New York trasforma la minaccia cyber in business. Ecco perché dovremmo fare lo stesso
Il GDP (corrispondente al nostro PIL, Prodotto Interno Lordo) di New York City è pari a quello dell’intero Canada. E dopo essere divenuta punto di riferimento mondiale per molti settori (finanza, servizi legali, ecc.), la Grande Mela ora si appresta a diventarlo anche per quello della cybersecurity.
Grazie in particolare al piano strategico CYBER NYC, frutto della convinta volontà politica di trasformare un rischio (nello specifico, la cybersecurity) in un’opportunità di business (posti di lavoro e crescita del GDP).
In pratica sta provando a replicare (quasi) alla lettera una ricetta che ha già prodotto risultati di successo a Beer Sheva, la capitale della cyber sicurezza di Israele. Risultati quantificati in maggior resilienza delle organizzazioni e delle aziende israeliane ad affrontare cyber attacchi e nella nascita di un’industria nazionale cyber che macina record di crescita a ritmi impressionanti.
Visti i risultati vale la pena studiare meglio questa strategia, con il sincero auspicio che possa trovare presto convinti proseliti anche tra i governi europei.
Il primo ingrediente fondamentale è il Global Cyber Center. Una sede reale, poiché anche chi opera nel mondo virtuale ha bisogno di un luogo di incontro e di confronto. Se poi questo luogo è collocato in un bel palazzo nel centralissimo quartiere di Chelsea (foto sotto), proprio nel mezzo di Manhattan, la cosa diventa decisamente ancora più attraente.
Il secondo elemento vincente è un’iniziativa di formazione congiunta. Cinque istituti di formazione (City University of New York, New York University, Columbia University, Cornell Tech e iQ4), invece che farsi concorrenza con programmi o iniziative che si sovrappongono, hanno costituito un consorzio che consentirà agli studenti di godere di insegnamenti di altissimo livello.
Un cyber boot camp è il terzo elemento essenziale. Come noto a tutti, nel dominio cyber la pratica e le esercitazioni sul campo sono importanti quanto la conoscenza teorica, dunque sarebbe un guaio non tenerne conto.
Siccome (anche) negli Stati Uniti sono pochissimi quelli che possono permettersi di faticare duramente solo per la gloria, l’ingrediente finale è la remunerazione economica: l’obiettivo è monetizzare gli sforzi commercializzando i risultati della ricerca universitaria e creando un acceleratore di impresa (in partnership con Jerusalem Venture Partners) in grado di favorire la nascita e la crescita di start up.
Quanto costa alla città di New York organizzare tutto ciò? Molto meno di quanto si possa immaginare. L’investimento è di 30 milioni di dollari. Non si tratta di una cifra elevata se si considera che in tempi rapidi NYC avrà 10.000 esperti di cyber sicurezza in più, guardiani cyber a difesa della Grande Mela ma soprattutto delle aziende locali. E probabilmente anche molte nuove start up specializzate nella cybersecurity, uno dei settori attualmente in maggior espansione, che andranno a consolidare il già ricchissimo GDP di New York City.
A proposito di soldi, e di UE, due incisi:
- Il vicepresidente della Commissione UE al mercato unico digitale, Andrus Ansip, ha quantificato in “oltre 260 miliardi l’anno per i Paesi Ue” i danni derivati da cyber attacchi avvenuti nel solo 2016
- la UE ha un bilancio annuale di spesa di 158 miliardi, di cui 21,3 miliardi sono finalizzati a stimolare la crescita economica e creare nuovi posti di lavoro.
Quindi, ipotizzando di finanziare per ogni Paese UE (nessuno escluso) 28 progetti del calibro del Cyber-NYC, il budget necessario per questa serie di cyber iniziative richiederebbe un investimento di circa 800 milioni di euro.
Una bella cifra ma rappresenta il 4% dei 21,3 miliardi citati sopra e soprattutto lo 0,4% dei danni subiti a causa degli attacchi cyber.
Foto Cyber NYC e SOSA
Eugenio Santagata, Andrea MelegariVedi tutti gli articoli
Eugenio Santagata: Laureato in giurisprudenza presso l'Università di Napoli e in Scienze Politiche all'Università di Torino, ha conseguito un MBA alla London Business School e una LL.M alla Hamline University Law School. Ha frequentato la Scuola Militare Nunziatella a Napoli e l'Accademia Militare di Modena. Da ufficiale ha ricoperto ruoli militari operativi per poi entrare nel settore privato dando vita a diverse iniziative nel campo dell'hi-tech. E' stato CEO di CY4Gate e Vice Direttore Generale di Elettronica. Dall’aprile 2021 è CEO di Telsy. --- Andrea Melegari: Laureato in Informatica, ha insegnato per oltre 10 anni all'Accademia Militare di Modena. Dal 2000 si è specializzato nello sviluppo e nell'impiego delle tecnologie di Intelligenza Artificiale in ambito civile e militare. Tra gli incarichi ricoperti SEVP Defense, Intelligence & Security di Expert AI, Chief Marketing & Innovation Officer di CY4Gate. E' stato anche membro del CdA delle società Expert AI, CY4Gate e Expert System USA (Washington DC area). Dal luglio 2021 lavora presso una azienda tecnologica di un importante Gruppo industriale italiano.