelligenza artificiale: il programma “AI Next” della Darpa
da Cyber Affairs del 10 settembre 2018
In un futuro ormai prossimo, l’uso dell’intelligenza artificiale rappresenterà un aspetto decisivo anche in campo bellico. Mantenere il primato anche in questo frangente è dunque cruciale per Washington e per questo la Darpa, l’agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare, ha annunciato l’investimento di 2 miliardi di dollari per la realizzazione di una nuova “generazione” di IA.
Con questo programma, denominato “AI Next”, l’agenzia intende “esplorare nuove teorie e applicazioni che potrebbero consentire alle macchine di adattarsi a situazioni mutevoli”, compiendo un salto di qualità rispetto alle tecnologie oggi disponibili. L’idea è maturata dopo diverse dichiarazioni preoccupate per gli investimenti di Pechino per sviluppare capacità in questo settore (secondo alcuni analisti, di questo passo, entro il 2025, potrebbe superare gli Usa).
Ad agitare gli Stati Uniti, come testimonia un report realizzato dal think tank Usa Brookings Institution, è soprattutto il fatto che i cyber attacchi cedono sempre più il passo a nuove forme di guerra ibrida che alcuni Stati – Cina ma anche Russia, su tutti – starebbero mettendo a punto partendo dallo sviluppo di tecnologie come l’intelligenza artificiale, automazione e machine learning, combinato a un sapiente utilizzo di big data.
Lo studio dell’intelligenza artificiale non è nuovo per la Darpa. A partire dagli anni ’60 l’agenzia si è concentrata sulla prima ondata di tecnologie IA, incentrate su sistemi basati su regole in grado di eseguire compiti strettamente definiti. A partire dagli anni ’90, la Darpa ha dato il suo contributo per una seconda ondata di tecnologie di IA di machine learning, che hanno creato riconoscimenti di pattern statistici da grandi quantità di dati.
I finanziamenti dell’agenzia per progetti di comprensione del linguaggio naturale, problem solving, navigazione e le tecnologie di percezione hanno portato alla creazione di automobili a guida autonoma, assistenti personali e protesi quasi naturali, oltre ad una miriade di applicazioni critiche e di valore sia militari sia commerciali. Tuttavia, questa seconda ondata dipende da grandi quantità di dati di alta qualità per l’addestramento e ha diversi limiti, come l’assenza di ragionamento contestuale e comunicazione simili a quelli umani. Da qui la necessità di migliorare ancora.
Da sola, la Darpa è coinvolta al momento in più di 20 programmi che stanno esplorando modi per far avanzare lo stato dell’arte dell’intelligenza artificiale. Inoltre, più di 60 programmi attivi stanno applicando l’intelligenza artificiale in qualche modo. Ma nei prossimi 12 mesi, l’agenzia prevede di pubblicare più annunci Broad Agency per nuovi programmi di IA.
In più, oltre a iniziative nuove e a quelle esistenti, una componente chiave della campagna sarà il programma di Artificial Intelligence Exploration (AIE) annunciato a luglio scorso, composto da una serie di progetti ad alto rischio ma alto rendimento in cui i ricercatori lavoreranno per stabilire la fattibilità di nuovi concetti di IA entro 18 mesi dall’aggiudicazione del lavoro.
L’annuncio di questo nuovo fiume di denaro si somma a un ampio progetto di riorganizzazione anticipato dal Pentagono nei mesi scorsi. Ad aprile il segretario alla Difesa Jim Mattis, parlando alla Commissione Forze Armate della Camera, aveva spiegato di stare lavorando a un piano per mettere in piedi un centro che potesse ottimizzare la miriade di programmi di IA del Dipartimento. Non è ancora chiaro dove questo polo sarà collocato né chi dovrà guidarlo, ma svolgerà un ruolo importante. Al momento, infatti, la Difesa Usa conta in tutto circa 600 progetti con una qualche forma di intelligenza artificiale, anche se non tutti hanno rilevanza strategica per l’utilizzo di questa tecnologia.
Ancora da costruire anche le essenziali partnership con l’accademia e il mondo della ricerca. Gli esperti naturalmente auspicano, e non potrà essere altrimenti, che il centro di intelligenza artificiale operi in congiunzione con una o più università, al fine di massimizzare il numero di voci all’avanguardia coinvolte nel progetto. Il più grande vantaggio derivante dalla creazione di un centro di intelligenza artificiale, rilevano gli addetti ai lavori, potrebbe arrivare da un posto dove far convergere una grande mole di informazioni da utilizzare per far apprendere l’IA.
C’è da risolvere, però, anche un altro problema: quello relativo agli investimenti e al coinvolgimento dei privati, anche per ciò che riguarda le applicazioni civili di questa tecnologia.
Per questo, all’inizio di maggio la Casa Bianca ha chiamato a raccolta colossi del Web come Facebook, Amazon, Google e Microsoft, ma anche manager di gruppi come Boeing, Ford, MasterCard e Pfizer, oltre a esponenti del Pentagono e di varie agenzie. La prima mossa annunciata è stata la creazione di un comitato che intende coinvolgere alcune delle menti migliori dei mondi dell’industria, dell’accademia e delle istituzioni. L’obiettivo è quello di creare uno spazio di discussione per elaborare una strategia concreta che miri a coordinare gli sforzi federali relativi all’IA, operando a stretto contatto con l’amministrazione all’interno del comitato tecnologico del Consiglio nazionale della scienza e della tecnologia, presieduto al momento dallo stesso presidente.
Il comitato perseguirà la sua missione in vari modi, contribuendo anche a definire gli obiettivi di ricerca e sviluppo interagenzia, coordinando i piani di ricerca e sviluppo e incoraggiando ulteriori.
Durante l’incontro l’amministrazione americana si è impegnata anche a investire nell’IA in prima persona auspicando che ciò possa moltiplicare l’efficacia di quanto messo in campo dal settore privato, facendo del tema un componente chiave della richiesta di budget in ricerca e sviluppo per il 2019. Tra i vantaggi menzionati, oltre a quelli inerenti la sicurezza, c’è un maggiore uso del software di automazione all’interno del governo federale. Tuttavia si è sollevata anche le note preoccupazione sempreverde che accompagna le conversazioni su questa tecnologia, ovvero come rimediare alla probabile perdita di posti di lavoro che la accompagnerà in una prima fase.
Foto Darpa
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