Immigrazione: il Viminale vuole rimodulare l’impiego delle forze in mare
di Massimo Nesticò – ANSA
Rimodulare l’impiego delle forze che controllano le frontiere marittime accentuando l’attenzione riservata alla sicurezza e rafforzando di conseguenza la competenza del Viminale. Tenuto anche conto del rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori. Le misure di coordinamento in mare sono state il focus della riunione del 12 ottobre del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduta dal ministro Matteo Salvini. Un gruppo tecnico è stato incaricato di definire nuove procedure operative.
Presenti al Viminale, tra gli altri, i capi di Stato Maggiore di Difesa e Marina Militare, il comandante della Guardia costiera ed i vertici delle forze di polizia. L’ obiettivo della riunione, ha sintetizzato il ministro, è “combattere con ancora più efficacia l’immigrazione clandestina, il traffico di esseri umani e la mafia degli scafisti”.
Gli ultimi mesi hanno visto un crollo degli arrivi (dai 105.538 dello stesso periodo del 2017 ai 21.426 di quest’ anno), ma non tutto è filato liscio tra Viminale ed il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha la competenza sulla Guardia costiera.
I differenti approcci sono emersi in particolare nel caso Diciotti, la motovedetta con a bordo migranti cui Salvini ha vietato per alcuni giorni lo sbarco in un porto italiano.
In mare ci sono anche mezzi della Marina Militare e della Guardia di finanza. L’ obiettivo è far sì che il meccanismo del soccorso in mare sia ben oliato e non ostacolato dalla frammentazione delle forze in campo. In gioco c’ è la sicurezza dei migranti che viaggiano nel Mediterraneo, ma non solo.
“Le possibili interconnessioni della minaccia terroristica con il fenomeno dei flussi migratori illegali, malgrado il trend in decrescita degli arrivi irregolari via mare nel nostro Paese – sottolinea il ministero – infatti comporta la necessità di contemperare le prioritarie esigenze di sicurezza nazionale, con gli interventi connessi al salvataggio della vita umana in mare (Search and rescue, Sar)”.
A preoccupare, in particolare, è l’ aumento degli sbarchi-fantasma, che ha accompagnato la flessione degli arrivi. Gli ultimi cinque sono approdati tra il 6 e l’8 ottobre scorsi a Lampedusa e in Sardegna: barchini – ognuno con una decina di migranti a bordo – partiti dalle coste nordafricane e giunti sul suolo italiano ‘ bucando’ il sistema di sorveglianza marittima.
Porti di partenza sono spesso Tunisia ed Algeria, Paesi che hanno fornito migliaia di giovani all’ esercito dell’Isis in Iraq e Siria. Molti sono tornati in Patria ed alcun potrebbero imbarcarsi per l’Europa con intenzioni ostili. Di qui l’esigenza di intensificare la vigilanza sul mare per evitare che sul territorio nazionale circolino liberamente persone non identificate nè registrate dalle forze dell’ordine.
Il Comitato si è quindi concluso con l’indicazione di delineare “un quadro chiaro delle procedure da seguire per rendere più efficienti le operazioni in mare, riservando una particolare attenzione all’ aspetto legato alla sicurezza, alla prevenzione e contrasto dei fenomeni criminali”. E’ stato poi individuato un gruppo tecnico, con rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate, incaricato di “definire queste procedure operative ed eventualmente intervenire sulle disposizioni attualmente vigenti in materia”. Nuove norme, dunque, potrebbero presto regolare gli interventi di soccorso.
Foto: Ministero dell’Interno, Marina Militare, Ansa e LaPresse
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